venerdì, Aprile 26, 2024

Arte, Cultura

La Cappella degli Scrovegni

Giotto, genio e rivoluzione della pittura

di Laura Sestini

Quando Giotto iniziò la realizzazione della Cappella degli Scrovegni a Padova aveva 36 anni e già era conosciuto ed apprezzato come artista ed architetto dai suoi contemporanei, per aver lavorato a Firenze, Roma ed Assisi. Per dipingere gli affreschi della Cappella Scrovegni – tra il 1303 e il 1305 – si avvalse di ben 40 collaboratori.

Infine, nel 2021, gli affreschi sono stati dichiarati Patrimonio Unesco, all’interno del sito seriale “I cicli affrescati del XIV secolo di Padova”.

La Cappella prende nome da Enrico degli Scrovegni – un ricco banchiere padovano figlio dell’usuraio Rinaldo degli Scrovegni, che Dante posizionerà in uno dei gironi dell’Inferno della Divina Commedia – il quale intorno al 1300 comprò il terreno dove ritroviamo oggi la struttura architettonica, per costruire una importante abitazione ed una resede annessa dove lui e la seconda moglie Iacopina d’Este sarebbero stati sepolti dopo la morte. L’ascesa politica e finanziaria di Enrico degli Scrovegni gli vantò agganci tra eminenti ecclesiastici del tempo, e la Cappella venne quindi consacrata nel 1305.

Giotto di Bondone – il cui vero nome è tuttora in discussione – era nato a Vicchio, una località del Mugello fiorentino, da una famiglia piccola proprietaria terriera che in seguito si era trasferita a Firenze.

Già nella Repubblica fiorentina del 1300, sull’innato talento di Giotto giravano molte storielle e leggende per le capacità artistiche, tantoché anche il Vasari enfatizzava i famosi “O di Giotto” disegnanti facilmente senza compasso. Il pittore pare amasse gli scherzi, come quello della mosca talmente ben disegnata sul un tavolo che fu scambiata per vera da Cimabue, dove lui “andava a bottega” ad imparare il mestiere.

Quando fu chiamato a Padova dagli Scrovegni, Giotto aveva già terminato una serie di affreschi nelle Basiliche Inferiore e Superiore di Assisi, dedicati alla vita di Isacco e di San Francesco. Nella sua Firenze, invece aveva già all’attivo la Madonna col bambino in San Giorgio alla Costa, il Crocifisso nella Basilica di Santa Maria Novella e altre significative opere.

Con gli affreschi realizzati sulle mura della Cappella degli Scrovegni, l’artista – accezione forse troppo contemporanea per descriverlo -con il suo capolavoro dimostrò di aver raggiunto la maturità pittorico-stilistica, ed anzi furono proprio quegli affreschi a dare paternità ad altre sue opere realizzate qua e là in Centro Italia, su cui i critici di allora erano in dubbio.

L’insieme degli affreschi occupa l’intera superficie interna della Cappella e comprende 40 riquadri tutti della stessa misura, dove si percorrono due narrazioni differenti: in alto le Storie della Vita della Vergine e di Cristo, dalla nascita al bacio di Giuda, l’ultima cena, il Golgota; più in basso la serie dei Vizi e le Virtù,

Sulla controfacciata della Cappella, a tutto campo è dipinto il Giudizio Universale, meriti e malcostume dell’umanità, la processione degli eletti in basso a sinistra, simmetricamente opposta alla zona dei dannati esposti con una concezione medievale dell’Inferno, affollato da molti religiosi ed anche un misterioso Papa.

Il soffitto, di colore azzurro intenso con delle grandi stelle, rappresenta per Giotto l’ottavo giorno dalla creazione del mondo, ovvero la responsabilità di essere migliori. Ed a proposito di stelle, nel riquadro della visita dei Re Magi a Gesù, Giotto ha riportato la cometa di Halley, che lui aveva visto con i suoi occhi nel 1301.

Giotto rivoluzionò il modo di dipingere, fino ad allora molto solenne e serioso, con una rappresentazione più naturale della realtà, soprattutto evidenziando le emozioni dei soggetti, la solitudine di Cristo, il bacio di Anna e Gioacchino. Il bacio dipinto da Giotto nella Cappella è il primo bacio nella storia della pittura, una vera rivoluzione per il senso del pudore di quei tempi.

Dal punto di vista tecnico la pittura di Giotto, scardinò la tradizione dei colori scuri, quasi ieratici, usando toni più chiari e luminosi, ma la più importante di tutte le sue ‘genialità’ fu di inserire la prospettiva dello spazio, anticipando di quasi un secolo i colleghi rinascimentali.

Sabato, 17 settembre 2022 – n° 38/2022

In copertina: Cappella degli Scrovegni – Giotto 1303-305 – Foto: Laura Sestini (tutti i diritti riservati)

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