venerdì, Marzo 29, 2024

Italia, Politica

Zelenskyj al Parlamento italiano. Molti applausi e tanti assenti

Mancavano nell’Aula 300 tra senatori e deputati

di Ettore Vittorini

Martedì scorso il presidente ucraino Volodymir Zelenskyj ha parlato agli italiani attraverso un maxischermo collocato a Montecitorio e collegato col suo bunker di Kiev. Ha pronunziato un discorso più “moderato” rispetto a quelli fatti di fronte ai Parlamenti di altre nazioni, senza far pressioni – come era accaduto – su un maggior coinvolgimento della NATO nella guerra. Ha evitato le gaffe come è accaduto in Israele quando ha messo sullo stesso piano l’invasione russa alla Shoah, facendo irritare i parlamentari dello Stato ebraico.

Da noi ha parlato dei bombardamenti terroristici subiti dalla sua patria, delle vittime civili e degli aiuti di cui il suo Paese ha bisogno. Ha descritto l’assedio di Mariupol, città di 500 mila abitanti ormai semidistrutta: “La stessa grandezza di Genova – ha detto – Immaginatevi se la vostra bella città venisse distrutta allo stesso modo”.

Forse lui non lo sapeva, ma da durante la seconda guerra mondiale, Genova subì 84 bombardamenti da parte degli Alleati. Il primo iniziò tre giorni dopo la folle dichiarazione di guerra di Mussolini – la ben nota “pugnalata alla schiena” alla Francia del 10 giugno 1940 – quando la flotta francese proveniente da Tolone si presentò di fronte al porto della città e la cannoneggiò per circa un’ora senza che intervenissero le navi da guerra italiane ancorate a decine nel porto della Spezia, distante appena 48 miglia. L’anno dopo una simile azione fu compiuta dagli inglesi e anche allora la flotta italiana rimase all’ancora. In seguito arrivarono gli aerei angloamericani con i bombardamenti terroristici che dal ’42 al ’44 distrussero gran parte della città provocando la morte di migliaia di civili.

Lunghi applausi hanno accompagnato le parole di Zelenskyj: tutti battevano le mani, dalla Meloni a Letta, dal premier Draghi ai presidenti di Camera e Senato. Anche Salvini ha applaudito, ma poi è uscito di corsa dall’aula pronunziando poche parole: ”Quando si parla di armi io faccio fatica ad applaudire”.

Su un totale di 945 parlamentari ne mancavano 300, dei quali venti per malattia e gli altri perché dissenzienti o per altri motivi “più importanti”. Rosario Petrocelli del M5Stelle e presidente della Commissione Affari esteri del Senato, era tra i contrari e aveva dichiarato: “Dobbiamo uscire da questo governo interventista”. La senatrice Laura Granato – gruppo misto – ha spiegato via social la sua assenza: “Io sto con Putin che conduce una battaglia per la Russia e per tutti noi”. Forse non ha ancora capito che è l’Ucraina ad essere stata aggredita, non il contrario. Invece il grillino Francesco Forciniti di “Alternativa” ha spiegato che “non assistiamo a un comizio senza contraddittorio; era giusto invitare anche la controparte”. Insieme a tante altre sono parole che fanno venire i brividi.

La “controparte del comizio” – cioè il capo del Cremlino – è già intervenuta tante volte: tramite i suoi proclami sui media e i suoi portavoce, minacciando la guerra atomica, definendo l’Europa e tutto l’Occidente Paesi corrotti. Se l’è presa anche con l’Italia dichiarando che pagherà molto caro il suo atteggiamento e con il ministro della Difesa Lorenzo Guerini definito “un falco ispiratore della campagna antirussa del governo italiano”.

Putin evidentemente è stato colpito dal repentino “voltafaccia” dell’Italia che nel luglio del 2019 durante la sua visita ufficiale a Roma gli aveva riservato una grande accoglienza. In quell’ anno c’era il governo di coalizione tra il Movimento5stelle e la Lega, entrambi grandi ammiratori dell’ospite russo. Durante la sua visita 22 oligarchi del suo entourage furono insigniti dei titoli di Commendatori e Cavalieri della nostra Repubblica.

Come Matteo Salvini manifestava il suo apprezzamento per il nuovo “Zar” lo abbiamo già descritto in passato e ora viene il turno di Beppe Grillo che nel 2019 gongolava per la vittoria elettorale del suo movimento e sentenziava in continuazione. Tra le sue sparate c’erano tanti elogi per la Russia e il suo capo. Alcuni esempi: “La politica internazionale ha bisogno di uomini di Stato forti come Putin”; “La politica estera degli Stati Uniti è stata un disastro con Obama. Se Trump ha voglia di convergere con Putin e rimettere le cose sulla giusta strada, non può che avere il nostro appoggio. Due giganti come loro che dialogano è il sogno di tutto il mondo”.

Oggi il re dei vaffa tace: forse ha capito che Putin e Trump non erano i due “giganti” che aveva elogiato, ma non ha il coraggio di esprimere un pentimento. E pensare che milioni di italiani sono rimasti affascinati da lui e dal suo ex alleato Salvini.

Il collegamento con il Presidente Ucraino Zelenskyj: https://comunicazione.camera.it/multimedia/videogallery?id=1667

Sabato, 26 marzo 2022 – n° 13/2022

In copertina: incontro in videoconferenza con Volodymyr Zelenskyj Foto: Camera.it ad uso stampa

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