giovedì, Aprile 25, 2024

Lifestyle, Società

Tarngrün

Deutsche Grüne: von Pazifisten zu Militaristen

von Hanns Spazierer (testo in tedesco ed italiano)

Im Buch “Rot-Grün – Eine erste Bilanz“ von Heribert Prantl habe ich noch einmal geblättert, als ich mir jetzt Gedanken zum Ukraine-Krieg gemacht habe und dazu, warum die Grünen ihre pazifistischen Wurzeln so radikal abgeschnitten haben. Warum sind die Grünen heute die stärksten Befürworter der Lieferung von deutschen Kriegswaffen? Warum wird in dieser Partei über das Für und Wider kaum diskutiert?

Es ist der Philosoph Jürgen Habermas (SZ Plus), nicht eine Gruppierung der Grünen, der über eine „kriegstreiberische Rhetorik“ klagt. Es ist der eher konservative Politikwissenschaftler Peter Graf Kielmannsegg, der angesichts der atomaren Risiken über die Ungewissheit eines Dilemmas schreibt, „das äußerste Vorsicht und Zurückhaltung gebietet“.

Von dieser Vorsicht und Zurückhaltung ist bei den Grünen wenig zu spüren. Ihr Umweltpolitiker Anton Hofreiter, ein ehemaliger Pazifist, rasselt so lustvoll die Typenbezeichnungen von zu liefernden Panzern und Raketen herunter, dass ihm ein alter General in der Talkshow entgegenhält, er wolle sich von einem Kriegsdienstverweigerer wie Hofreiter nicht sagen lassen, wie man einen Krieg führt.

„Die grüne Seele verraten“

Die Grünen streiten nicht mehr über das, was Antje Vollmer, die frühere grüne Bundestags-Vizepräsidentin, die „Friedensfrage“ nennt. Vollmer sagt im Gespräch mit der SZ (SZ Plus), sie erkenne ihre grüne Partei hier fast nicht wieder: „Damit wird für mich die grüne Seele verraten. Ohne die pazifistischen Wurzeln wären wir nie in den Bundestag gekommen.“  Nur „in der Ökologiefrage“ sei die Partei noch in der Spur.

Ich habe mich daher daran erinnert, wie die Grünen damals, 1999, in der ersten rot-grünen Regierung, konzentriert und erbittert über die deutsche Beteiligung am Nato-Krieg in Jugoslawien-Krieg diskutiert haben – stellvertretend für die ganze deutsche Gesellschaft. Damals wurde, so sagten es damals die Kritiker der deutschen Kriegsbeteiligung, aus dem Motto „Frieden schaffen ohne Waffen“ ein neues, anderes Motto: „Frieden schaffen mit aller Gewalt“.  Ist das auch das Motto der Grünen heute? Stellt euch vor, es ist Krieg – und die Friedensbewegung ist nicht mehr da: Der Kalauer wurde schon damals, 1999, erzählt; aber damals war die Friedensbewegung, damals war der Pazifismus noch am Leben; und er stritt mit Schröder und mit Fischer, laut, bisweilen sehr laut, vorlaut und kreischend. Heute, zu Zeiten von Scholz und Habeck, herrscht Ruhe; aus den Reihen der Grünen gibt es keine Kritik mehr.

Joschka Fischers Kinder: Sie sind viele!

Warum ist das so? Antje Vollmer sagt zur jungen Generation der Grünen, die stark vertreten im Bundestag sitzt: Ihr seid alle Joschka Fischers Kinder! Das ist nun nicht per se ehrenrührig. Man fragt sich freilich, wo denn die politischen Kinder der Kriegsgegnerinnen und Kriegsgegner von einst, wo die politischen Kinder von Christian Ströbele und Antje Vollmer eigentlich sind? Gibt es sie nicht – und wenn ja, warum nicht? Oder gibt es sie – aber nicht mehr in der grünen Partei, weil die sich von der heute ohnehin randständigen Friedensbewegung komplett abgenabelt hat?

Logo der Grünen der 80er Jahre

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Verde mimetico

I Verdi tedeschi: da pacifisti a militaristi

di Hanns Spazierer

Ho sfogliato di nuovo il libro “Rosso-Verde. Un primo bilancio” di Heribert Prantl pensando alla guerra in Ucraina e al motivo per cui i Verdi hanno tagliato così radicalmente le loro radici pacifiste. Perché oggi i Verdi sono i più accaniti sostenitori della fornitura di armi da guerra tedesche? Perché in questo partito non si discute quasi mai dei pro e dei contro?

È il filosofo Jürgen Habermas (SZ Plus) – non un gruppo dei Verdi – a lamentarsi della “retorica guerrafondaia”. È il politologo Peter Graf Kielmannsegg, piuttosto conservatore, che, in considerazione dei rischi nucleari, scrive dell’incertezza di un dilemma “che richiede estrema cautela e moderazione”.

I Verdi non danno segni di questa cautela e moderazione. Il loro politico ambientalista Anton Hofreiter – un ex pacifista – snocciola le denominazioni dei carri armati e dei missili da consegnare con una tale disinvoltura che un vecchio generale nel talk show gli risponde che non vuole che un obiettore di coscienza come Hofreiter gli dica come combattere una guerra.

“Tradire l’anima verde”

I Verdi non discutono più di quella che Antje Vollmer, ex vicepresidente dei Verdi al Bundestag, chiama la “questione della pace”. In un’intervista rilasciata al Süddeutsche Zeitung (SZ Plus), Vollmer afferma di non riconoscersi quasi più nel partito dei Verdi: “Per me questo tradisce l’anima dei Verdi. Senza le radici pacifiste, non saremmo mai entrati nel Bundestag”.  Solo “sulla questione ecologica” il partito è ancora sulla buona strada.

Mi sono quindi ricordato come i Verdi di allora, nel 1999, nel primo Governo rosso-verde, ebbero una discussione concentrata e aspra sulla partecipazione tedesca alla guerra della Nato in Jugoslavia – rappresentativa dell’intera società tedesca. A quel punto, come dicevano i critici della partecipazione della Germania alla guerra, il motto “Creare la pace senza armi” divenne una nuova, diversa sentenza: “Creare la pace con ogni violenza”

È questo, anche, il motto dei Verdi di oggi? Immaginate che ci sia la guerra – e che il movimento per la pace non ci sia più: la banale barzelletta è stata raccontata già allora, nel 1999; ma allora il movimento per la pace, il pacifismo era ancora vivo; e discuteva con Schröder e con Fischer, a voce alta, a volte molto alta, in modo sfacciato e stridente. Oggi, ai tempi di Scholz e Habeck, c’è silenzio, non ci sono più critiche da parte dei Verdi.

I figli di Joschka Fischer: sono tanti!

Perché? Antje Vollmer si rivolge alla giovane generazione dei Verdi, fortemente rappresentata nel Bundestag: “Siete tutti figli di Joschka Fischer!” Questo non è di per sé disonorevole.

Ci si chiede, naturalmente, dove siano i figli politici degli oppositori alla guerra di un tempo, dove siano effettivamente i figli politici di Christian Ströbele e Antje Vollmer. 

Non esistono – e se no, perché?

Oppure esistono – ma non più nel Partito dei Verdi, perché si è completamente staccato dal movimento pacifista che oggi è già marginale?

Sabato, 16 luglio 2022 – n° 29/2022

In copertina: logo del Partito tedesco Alliance ’90/I Verdi Immagine di pubblico dominio

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