domenica, Aprile 28, 2024

Cultura, Letteratura

Un libro di Agnès Poirier sulla Rive Gauche

La Parigi degli anni Quaranta tra guerra e liberazione

di Elio Sgandurra

Una Parigi poco nota, che conosciamo appena attraverso qualche vecchio film in bianco e nero o alcuni brani della lunga autobiografia di Simone Beauvoir o qualche articolo sull’esistenzialismo. La scrittrice Agnès Poirier ce la racconta oggi al completo nel suo libro tradotto ed edito dalla Einaudi intitolato “Rive gauche” col sottotitolo “Arte, Passione e Rinascita a Parigi – 1940-1950”. E’ il ritratto della città soffocata dall’occupazione nazista, della Resistenza, della liberazione e della rinascita che dette la sua impronta al movimento dell’Esistenzialismo.

I protagonisti sono tanti intellettuali francesi, stranieri, ebrei che si nascondono dalle persecuzioni, artisti, pittori. E tra questi ci sono “traditori” che per una ideologia sbagliata o per fame, passano dalla parte degli occupanti; pochi ufficiali tedeschi che in nome della propria coscienza ripudiano il nazismo e aiutano gli scrittori, gli artisti e la gente comune.

Lo scenario principale è la Rive Gauche, la riva sinistra della Senna col Café de Flore e Les Deux Magots, il palazzo monumentale della Sorbona , il Tabou, un jazz club clandestino durante l’occupazione, nascosto in un seminterrato. Con i miseri alberghi della Rue de l’Université, delle traverse del Boulevard Saint Germain.

In quei posti si incontravano o vivevano Jean Paul Sartre e Simone de Beauvoir, Albert Camus, Samuel Becket, Pablo Picasso che poteva circolare e lavorare liberamente perché munito di passaporto spagnolo, lo scrittore ebreo Arthur Koestler costretto ad arruolarsi nella Legione straniera per sfuggire alle persecuzioni naziste, Jean Cocteau e l’attore Jean Marais, Margherite Duras, il fotografo Henry Cartier Bresson, Juliette Greco, che a 18 anni partecipò alla resistenza quando la madre e la sorella furono deportate in un campo di concentramento dopo essere state torturate dalla Gestapo. E tanti altri.

All’ombra della bandiera con la svastica che sventolava sulla cima della Torre Eiffel, si scoprono tante verità, intrecci amorosi, ma soprattutto una gran voglia di discutere di confrontarsi, di scrivere, per preparare il futuro. Era un caleidoscopio di destini. In quel periodo Camus scrisse “Lo Straniero” pubblicato da Gallimard nel 1942 grazie all’ufficiale tedesco Gerard Heller, responsabile della censura e segretamente antinazista.

Alla liberazione di Parigi – il 25 agosto del 1944 – vennero fuori tante verità. Per esempio che la grande stilista Coco Chanel aveva avuto per amante l’ufficiale tedesco Guenther von Dincklage; e anche la famosa attrice Arletty aveva seguito il suo esempio. Ma contrariamente alle donne comuni che avevano avuto rapporti con i tedeschi e alle quali erano stati tagliati a zero i capelli e poi esposte agli insulti e alle botte della popolazione parigina, alle due dame non fu torto un capello: la Chanel, arrestata, se la cavò grazie a Winston Churchill, suo amico da quando la stilista era stata l’amante del duca di Windsor. Subito rilasciata fece i bagagli per la Svizzera col suo amante e vi rimase per otto anni. Arletty, interrogata da alcuni membri della Resistenza, disse: “Soltanto il mio cuore è stato sempre dalla parte della Francia, del mio corpo ho fatto quello che ho voluto.”

Un migliaio di collaborazionisti fuggirono con le truppe tedesche. Tra questi lo scrittore L. Ferdinand Celine e il giornalista Jean Luchaire, direttore del quotidiano filo-nazista “Les Nouveaux Temps” – chiamato il Fuhrer della stampa – che si rifugiarono in Germania e quest’ultimo fece propaganda per i tedeschi attraverso la Radio di Monaco di Baviera. Nel dopoguerra fu catturato a Merano dalla polizia italiana e espulso in Francia dove venne fucilato per alto tradimento.

Al di fuori del libro vorrei ricordare che Jean Luchaire era figliastro dello storico e antifascista italiano Gaetano Salvemini che ne sposò la madre, Fernande Doriac, dopo aver perso la moglie e cinque figli nel terremoto di Messina. Salvemini era molto affezionato a Jean diventato un giovane e brillante intellettuale, ma ruppe immediatamente con lui quando seppe che con l’avvento di Hitler era diventato filonazista.

La rinascita di Parigi fu accompagnata da dibattiti, incontri culturali e dall’uscita di nuovi giornali. Sartre, acclamato dalla folla durante una conferenza sull’Esistenzialismo, aveva fondato il mensile “Les Temps Modernes” – molto simile al “ Politecnico” dello scrittore Elio Vittorini uscito quasi contemporaneamente in Italia – che influì moltissimo sulle giovani generazioni; il giornale di Camus – “Combat” – vendeva migliaia di copie. Il libro di Koestler “Buio a mezzogiorno” vendette in poco tempo 500 mila copie.

Gli intellettuali si divisero idealmente sulle epurazioni dei collaborazionisti prendendo posizione pro o contro la severità. Camus scrisse in un suo editoriale su Combat: “Un Paese che non sa epurare non saprà nemmeno rinnovarsi”. Un ammonimento che vale per la Francia e anche per l’Italia.

Sabato, 4 settembre 2021 – n° 32/2021

In copertina: le truppe alleate sfilano sugli Champs Elysées il giorno della Liberazione immagine di pubblico dominio

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