sabato, Aprile 27, 2024

Società

L’incanto che nutre la mente

Le più antiche storie del mondo

di Simona Podestà

Come molti di noi, inizio l’anno in sordina smaltendo lentamente l’eccitazione delle feste ed entrando in una modalità più intima e riflessiva fatta di lunghe pause sul divano senza nemmeno un libro in mano. Se prima vivevo questa condizione di pausa come fosse uno spreco di tempo, secondo i dettami della nostra società iperattiva, da quando ho ascoltato una conferenza di un neuroscienziato su questo argomento posso lasciare andare l’immaginazione e le fantasticherie senza sensi di colpa.

Recenti studi sui processi cerebrali hanno dimostrato che le aree attivate nell’osservazione della realtà sono le medesime che vengono coinvolte quando noi immaginiamo di vedere, con lo stesso consumo di energia anche in una situazione di totale passività, sottolineando che sognare ad occhi aperti esprimendo visioni ha un’importanza fondamentale nella vita intellettuale di ciascuna persona. Del resto è proprio l’immaginazione che ha reso possibile l’evoluzione umana e non si può che dare ragione a Shakespeare quando asseriva che siamo fatti della stessa sostanza dei sogni.

Questo ragionamento mi porta indietro al mondo dell’infanzia che si nutre di fantasticherie, incantesimi e magia e che attraverso le fiabe, storie antichissime e ricche di significati subliminali, conduce i bambini a dare forma alle grandi paure e poi a superarle. Ricerche antropologiche hanno dimostrato che molte fiabe famosissime come “Il fabbro e il diavolo / Raperonzolo / La bella e la bestia” siano state narrate migliaia di anni fa, molto prima che la scrittura potesse tramandarle, probabilmente in una lingua indoeuropea poi estinta ed abbiano elementi comuni che si ritrovano sia nell’area mediorientale – nella tradizione delle Mille e una notte – come nelle saghe germaniche raccolte dai fratelli Grimm agli inizi dell’Ottocento.

Esiste dunque un folklore condiviso nel mondo dell’infanzia, che si diffonde come una sorta di micro frammenti di cultura che sembrano provenire da ogni luogo e nessun luogo, senza l’intervento e la mediazione degli adulti ma attraverso il gioco con i coetanei, fratelli e sorelle maggiori, compagni di scuola, cugini di lontana provenienza che veicolano altre formule, un sapere fatto di indovinelli, filastrocche e superstizioni tramandati di generazione in generazione. Un esempio è il gioco “ un due tre stella” diffuso in tutto il mondo o la ripetizione della formula “flick o flock” quando due persone pronunciano casualmente la stessa parola nello stesso momento, consuetudine diffusa anche tra gli adulti.

C’è da chiedersi se nella nostra era tecnologica il mondo incantato dell’infanzia possa sopravvivere: probabilmente sì, se è vero che il linguaggio del folklore infantile è condiviso tra i bambini e non tra gli adulti che lo perdono nella crescita e non ne serbano che un vago ricordo.

E’ anche probabile che a raccontare la fiaba della buona notte di questi tempi si incarichi un podcast: l’importante è che l’incanto e l’incantesimo delle storie più antiche del mondo riverberino nell’inconscio collettivo di ogni bambino perché, come scrive Italo Calvino nell’introduzione alla sua raccolta di Fiabe Italiane: “Sono il catalogo dei destini che possono darsi a un uomo e a una donna: la nascita che sovente porta con sé un auspicio o una condanna, la giovinezza e il distacco dalla casa, le prove per diventare adulto e poi maturo, la drastica divisione tra Re e Poveri ma la loro parità sostanziale, la persecuzione dell’innocente e il suo riscatto come termini di una dialettica interna ad ogni vita; l’amore incontrato prima di conoscerlo e poi subito sofferto come bene perduto; la comune sorte di soggiacere a incantesimi, cioè d’essere determinato da forze complesse e sconosciute; lo sforzo di autodeterminarsi e liberare gli altri, anzi il non potersi liberare da soli, il liberarsi liberando; la fedeltà a un impegno e la purezza di cuore come virtù basilari che portano alla salvezza e al trionfo; la bellezza come segno di grazia ma che può essere nascosta sotto spoglie d’umile bruttezza come un corpo di rana e soprattutto la sostanza unitaria del tutto, uomini bestie piante cose, l’infinita possibilità di metamorfosi di ciò che esiste.”

Può esserci insegnamento migliore?

Encantada, come salutano melodiosamente gli Spagnoli.

Sabato, 21 gennaio 2023 – n° 3/2023

In copertina: immagine grafica di 愚木混株 Cdd20/Pixabay

Condividi su: