La Corte Internazionale di Giustizia si pronuncia sui Territori Occupati in Palestina
Redazione TheBlackCoffee
“L’affermazione da parte di Israele della sovranità e dell’annessione di alcune parti dei Territori palestinesi occupati costituisce violazione del divieto di acquisizione di territorio con la forza. Israele non ha diritto alla sovranità né all’esercizio di poteri sovrani in nessuna parte dei territori occupati del Territorio palestinese: le preoccupazioni di Israele in materia di sicurezza non possono prevalere sul principio di divieto di acquisizione di territorio con la forza – ostruzione da parte di Israele all’esercizio da parte del popolo palestinese del suo diritto all’autodeterminazione – Violazione dei principi fondamentali del diritto internazionale – Diretto impatto sulla legalità della continua presenza di Israele, come potenza occupante. La presenza di Israele nel territorio palestinese occupato è illegale: l’illegalità riguarda l’intero territorio palestinese occupata da Israele nel 1967 – Nessuna eccezione a causa degli Accordi di Oslo – Illegalità della presenza non esenta Israele dai suoi obblighi e responsabilità ai sensi del diritto internazionale”.
Il parere consultivo della Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja, sulle conseguenze legali derivanti dalle politiche e dalle pratiche di Israele nei paesi occupati del Territorio palestinese, inclusa Gerusalemme Est, il 19 luglio scorso si esprime come segue.
Sono indicate le questioni sulle quali è stato richiesto il parere consultivo della Corte nella risoluzione 77/247 adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (di seguito “General Assemblea”) il 30 dicembre 2022. Con lettera del 17 gennaio 2023 pervenuta in Cancelleria il 19 gennaio 2023 il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha comunicato ufficialmente alla Corte la decisione presa dall’Assemblea Generale di sottoporre queste questioni per un parere consultivo. Alla lettera erano allegate copie certificate conformi dei testi inglese e francese della risoluzione. Il comma 18 della delibera recita quanto segue:
L’Assemblea Generale, decide, ai sensi dell’articolo 96 della Carta delle Nazioni Unite, di rivolgersi alla Corte Internazionale di Giustizia, ai sensi dell’articolo 65 dello Statuto della Corte, a rendere parere consultivo sulle seguenti questioni, tenuto conto della normativa e dei principi del diritto internazionale, compresa la Carta delle Nazioni Unite, diritto internazionale umanitario, diritto internazionale dei diritti umani, risoluzioni rilevanti del Consiglio di Sicurezza, l’Assemblea Generale e il Consiglio dei Diritti Umani, e il parere consultivo della Corte del 9 luglio 2004 con le seguenti domande:
(a) Quali sono le conseguenze legali derivanti dalla continua violazione da parte di Israele del diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione, dalla sua occupazione prolungata, insediamento e annessione del territorio palestinese occupato dal 1967, comprese le misure volte a modificare la composizione demografica, il carattere e lo status della popolazione della Città Santa di Gerusalemme e dalla sua adozione della relativa legislazione discriminatoria e delle misure?
(b) Come funzionano le politiche e le pratiche di Israele di cui al paragrafo 18 (a) sopra influiscono sullo status giuridico dell’occupazione e quali sono le conseguenze legali che ciò comporta
da questo status derivano per tutti gli Stati e per le Nazioni Unite?
La domanda (a) posta dall’Assemblea Generale riguarda in parte la questione giuridica sulle conseguenze derivanti dalla politica di insediamento di Israele. La Corte rileva un certo grado di ambiguità nel termine inglese “settlement”, come utilizzato nella risoluzione dell’Assemblea Generale e in altri testi. Questo termine può essere inteso come riferito alle comunità residenziali israeliane stabilite o sostenuto da Israele nei territori palestinesi occupati; può anche essere inteso come comprensivo di tutte le strutture e i processi fisici e non fisici che costituiscono, abilitano e supportano la creazione, l’espansione e il mantenimento di queste comunità. In francese, i due concetti sono distinti attraverso l’uso rispettivamente dei termini “colonie” e “colonizzazione”. La versione francese della risoluzione utilizza il termine “colonizzazione”, indicando così che la Corte è chiamata a esaminare in modo esaustivo la politica di Israele in relazione agli insediamenti. Il fatto che la domanda (b), quale
costituisce il contesto per l’interpretazione della domanda (a), descrive la transazione come una politica o una pratica conferma questa interpretazione.
Passando alla prima parte della questione sub b), la Corte esamina se e, in caso affermativo, come le politiche
e le pratiche di Israele hanno influenzato lo status giuridico dell’occupazione alla luce delle norme pertinenti e principi di diritto internazionale (parr. 244-264). A questo riguardo, la Corte ritiene anzitutto che la prima parte della questione b) non sia se le politiche e le pratiche di Israele influenzano lo status giuridico dell’occupazione in quanto tale. Invece della tesi Corte è che la portata della prima parte della seconda questione riguarda il modo in cui le politiche e le pratiche di Israele influiscono sullo status giuridico dell’occupazione, e quindi sulla legalità dell’occupazione e presenza continua di Israele, come potenza occupante, nei territori palestinesi occupati. La legalità deve essere determinata secondo le norme e i principi del diritto internazionale generale, compresi
quelli della Carta delle Nazioni Unite.
Nel suo parere consultivo, la Corte – ICJ – risponde alle domande poste dall’Assemblea generale concludendo che:
- la continua presenza dello Stato di Israele nei Territori Palestinesi Occupati è illegale;
- lo Stato di Israele ha l’obbligo di porre fine alla sua presenza illegale nei territori occupati del Territorio Palestinese il più rapidamente possibile;
- lo Stato di Israele ha l’obbligo di cessare immediatamente tutte le nuove attività di insediamento, e evacuare tutti i coloni dai Territori Palestinesi Occupati;
- lo Stato d’Israele ha l’obbligo di risarcire i danni arrecati a tutto ciò che è naturale o persone giuridiche interessate nel Territorio Palestinese Occupato;
- tutti gli Stati hanno l’obbligo di non riconoscere come legale la situazione derivante dall’illecita presenza dello Stato di Israele nei Territori Palestinesi Occupati e di non fornire aiuti o assistenza nel mantenimento della situazione creata dalla continua presenza dello Stato di Israele neiTerritori Palestinesi Occupati;
- le organizzazioni internazionali, comprese le Nazioni Unite, hanno l’obbligo di non fare riconoscere come giuridica la situazione derivante dalla presenza illegale dello Stato di Israele nel Territorio palestinese occupato;
- le Nazioni Unite, e in particolare l’Assemblea Generale, che ha richiesto il parere, e il Consiglio di Sicurezza, dovrebbero considerare le modalità precise e le ulteriori azioni necessarie per portare a termine e porre fine il più rapidamente possibile alla presenza illegale dello Stato di Israele nei territori occupati del Territorio palestinese;
Il parere consultivo completo: https://www.icj-cij.org/sites/default/files/case-related/186/186-20240719-adv-01-00-en.pdf
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Sabato, 27 luglio 2024 – Anno IV – n°30/2024
In copertina: la Corte Internazionale di Giustizia riunita – Foto: ICJ mediapress