martedì, Ottobre 15, 2024

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La Tunisia verso la criminalizzazione dei rapporti con Israele

Aumenta la pressione sul governo affinché il Parlamento si pronunci

di Camilla Forlani

Mentre dal Marocco agli Emirati Arabi i governi arabi portano avanti caute politiche volte alla tutela degli interessi economici intessuti nell’ultimo lustro con Israele, la Tunisia si avvia verso l’approvazione di una legge che prevenga qualsiasi forma di normalizzazione dei rapporti con l’entità sionista.

La Tunisia vanta una solida storia di attivismo politico accanto alla Palestina da quando, a seguito della guerra del Libano del 1982, ospitò il quartiere generale dell’OLP – Organizzazione per la Liberazione della Palestina – in patria, e in seguito rifiutando sempre una qualsivoglia forma di riconoscimento dello Stato di Israele in quanto tale.

É allora proprio qui che si possono ricercare le radici della strenua richiesta da parte del popolo tunisino a favore di una legge che prevenga ogni sorta di normalizzazione con quella che nel linguaggio dei media e, soprattutto in quello politico, viene definita per l’appunto “entità sionista”, di fatto spogliandola del riconoscimento giuridico internazionale che gode anche da parte di molti Stati arabi.

Manifestanti in Avenue Bourghiba a Tunisi
Foto: 2023©Bilel El-Feguir (tutti i diritti riservati)

Lo scorso 3 novembre però il Presidente della repubblica, rivolgendosi al popolo tunisino, ha espresso la sua posizione riguardo a quella che già il 30 ottobre doveva essere approvata quale legge anti-normalizzazione, allontanando la concretizzazione del disegno di legge poiché a suo avviso “quella che viene chiamata normalizzazione è un termine che non esiste affatto, perché riflette un’ideologia disfattista, e un’ideologia disfattista non può essere un’ideologia di resistenza”.

Kaïs Saïed ha così lasciato intendere che la necessità di una simile legge non sia così stringente poiché, come ha ricordato poi, il Codice penale tunisino prevede già una legge contro il grande tradimento.

Questo ha chiaramente riacceso il dibattito sulla reale necessità di una legge che vada a punire con pene fino all’ergastolo qualsiasi forma di relazione formale o informale con Israele, comprese attività economiche e commerciali nonché culturali, anche perché, se non correttamente applicata, potrebbe diventare chiaramente una legge-arma.

Laddove però si vede sussistere una zona grigia attorno agli interessi economici, si è più volte palesata la necessità di far rientrare in un quadro giuridico definito i rapporti economici diretti o indiretti con Israele.

A questo proposito, nel marzo 2021, il sito investigativo Alqatiba ha rivelato che alcune aziende tunisine, in particolare il celeberrimo produttore di pasta e cous cous Randa, esporterebbero, direttamente o indirettamente i loro prodotti in Israele.

Questo è possibile proprio grazie a quella ambiguità legislativa che fa sì che molto spesso le aziende si adoperino in modo che le loro merci raggiungano di fatto Israele, anche, come nel caso del colosso del cous cous, passando prima per la Francia.

Sabato, 11 novembre 2023 – n°45/2023

In copertina: manifestazione in Avenue Bourghiba di Tunisi – Foto: 2023©Bilel El-Feguir (tutti i diritti riservati)

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