venerdì, Aprile 26, 2024

Lifestyle, Società

Joseph & Jorge

Piccoli appunti laici su grandi temi religiosi

di Giorgio Scroffernecher

Le questioni religiose riguardano tutti. Le religioni monoteiste in particolare, da sempre hanno connessioni con le cose più alte e più basse del nostro mondo: dalla preghiera ispirata del santo, alla tortura feroce dell’eretico; dalla pace tra i popoli alla guerra delle nazioni.

Ho seguito con interesse laico gli ultimi avvenimenti in casa Cattolica Romana. La morte del papa emerito ha dato buon fiato anche agli antipapa in carica. Nessuna epoca storica ha visto due papi. Già questo merita attenzione, almeno con la visione di un film del 2019 che raccomando: “I due papi”: diretto da Fernando Meirelles, interpretato da Jonathan Pryce e Anthony Hopkins rispettivamente nei ruoli di Jorge Bergoglio e Joseph Ratzinger. Il film racconta del loro rapporto appena prima delle dimissioni di quest’ultimo dalla carica di pontefice e della conseguente elezione di Francesco a Papa nel 2013. Da un lato Bergoglio deluso e amareggiato che arriva dall’Argentina per ufficializzare le sue dimissioni da cardinale e tornare a fare il prete di strada, dall’altra Benedetto XVI che le ignora e gli confida le sue, chiedendogli di prendere il suo posto alla difficile guida della Chiesa in epoca burrascosa.
Ovvero, da un lato un teologo della dottrina spigoloso e ruvido come la sua lingua madre, dall’altra un gesuita empatico amante del calcio e del tango. Sappiamo tutti come è finita.

La morte del papa emerito ha rimesso in forte evidenza la dualità di pensieri e opere in contrasto tra i due papi. Tra i tanti, anche due temi sui quali ho sensibilità: l’ecologia e la spiritualità. Da questi, gli appunti di oggi con le osservazioni offerte da Vito Mancuso (teologo), Danilo Selvaggi (direttore generale LIPU) e Lynn White (1907-1987, studioso americano di storia del Medioevo, anticipatore nella ricerca delle origini della crisi ambientale).

Era il 26 dicembre del 1966 quando Lynn White, davanti al Congresso dell’American Association for the Advancement of Science, tenne una relazione nella quale accusava la religione cristiana di essere troppo antropocentrica, colpevole di aver cancellato l’animismo desacralizzando lo spirito stesso della natura, sostituendo il sacro con l’indifferenza verso gli elementi naturali e quindi la loro distruzione. Lynn White arrivò a proporre «Dobbiamo ripensare la nostra natura e il nostro destino. Il senso dei francescani primitivi, profondamente religioso e al tempo stesso eretico, per l’autonomia spirituale di tutte le parti della natura, può indicare una direzione. Propongo Francesco come patrono degli ecologisti».

Danilo Selvaggi, ricordandoci Lynn White, rileva che, in evidente opposizione all’Enciclica “Laudato sí” Sandro Magister (vaticanista tra i più accesi critici di Francesco) considera l’ecologismo “Nuova idolatria della Terra” la quale non è né madre, né dea, ma Regno di Dio, evocando il pensiero di Benedetto XVI, in sintesi: La Terra da sola non ha senso. Ha senso solo nel legame con Dio.
Infine Selvaggi si domanda «Non può essere che da questa vicenda emerga una rilevante novità dei nostri tempi: che esiste una via religiosa all’ecologia e una via ecologica al sacro? Ha davvero senso, oggi, lavorare per dividere, scavare fossati tra le culture? Non è forse vero che il pianeta ha bisogno dell’attenzione del miliardo e mezzo di cattolici che lo abitano e che il miliardo e mezzo di cattolici che lo abitano ha bisogno del Pianeta?».

Per Vito Mancuso «Prima delle dimissioni di Benedetto XVI “essere papa” e “fare il papa” era la medesima cosa, se tra le due dimensioni doveva prevalerne una, questa era certamente quella di “essere papa”». Un ruolo carismatico di grande profondità spirituale, non una funzione gestionale. Infatti, per il teologo «Un papa che si dimette da papa non è più papa, né emerito né di altro tipo. Ratzinger non avrebbe dovuto continuare a vestirsi di bianco». Forse alludendo alla sua presenza silenziosa ma diminuente dell’altro.

Ma il contrasto tra le due figure sembra manifestarsi nelle dualità dottrina/spiritualità e progresso/conservazione. Sulla prima, Mancuso osserva «Oggi, anche nella formazione teologica, prevale l’idea che la spiritualità discende dalla dottrina. Quindi tanta dogmatica e poca spiritualità. Anche nella catechesi in parrocchia si privilegiano le nozioni, ma i bambini hanno bisogno di introduzione alla vita spirituale. Prima di tutto c’è la vita delle persone alla ricerca di senso, del mistero, dell’incontro con l’eterno, poi le spiegazioni». Ugualmente esplicito Vito Mancuso considera che «Le vere rivoluzioni non partono dal basso ma dall’alto. Le fanno le élite, soprattutto nel caso della Chiesa cattolica. Come papa Giovanni XXIII che si inventò il Vaticano II. Oggi la Chiesa cattolica soffre di questa scissione: viva e vitale sulla dottrina sociale dove presenta una posizione coerente che genera un pensiero; debolissima in altri campi, tra cui la morale sessuale dove corre il rischio di essere semplicemente ridicola e mostra un’incapacità di capire il mondo».

La crisi manifesta della Chiesa che manca di vocazioni e abbonda di scandali, ha bisogno di Francesco che prosegua nel suo coraggioso cammino, con le sue scarpe vecchie e non con rosse pantofole firmate. Ce la farà? La risposta del teologo è chiarissima e guarda oltre Francesco, al prossimo Conclave: «Tutto dipende da chi ne uscirà eletto: se ci sarà Francesco II andranno avanti, se ci sarà Benedetto XVII o Giovanni Paolo III no…».

Trailer “I due papi”

Sabato, 14 gennaio 2023 . n° 2/2023

In copertina: fermo immagine da film “I due Papi”

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