sabato, Luglio 27, 2024

Notizie in breve

I bombardamenti turchi in Siria di Nord-Est

redazione di TheBlackCoffee

Sono ufficialmente iniziati la notte tra il 19 e 20 novembre gli attacchi aerei turchi e i bombardamenti nella Siria Nord-orientale, e lungo tutta la fascia siro-irachena, quella a maggioranza curda che ha sconfitto il Califfato islamico nel 2018.

Circa 700 chilometri il fronte di invasione arbitraria che colpisce in particolar modo la popolazione e le strutture civili, ospedali, acquedotti, scuole, cisterne di gasolio, edifici. Una guerra in scala come in Ucraina, perpetrata dal regime di Erdoğan con la falsa scusante della sicurezza dei confini nazionali.

La città di Kobanê, simbolo della vittoria sull’Isis, è subito stata presa di mira dall’aviazione turca – con il consenso della Russia e degli Usa che sottotraccia permangono in Siria del nord, a sostegno di Bashar al-Assad i primi, a tutela degli impianti petroliferi gli statunitensi.

Nella realtà dei fatti la Turchia sta attaccando tutto il Kurdistan meridionale ed orientale dall’inizio dell’anno, con gas chimici e droni che hanno mietuto molte vittime, anche bambini.

L’attacco terroristico a Istanbul funge da deterrente per aprire la guerra alla popolazione che abita lungo i confini a sud della Turchia, dove – secondo Ankara – operano e risiedono i “terroristi” PKK – il Partito dei lavoratori curdi – anche accusati dell’attentato nella centralissima Istiklal Caddesi, dove rimasero vittime sei persone.

Sull’attentato, per cui subito dopo lo scoppio della bomba fu arrestata una donna reputata curda, la richiesta per un’indagine super partes viene impedita dalla coalizione AKP-MHP attualmente al governo in Turchia.

Il Consiglio esecutivo del Congresso nazionale del Kurdistan – KNK – chiede quindi alle Nazioni Unite, alla Global Coalition to Defeat ISIS, all’Unione Europea e agli Stati Uniti, di costringere i loro partner a rispettare i propri obblighi legali.

Conclusasi militarmente la guerra contro l’Isis, decostruito l’esercito di miliziani mercenari al suo seguito, numerosi gruppi islamisti si sono riorganizzati e insediati in altrettanti villaggi e città in Siria di Nord-Est, difese dalle SDF – le Forze democratiche siriane – tra le quali Afrin, una città che dal 2018 – con l’operazione turca “Ramoscello di olivo” – viene terrorizzata e violentata delle milizie mercenarie finanziate e coordinate dalla Turchia, i cui civili sono costretti a fuggire altrove.

La nuova operazione militare di Erdoğan contro la popolazione che risiede nell’area a maggioranza curda si chiama “Spada ad artiglio” e fa parte di un progetto della Turchia, per fare spazio a quattro milioni di sfollati siriani – coloro per cui il Presidente turco ha racimolato sei miliardi di Euro dall’Unione europea – e riportarli entro i confini siriani.

Uno dei grandi pericoli di questi nuovi attacchi? Oltre a distruggere le infrastrutture e fare vittime tra la popolazione civile, c’è la volontà mai sopita della Turchia, per ripagare i debiti morali con i miliziani, di liberare gli ex-Isis detenuti nelle carceri della regione del Rojava controllate dalle SDF – intorno a 10 mila individui di molte nazionalità – oltre allele possibili fughe delle famiglie di questi ultimi dal campo di al-Hol, dove vivono circa 60 mila persone tra donne e bambini.

L’attacco al carcere di Sina’a nella città di Hasakah, nel febbraio scorso, fu uno dei tentativi della Turchia di liberare i front man che hanno operato a fianco dell’esercito regolare turco in Siria di Nord-Est.

https://www.theblackcoffee.eu/dallattacco-jihadista-alla-prigione-al-sinaa-in-siria-di-nord-est-alla-morte-del-capo-isis-al-qurayshi-passando-per-le-milizie-al-sham/

Sabato, 26 novembre 2022 – n° 48/2022

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