Storia (vera) di una giovane donna del Califfato Islamico
di Laura Sestini
Dall’Europa, tra le donne partite alla volta dello Stato Islamico di Abu Bakr al-Baghdadi, il Califfo e leader carismatico del movimento islamico salafita contro gli infedeli in Iraq e Siria, ci sono state anche alcune italiane.
Per approfondire sulla radicalizzazione delle italiane convertite jihadiste, un buon riferimento potrebbe essere lo scritto di Renzo Guolo, docente universitario in Sociologia dell’Islam a Padova, dal titolo “Jihadisti d’Italia”, uscito nel 2018, anno in cui anche il Califfato islamico fu sconfitto militarmente a Raqqa, suo quartier generale, dalla coalizione delle Forze Democratiche Siriane a prevalenza curda – SDF – e l’appoggio aereo degli Stati Uniti.
Il docufilm Matchmaker, con la regia di Benedetta Argentieri, esce nel 2022, presentato alla 90° Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, ed affronta la tematica sul ruolo delle donne affiliate all’Isis, di cui molte europee non obbligatoriamente musulmane o praticanti l’Islam, piuttosto convertite o radicalizzate attraverso canali social.
La regista ha più di una volta a lungo sostato in Siria di Nord-Est, in aree dove l’Isis veniva respinto dai combattenti curdi, per approfondire e riprendere le giovani donne curde che avevano deciso di partecipare all’autodifesa di se stesse, del loro territorio e dei popoli lo abitano,poiché, multiculturale, recandosi in prima linea al fronte. Il contesto della guerra civile siriana e dell’invasione dei miliziani salafiti arrivati da tutto il mondo, hanno fornito in loco l’occasione di una vera rivoluzione di genere.

D’altro canto, agli antipodi delle istanze curde di democrazia dal basso, anche le donne che al pari dei mercenari Isis, provenienti da molte parti del mondo, hanno aderito al Califfato, radicalizzate o convertite, hanno contribuito ad un proprio salto sociale nella gerarchia machista dei miliziani islamisti, con compiti ben precisi da svolgere nell’amministrazione dello Stato Islamico.
The Matchmaker è la storia vera di una giovane donna britannica che, già di famiglia musulmana, si radicalizza poco più che ventenne e parte verso la Siria di nascosto ai familiari, dopo che si era trasformata un’influencer salafita su Twitter.
Tooba Bashir Gondal, meglio conosciuta sui social come Umm Muthanna al-Britannia, rimarrà circa 10 anni in Siria, anche dopo la sconfitta militare del Califfato Islamico – partita da Londra nel 2014 – perché arresasi alle YPJ/YPG curde che operavano a Baghuz, decretata l’ultima battaglia ufficiale contro l’Isis (dove perse la vita anche il fiorentino Lorenzo Orsetti che si era unito alla brigata internazionalista YPG/YPJ) come fecero tante altre donne e vedove dell’Isis, con i loro numerosi bambini. Madri e figlie furono riunite in due grandi campi di detenzione in territorio curdo, Al-Hol e Ain Issa, affinché i paesi di origine le riportassero indietro e le processassero per adesione ad organizzazione terrorista ed eventuali altri reati compiuti entro quel contesto.
La questione delle decine di migliaia di donne e bambini appartenenti allo Stato Islamico, tuttora detenute nei campi controllati dall’amministrazione della Regione Autonoma Democratica curda in Siria di Nord-Est (DAANES) è ancora tutta da risolvere, poiché le nazioni di origine non si prendono le proprie responsabilità nei contronti dei loro cittadini che hanno aderito all’Isis.
Contro i campi di detenzione citati, negli anni si sono verificati degli attacchi di milizie jihadiste sponsorizzate dalla Turchia, al fine di far evadere chi vi era confinato. In uno di questi tentativi, Tooba Gandal è riuscita a fuggire con i suoi piccoli bambini e rimpatriata in Europa proprio dalle autorità di Erdoğan ed attualmente detenuta a Parigi.
Il film documentario è molto interessante dal punto di vista sociologico e storico, una lunga intervista dal vivo alla ragazza affiliata all’Isis, che la regista ha ben declinato in spezzoni differenti tramite concetti e parole legati al Califfato, come dawla (Stato islamico), oppure kafar (infedele all’Islam).
Il documentario acchiappa facilmente l’attenzione dello spettatore, una tematica impegnativa ma scorrevole nella sua narrazione, con flashback filmici del contesto storico di cui tratta, e su cui lascia alcuni quesiti da valutare, inducendo i fruitori ad approfondire la ricerca sulle esperienze di donne musulmane e occidentali non musulmane, che a suo tempo aderirono all’Isis, e sono numerose, convinte di nuovi valori e di una nuova visione della vita.
Dalla parte opposta, i paesi occidentali si chiedono se una volta riportati a casa, donne, uomini e bambini ex-membri dello Stato Islamico, processati e denenuti, in seguito non possano “risvegliarsi” nei loro intenti contro gli infedeli. Questo poco etico ragionamento lascia però tutta la responsabilità di detenzione e di governo dei jihadisti e delle jihadiste detenuti ai curdi-siriani. Ed ancora non si può prevedere come organizzerà con i propri “confratelli islamisti” in mano ai Curdi, il neo-governo siriano di Ahmad al-Sharaa, istituito da un gruppo ex (?) miliziani jihadisti appartenenti ad HTS (Hayat Tahrir al-Sham).
The Matchmaker
Regia: Benedetta Argentieri
Scritto da: Benedetta Argentieri
Con la collaborazione di: Maria Egarda Marcucci
Montaggio: Matteo Mossi, Serena Pichi
Fonico di mix: Riccardo Gruppuso
Montaggio suono: Lorenzo Picierno
Musiche: Gian Luigi Carlone
Supervisore musicale: Giovanni Guardi
Produzione: Fandango
Prodotto da: Domenico Procacci, Laura Paolucci
Produttori esecutivi: Eleonora Savi, Ivan Fiorini
Distribuzione: Fandango
Anno 2022; lingua: Arabo e Italiano; durata:1h 20 min
Il film documentario è visibile online su https://openddb.it
………………………………………………………………………..
Sabato, 24 maggio 2024 – Anno V – n°21/2025
In copertina: miliziane armate dello Stato Islamico – ISIS/DAESH