martedì, Marzo 19, 2024

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La svolta della Germania: vincono i socialdemocratici

Senza Angela Merkel crisi della CDU

di Ettore Vittorini

Da un primo sguardo sui risultati delle elezioni tedesche per il Bundestag – il Parlamento federale – appare minimo lo scarto tra i due maggiori partiti contendenti: il socialdemocratico SPD con il 25,9%, supera di poco il Cristiano sociale, la CSU, che ha ottenuto il 24,5%. Ma se si guarda alle elezioni del 2017, l’avanzata del primo è stata di 5,5 punti percentuali, mentre l’avversario ha subìto un crollo del 9%.

Olaf Scholz, definito dai giornali tedeschi “l’uomo che ha resuscitato la socialdemocrazia” – leader del partito e ora candidato Cancelliere, secondo la prassi – in poco tempo ha ridato fiato all’SPD che nei sondaggi dell’anno scorso veniva dato appena sulla soglia del 16%. Anche lo sconfitto Armin Laschet – leader della CDU – ha mirato velleitariamente al cancellierato, ma entrambi, per raggiungere l’obiettivo della guida del governo, sarebbero costretti a ricorrere a una coalizione.

I partiti probabili alleati per entrambe le fazioni sono gli stessi: i liberali dell’FDP – che hanno preso l’11,7% – e i Verdi con il 13,9. I Linke – comunisti – che dal 9,7% del 2017 sono calati di 4,2 punti sono fuori gioco. Per non parlare dell’estrema destra AFD, seppur ancora pericolosa, scesa al 10,5% dal 12,6. Secondo l’autorevole settimanale Die Zeit diretto da 20 anni dal giornalista italo tedesco Giovanni di Lorenzo, sarebbe quasi certa l’alleanza tra socialdemocratici, Verdi e liberali.

Le trattative per il nuovo governo dovrebbero terminare verso Natale e forse anche più tardi. Ma i lunghi tempi non preoccupano i tedeschi e ancor meno il loro mondo politico: è una prassi sperimentata che ha permesso in passato attese anche di cinque mesi. Questo dipende molto da un apparato statale ben solido, che non ha bisogno di interventi politici costanti per funzionare. Inoltre in Germania la politica non è soggetta allo spettacolo; viene considerata dalla maggioranza dell’opinione pubblica e da chi la rappresenta, un compito serio.

In Germania i politici per comunicare usano pochissimo i social; nessuno di loro va a fare comizi ai Papeete locali o a citofonare a un condominio per chiedere se qualcuno spaccia droga. Come dice Mario Monti, “la politica e l’economia sono viste come un ramo della filosofia morale”.

Eppure anche da loro scoppia qualche scandalo: per esempio secondo alcuni media la leader del Verdi, Annalena Baerbock, avrebbe fatto perdere voti al suo partito per aver commesso delle mancanze che, al contrario, in Italia sarebbero state ignorate: pur avendo pagato le tasse su alcuni bonus che le spettavano, lo ha dichiarato con alcuni giorni di ritardo all’Ufficio trasparenza del Bundestag; poi per mettere in risalto la propria preparazione culturale, ha scritto un libro usando qualche copia-incolla.

Tra i veri errori commessi da altri politici è da ricordare quello del Presidente della Repubblica, Christian Wulff, che nel 2012 fu costretto alle dimissioni per aver ottenuto un prestito a tasso agevolato da un amico e aver accettato un soggiorno gratuito in un albergo. In Italia verrebbero considerati peccati veniali.

Col dopo elezioni la CDU senza più la fondamentale copertura di Angela Merkel – ritiratasi dall’agone politico – ha rivelato tutta la sua debolezza. La perdita di otto milioni di voti in quattro anni ha messo in crisi tutta l’organizzazione con in testa il leader Armin Laschet. Questi, attaccato dai rappresentanti dei vari Laender, ha ritirato dopo poche ore la pretesa del mandato a governare e la sua leadership appare in bilico.

Il partito ha potuto governare per tanti anni grazie alla abilità e saggezza della Merkel, ma la sua ottima amministrazione non ha tenuto conto che nel frattempo il Paese cambiava, soprattutto tra le nuove generazioni.

Questa sconfitta ricorda, seppur alla lontana e in momenti storici diversi, le elezioni britanniche del luglio del 1945, avvenute immediatamente dopo la sconfitta della Germania. A capo dei Conservatori si era presentato il premier uscente Winston Churchill, il salvatore della Gran Bretagna e dell’Europa dal nazismo; per i Laburisti Clement Attlee. Vinsero inaspettatamente questi ultimi con la maggioranza assoluta.

Cos’era accaduto? Churchill e il suo partito non avevano colto i grandi cambiamenti avvenuti negli anni Trenta e durante la guerra e le loro proposte elettorali erano rimaste ferme al passato: governi oligarchici colpevoli di complicità nei confronti della Germania che si armava. Attlee invece aveva promesso una rivoluzione sociale che venne attuata in pieno a partire dal moderno welfare.

Sabato, 2 ottobre 2021 – n° 36/2021

In copertina: il Palazzo del Reichstag – Foto Deutscher Bundestag ad uso stampa

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