venerdì, Marzo 29, 2024

Economia, Italia

L’auto elettrica cambia il mondo del lavoro e le competenze

L’innovazione come opportunità

di Annalisa Puccioni

Sono lontani i colletti bianchi che hanno caratterizzato il secondo dopoguerra italiano, con la trasformazione industriale, la motorizzazione di massa, la rivoluzione sociale e dei costumi. La crescita economica andava di pari passo alle tensioni sociali e le grandi vertenze sindacali che hanno segnato passaggi e momenti importanti.

Ma cosa rimane della grande industria automobilistica del Belpaese?

Mirafiori oggi, sembra lontanissima dai fasti di un tempo, quale protagonista della scena economica. Gli attuali 2.700 operai non possono essere paragonati ai 60.000 che lavoravano alla realizzazione della Fiat 500. Oggi la produzione è meno di un decimo delle oltre 800 mila di allora, poco inferiore alle 78 mila unità. Colpa della globalizzazione, la delocalizzazione e della esternalizzazione che ha ridotto all’osso gli impianti europei.

Cosa ci riserverà il futuro con la transizione ecologica?

Anche il classico operaio metalmeccanico che abbiamo visto nelle vignette di Tullio Altan è passato di moda, attraverso una profonda metamorfosi ha cambiato i suoi connotati e con il passaggio all’elettrico potrebbe anche non essere più utile.

Con i processi più semplici e meno pezzi da assemblare, occorre meno lavoro e si riduce la forza lavoro impiegata. Sorgono nuove figure professionali legate alle tecnologie, con nuove professionalità e nuove aree di lavoro.

Ecco come Salvatore Basile – Operation Manager di Experis Italia – dal palco degli Electric Days 2022, spiega il concetto moderno di veicolo: «In questi tempi la percezione dell’automobile è completamente cambiata. Non è più un mezzo di trasporto, ma qualcosa che ci permette di fruire di una esperienza. L’esperienza – continua Basile – riguarda tutto quello che c’è intorno e all’interno di una vettura e si compone di tutta una serie di servizi che accompagnano conducente e passeggeri durante la permanenza a bordo».

Questo in riferimento alla navigazione in tempo reale, alla programmazione e gestione delle ricariche, all’analisi dell’efficienza e dei consumi, elementi nuovi che necessitano di conoscenze e preparazione. Anche il linguaggio cambia, e si concentra su tutto quello che riguarda l’information e communication technology: le strutture e architetture software, intelligenza artificiale e cloud.

Foto di Gerd Altmann/Pixabay

«L’auto sarà qualcosa che arriverà a somigliare sempre di più a un telefonino – aggiunge Basile – e nascerà su piattaforme che saranno sia meccaniche sia elettroniche, meccatroniche appunto. Le piattaforme saranno aggiornate come i moderni cellulari, over-the-air. Ma questo porta con se una serie di problemi legati alla cloud e alla cybersecurity. Un fiume di dati sarà condiviso, diffuso, e questo dovrà essere fatto in modo sicuro».

Da uno studio è emerso che le competenze più ricercate non si trovano con facilità sul mercato. Il 76% delle aziende italiane fatica a trovare figure formate perché legate all’automazione, all’ingegneria del software e dell’intelligenza artificiale, un campo che avrà molto spazio tra qualche anno e vedrà impiegate ben 97 milioni di persone.

Se la formazione è alla base dei nuovi processi, anche il mondo di chi s’impegna a fare formazione dovrà essere pronto ad avventurarsi in campi non ancora esplorati con metodi diversi. In questo modo si potranno formare persone qualificate e in grado di affrontare gli scenari futuri.

In questo processo di rinnovamento – che interessa il mondo del lavoro e il mondo accademico – occorrerà attivarsi per tempo affinché il nostro Paese possa contribuire alla nascita di un sistema di eccellenza.

Sabato, 16 luglio 2022 – n° 29/2022

In copertina: foto di Sten Rademaker/Unsplash

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