sabato, Luglio 27, 2024

Salute, Società

Il vaiolo delle scimmie diventa globale

Gli scienziati cercano risposte alla propagazione del virus

di Nancy Drew

Nell’ultima settimana sono stati segnalati a livello globale più di 120 casi – confermati o sospetti – di vaiolo delle scimmie, una rara malattia virale rilevata in almeno 11 paesi non africani dove è abitualmente localizzata. L’emergere del virus in differenti popolazioni in tutto il mondo, in luoghi in cui di solito non compare, ha allarmato gli scienziati.

«È sorprendente vedere questo tipo di diffusione » – afferma Anne Rimoin, epidemiologa dell’Università della California a Los Angeles, che ha studiato il vaiolo delle scimmie nella Repubblica Democratica del Congo per più di un decennio.

Il virus è chiamato vaiolo delle scimmie perché i ricercatori lo hanno rilevato per la prima volta nelle scimmie da laboratorio nel 1958, e si pensa che si trasmetta alle persone da animali selvatici come i roditori, o da altre persone infette. In un anno medio si verificano alcune migliaia di casi in Africa, principalmente nella parte occidentale e centrale del Continente. I casi al di fuori dell’Africa precedentemente erano stati limitati a una manciata di casi associati a viaggi in Africa o all’importazione di animali infetti.

Il numero di casi rilevati recentemente al di fuori dell’Africa – cifra quasi certamente in aumento – ha già superato i casi totali rilevati al di fuori del Continente dal 1970, quando è stato scoperto per la prima volta che il virus sviluppava la malattia negli esseri umani. E’ proprio questa rapida diffusione che ha messo gli scienziati in allerta.

I Paesi africani abitualmente colpiti dal vaiolo delle scimmie

Ma il vaiolo delle scimmie non è SARS-CoV-2, il coronavirus responsabile della pandemia di COVID-19, afferma Jay Hooper – virologo presso l’Istituto di ricerca medica sulle malattie infettive dell’esercito americano a Fort Detrick, nel Maryland. Non si trasmette facilmente da persona a persona e, poiché è correlato al virus del vaiolo umano, ci sono già trattamenti e vaccini a disposizione per frenarne la diffusione. Ciò significa che una persona con il vaiolo delle scimmie infetterà molti meno contatti stretti rispetto ad un individuo con SARS-CoV-2 – afferma Hooper. Entrambi i virus possono causare sintomi simil-influenzali, ma il vaiolo delle scimmie provoca anche l’ingrossamento dei linfonodi e, infine, lesioni distintive piene di liquido su viso, mani e piedi. La maggior parte delle persone guarisce dal vaiolo delle scimmie in poche settimane senza trattamento.

Ricercatori portoghesi hanno redatto una prima bozza del genoma del virus del vaiolo delle scimmie rilevato in loco, ma Gustavo Palacios – virologo della Icahn School of Medicine del Monte Sinai a New York City – sottolinea che si tratta ancora di appunti molto precoci, e ancora lavoro di ricerca deve essere fatto prima di poter trarre conclusioni definitive.

Ciò che i ricercatori possono dire da questi dati genetici preliminari è che il ceppo del virus del vaiolo delle scimmie trovato in Portogallo è correlato a un ceppo virale che si trova prevalentemente in Africa occidentale. Questo provoca una malattia più lieve ed ha un tasso di mortalità più basso – circa l’1% nelle popolazioni rurali povere – rispetto a quello che circola nell’Africa centrale. Ciò nonostante, quanto esattamente il ceppo che causa gli attuali focolai differisca da quello dell’Africa occidentale – e se i casi che si verificano in vari paesi siano collegati tra loro – rimane ancora sconosciuto.

Le risposte a queste domande potrebbero aiutare i ricercatori a determinare se l’improvviso aumento dei casi derivi da una mutazione che consente al vaiolo delle scimmie di trasmettersi più rapidamente rispetto al passato e se ciascuno dei focolai risalga a una singola origine – afferma Raina MacIntyre, epidemiologa di malattie infettive presso l’Università del New South Wales a Sydney, in Australia. A differenza del SARS-CoV-2 – virus RNA di rapida evoluzione le cui varianti sono regolarmente sfuggite all’immunità dei vaccini ed anche di precedenti infezioni – il vaiolo delle scimmie è causato da un virus del DNA. I virus del DNA sono più bravi a rilevare ed autoriparare alle mutazioni rispetto ai virus RNA, il che significa che è improbabile che il virus del vaiolo delle scimmie sia improvvisamente mutato per diventare più abile nella trasmissione da uomo a uomo, afferma MacIntyre.

Tuttavia, il fatto che il vaiolo delle scimmie venga rilevato in persone senza apparente connessione tra loro suggerisce che il virus potrebbe essersi diffuso sottotraccia, un fatto che Andrew McCollum, epidemiologo che dirige il team del poxvirus presso i Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie ad Atlanta, definisce “profondamente preoccupante”.

A differenza di SARS-CoV-2, che può diffondersi senza causare sintomi, il vaiolo delle scimmie di solito non passa inosservato quando infetta una persona, a causa delle lesioni cutanee che provoca. Se questo tipo vaiolo dovesse diffondersi in modo asintomatico, sarebbe particolarmente preoccupante, perché renderebbe il virus più difficile da rintracciare – afferma McCollum.

Un altro enigma è il motivo per cui quasi tutti i gruppi di casi includono uomini di età compresa tra 20 e 50 anni, molti dei quali sono omosessuali. Sebbene il vaiolo delle scimmie non sia noto per essere trasmesso sessualmente, l’attività sessuale costituisce certamente uno stretto contatto, afferma Rimoin. La spiegazione più probabile per questo modello inaspettato di trasmissione, dice MacIntyre, è che il virus sia stato introdotto casualmente in una comunità di omosessuali e ha continuato a circolare lì. Quindi, come per il SARS-CoV-2, per una migliore idea sull’origine dei focolai e dei fattori di rischio, comporta un rigoroso tracciamento dei contatti attraverso un’indagine epidemiologica.

Gli scienziati hanno mantenuto l’attenzione sul vaiolo delle scimmie sin da quando una campagna di eradicazione del vaiolo umano, un virus strettamente correlato, si è estinta negli anni ’70. Una volta che il vaiolo non era più una minaccia grazie alle vaccinazioni attuate in tutto il mondo, i funzionari della sanità pubblica hanno smesso di raccomandare l’inoculazione – vaccino che ha anche tenuto a bada il vaiolo delle scimmie. Dall’eradicazione del vaiolo, la popolazione con un’immunità da questi virus indebolita o assente, negli anni è cresciuta di numero.

Da allora ci sono stati alcuni focolai di vaiolo delle scimmie. La Repubblica Democratica del Congo, ad esempio, è alle prese con il virus da decenni e la Nigeria sta vivendo un grande focolaio, con oltre 500 casi sospetti e più di 200 confermati dal 2017 – quando il Paese ha segnalato il suo nuovo primo caso in circa 40 anni. Anche gli Stati Uniti hanno segnalato un focolaio nel 2003, quando una spedizione di roditori dal Ghana ha diffuso il virus ai cani della prateria da compagnia in Illinois e ha infettato più di 70 persone.

Le autorità sanitarie pubbliche non paiono però impotenti contro il vaiolo delle scimmie. Come precauzione contro il bioterrorismo, paesi come gli Stati Uniti mantengono una fornitura di vaccini contro il vaiolo, nonché un trattamento antivirale ritenuto altamente efficace contro il virus. Tuttavia, le terapie probabilmente non sarebbero impiegate su larga scala – sostiene McCollum. Gli operatori sanitari, per contenere la diffusione del virus, probabilmente utilizzeranno invece un metodo chiamato “vaccinazione ad anello”, ovvero la vaccinazione dei contatti più stretti delle persone che sono state infettate, per interrompere le vie di trasmissione.

In base ai dati disponibili finora, McCollum pensa che gli attuali focolai probabilmente non richiederanno strategie di contenimento oltre alla vaccinazione ad anello. «Anche nelle aree in cui il vaiolo delle scimmie si verifica più frequentemente – afferma – è ancora un’infezione relativamente rara».

https://www.who.int/news/item/25-05-2022-monkeypox–public-health-advice-for-gay–bisexual-and-other-men-who-have-sex-with-men

https://www.who.int/health-topics/monkeypox#tab=tab_2

Sabato, 28 maggio 2022 – n° 22/2022

In copertina: foto dal sito WHO – Organizzazione mondiale della Sanità

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