sabato, Luglio 27, 2024

Cultura, Teatro & Spettacolo

Tebas Land

Storie di padri e figli

di Laura Sestini

La traduzione dal testo originale Tebas Land – del drammaturgo franco-uruguaiano Sergio Blanco – a cura del regista Angelo Savelli, si fregia del Premio Ubu 2019 e mette in scena un’opera teatrale per due soli personaggi fondamentali. Martino, un giovane che ha ucciso suo padre, togliendo di mezzo, letteralmente, un’ingombrante, principale ma negativa, figura maschile che gli impedisce di vivere un’esistenza psicologica serena; e lo stesso drammaturgo che manifesta l’intenzione di portare in scena il parricida – condannato al carcere – a rappresentare se stesso sul palcoscenico, per rievocare la sua tragica e violenta, forse epica, azione parricida.

Una vicenda intrigante, seppur terribile, su cui l’autore vuole indagare, con raffronti e rimandi ad altre trame ed opere letterarie – cult divenuti universali – come ‘Edipo Re’ di Sofocle o ‘I fratelli Kamarazov’ di Fëdor Dostoevskij.

Gli spettatori e la rappresentazione teatrale condivideranno il palcoscenico da cui attraverso le maglie della gabbia di metallo dove cerca di passare momenti di solitudine Martino giocando a basket – estraendosi alla affollata e poco intima cella collettiva – si potranno osservare, oltre la quarta parete, le poltrone rosse vuote della platea del teatro. Una prospettiva alternativa, che fa calare gli stessi spettatori nei panni di potenziali attori e pubblico allo stesso momento. Anche questi una rappresentazione di loro stessi.

La trama è suddivisa in due percorsi differenti ma paralleli, come due spettacoli in uno, che intrecciano la finzione teatrale del testo da una parte, e la doppia finzione dello stesso, nel canale parallelo. Dentro le sbarre la realtà, fuori dalle sbarre la finzione-rappresentazione, con un certo catapultamento, in senso semantico, dei due differenti ambienti, separati solo dal perimetro della gabbia di ferro, unico rappresentante scenografico sul palco.

All’interno del carcere dove è detenuto Martino – associato anche San Martino di Tours, divenuto tale ma senza essere martire – attraverso gli incontri che intercorrono tra parricida e drammaturgo, utili alla ricostruzione del personaggio da portare in scena, nasce una relazione con sfumature paterne, dove l’autore racconta al giovane il mito e il complesso di Edipo che, senza averne consapevolezza aveva ucciso il padre e sposato la madre, e l’attrazione che si prova da bambini per il genitore del sesso opposto, secondo la teoria psicoanalitica di Freud.

Una scena dello spettacolo – Foto: ©MarcoBorrelli

Qui si affronta, in maniera leggera e trasversale, anche il tema dell’omosessualità, confessata poi a Martino dal drammaturgo, incalzato dalle sue domande avide di curiosità e di conoscenza.

Secondo una differente versione del mito di Edipo, che non gli attribuirebbe più la morte del padre Laio, re di Tebe, quest’ultimo sarebbe stato divorato dalla Sfinge, a causa della seduzione perpetrata sul giovane Crisippo – primo accenno all’omosessualità nella letteratura greca e mondiale.

‘Tebas Land’ è un luogo oscuro, dove lo slancio degli istinti e delle passioni, siano questi rossi di sangue o di amore, si intrecciano e si confondono, denudando la natura umana, senza giudizi o – peggiore – pregiudizi.

Interessante la ricerca – non solo inserita nel testo drammaturgico – della regia di Savelli sull’aver focalizzato con un tocco di maggiore sottolineatura, a proposito di “soggetto e la sua copia”; nna ‘fotografia’ – che rimanda ancora una volta a realtà e rappresentazione, e stavolta alla semiologia di Roland Barthes.

D’altronde Sergio Blanco – che attraverso la traduzione premiata di Savelli e la rappresentazione scenica di Tebas Land si è aggiudicato ampia notorietà in Italia – non è nuovo al tema della violenza, tantoché, in tempi pre-pandemici, a Bologna era stato protagonista di un conferenza-spettacolo, regista di se stesso, incantando il pubblico e facendo emergere la poeticità della violenza da innumerevoli testi letterari prendendo ad archetipo ‘I fiori del male’ di Baudelaire. Allora queste le sue parole: «Scrivere di violenza mi interessa molto perché è uno degli aspetti che ci rendono esseri umani. La violenza è in noi, è parte di tutti noi e io sono molto interessato a parlare di tutto ciò che ci abita.»

Ciro Masella – interprete del personaggio del drammaturgo – non è necessario presentarlo, l’attore è conosciuto e molto apprezzato; sul palco di Tebas Land possiamo senz’altro confermarne una performance convincente, quasi un faccia a faccia con la prima fila degli spettatori, tanto gli spazi sono compressi. Uno spettacolo ‘intimo’ anche per i temi esaminati.

A Samuele Picchi – che interpreta sia il ruolo del parricida in detenzione ed anche il giovane attore scritturato per la rappresentazione scenica della sua vicenda – un applauso per l’interpretazione di Martino, ma ci è sembrato appena troppo scanzonato, disinvolto, nel ruolo di se stesso, non potendo essere certi se sia la volontà registica di farlo apparire tale.

Lo spettacolo, anche nella scenografia minimale, è molto apprezzabile. Interessante la tematica della violenza – ed in primo luogo su quale siano i moventi che portano a compiere un atto feroce di violenza; talvolta difficile da giudicare quando sia l’inizio e la fine del processo violento, e di chi sia la quantità di responsabilità finale sull’ iter violento. Della vittima o del carnefice?

Ringraziamo Angelo Savelli per la traduzione del testo originale e la sua regia, che permettono al pubblico italiano di fruire dell’opera teatrale.

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Lo spettacolo è andato in scena al Teatro di Rifredi di Firenze – Via Vittorio Emanuele II, 303 – Domenica 13 febbraio 2022 alle ore 16.30

Tebas Land

di Sergio Blanco
traduzione, scene, costumi e regia Angelo Savelli
con Ciro Masella e Samuele Picchi
assistente e figurante Pietro Grossi
luci Henry Banzi
allestimento scena Lorenzo Belli, Amedeo Borelli
esecutore al pianoforte del brano di Mozart Federico Ciompi
foto Marco Borrelli

Sabato, 19 febbraio 2022 – n° 8/2022

In copertina: una scena dello spettacolo – Foto ©MarcoBorrelli

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