lunedì, Aprile 29, 2024

Notizie dal mondo

La guerra del cibo e dell’acqua

Nuovi e vecchi armamenti di controllo delle masse

di Laura Sestini

«Ciò che mi interessa è quello che si può fare con il potere – rispose Henry Kissinger – allora segretario di Stato statunitense, durante un’intervista rilasciata a Oriana Fallaci nel 1972.

Tra gli elementi “popolari” che determinano grande potere geopolitico ritroviamo il cibo e l’acqua, comparati a vere armi nei conflitti, ma utilizzati per strategie specifiche anche in tempi di pace.

In qualche modo, seppur stemperato da accordi precisi che tentano di essere rinnovati alle scadenze, l’effetto della guerra del grano lo possiamo constatare attraverso la guerra russo-Nato-Ucraina. L’inizio del conflitto fu devastante per alcuni Pesi importatori dai due paesi in conflitto.

Sarà ancora Kissinger ad affermare “Chi controlla il petrolio controlla le nazioni, chi controlla il cibo controlla i popoli.” Queste parole fanno parte del suo discorso pronunciato nel 1973, quando ricevette il Premio Nobel per la Pace. Un premio, a dir la verità che pare un po’ azzardato, dal momento che Kissinger ha sostenuto, nel suo lungo mandato di Stato per le presidenze di Richard Nixon e di Gerald Ford, dittature e colpi di Stato in varie parti del mondo. Uno su tutti quello in Cile ai danni del governo di Salvador Allende, per cui in questi giorni cade il 50° anniversario, che diede avvio anche ad altri regini autoritari in tutta l’America Latina.

Ancora Kissinger, nel 1974, richiese alla CIA e al Dipartimento di Stato un elaborato che prese nome di National Security Memorandum 200 – chiamato più amichevolmente nel club politico statunitense come “Third world population growth, a national security threat to United States, and advocated seizing the food and raw materials of targeted nations in order to curb their population growth and technological development” – che premetteva dei blocchi di aiuti alimentari alle nazioni in via di sviluppo, con l’obiettivo di influenzare le politiche demografiche e il controllo delle nascite di quei Paesi, per un più ampio progetto di spopolamento della Terra.

Il controllo alimentare, ed i suoi risvolti geopolitici, è una tematica dibattuta fin dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, e si può praticare in varie maniere.

Coltivazione del riso
Foto: Tuan Hoang/Pixabay

Per esempio, per timore di conflitti che possano contribuire a scarsità alimentari, l’Arabia Saudita ha comprato quantità enormi di terreni in Africa, Sud America e in Europa, divenendo il secondo produttore riso al mondo.

La Turchia, per rappresaglia politica, costruisce a monte dighe sui fiumi Tigri ed Eufrate, le cui sorgenti rientrano nel suo territorio nazionale, assetando Siria ed Iraq, dove detti fiumi si asciugano più mesi all’anno, situazione che peggiora ancor più con l’effetto dei cambiamenti climatici.

Alle guerre personali sui prodotti alimentari di base per la sopravvivenza della popolazione mondiale – che ormai risulta in sovrannumero, calcolata in 9,6 miliardi di individui al 2050 – si aggiungono le speculazioni finanziarie e sociali globali di grandi multinazionali. La statunitense Bayer-Monsanto (18mila dipendenti e 15 miliardi di dollari di fatturato annuo nel 2017) con l’accaparramento sistemico e la modificazione transgenica delle sementi, attraverso le biotecnologie agrarie, le colture OGM, è solo uno degli esempi.

“Con la fusione tra Bayer e Monsanto, tra DuPont e Dow Chemical e l’acquisizione di Syngenta da parte di ChemChina si rischia che il 63% del mercato delle sementi e il 75% di quello degli agrofarmaci finisca nelle mani di sole tre multinazionali con un evidente squilibrio di potere contrattuale nei confronti degli agricoltori” – scriveva Coldiretti alla vigilia della fusione dei tre colossi agrofarmaceutici, avvenuti tra il 2015 e il 2018.

Il cibo come arma di controllo di massa gioca un ruolo anche sul 10% della popolazione mondiale che soffre la fame, mentre dall’altra sponda troviamo le persone in sovrappeso od obese – circa 1,2 miliardi – a cui viene omessa un’educazione alimentare adeguata, Usa in testa.

Il sistema alimentare globale non è eticamente e finaziariamente equo, con forte sbilanciamento verso i Paesi più ricchi del mondo – è per questo che si lo può utilizzare come arma di controllo di massa.

Infine, l’ultimo ritrovato delle biotecnologie alimentari è già arrivato sulle tavole dei paesi più industrializzati: il cell-based food, ovvero il cibo coltivato in laboratorio.

«Gli alimenti sintetici appartengono alla nuova generazione di alimenti ultra-lavorati. Si ottengono
attraverso l’iper-lavorazione di prodotti agricoli industriali, insieme a una combinazione di ingredienti trasformati o prodotti completamente nuovi attraverso la biologia sintetica – la cosiddetta “fermentazione di precisione”- e/o attraverso la coltura cellulare» –
afferma la scienziata ed ecologista Vandana Shiva, fondatrice di Navdanya International, che prende posizione su questo tema attualmente al centro dell’interesse dell’opinione pubblica mondiale.

«Queste produzioni, che utilizzano l’editing genetico per la fermentazione di precisione, oltre a ingredienti industriali provenienti da catene di approvvigionamento tradizionali, non fanno altro che radicare e rafforzare ulteriormente i sistemi alimentari globalizzati, già altamente problematici e distruttivi. Il cibo coltivato in laboratorio è una falsa soluzione che si propone di sostituire alcuni prodotti senza mettere in discussione le strutture di potere che sono alla base del modello agricolo corporativo e industrializzato. Sposta inoltre l’attenzione dalle soluzioni reali offerte dal crescente movimento dell’agricoltura rigenerativa e non tiene conto del ruolo dei piccoli produttori e dei distretti del cibo nel plasmare i nostri sistemi alimentari. Le pratiche agricole rigenerative e agroecologiche hanno il potenziale di sequestrare 52 gigatonnellate di anidride carbonica , dato che possono catturare dall’atmosfera 733-3000 kg o più di anidride carbonica per ettaro all’anno, equivalenti alla quantità necessaria per rimanere al di sotto della soglia dei 2 gradi centigradi. Aumentando l’assorbimento di carbonio, l’agricoltura biologica ha un impatto climatico minore rispetto all’agricoltura industriale».

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Sabato, 9 settembre 2023 – n°36/2023

In copertina: l’ex segretario di Stato statunitense Henry Kissinger – Foto: LBJ_Library (2016)

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