giovedì, Maggio 02, 2024

Italia, Politica

Il caso letterario Vannacci

Vizi e virtù di un “cittadino qualunque”

di Laura Sestini

Premetto che non ho avuto occasione di leggere il libro Il mondo al contrario, del neo-autore Roberto Vannacci che, sul palco del Teatro Aurora di Scandicci, in provincia di Firenze, per la presentazione del suo volume, ha precisato di essere in veste di libero cittadino, e non di rango delle Forze Armate, come se mai lo potesse essere davvero un cittadino qualunque, dal momento che ha una rilevante carriera militare passata, presente e futura, appena nominato Capo di Stato Maggiore delle Forze operative terrestri, già comandante della Task Force 45 durante la Guerra in Afghanistan; comandante del 9º Reggimento d’assalto paracadutisti “Col Moschin”, della Brigata paracadutisti “Folgore”, e del contingente italiano nella Guerra civile in Iraq, per cui ha ricevuto anche la Legion of Merit dagli Americani, e fregiato come Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica italiana. Se in qualche modo, idealmente, con le parole, si può scindere la complessa poliedricità di noi stessi, nella pratica non è fattibile, siamo un insieme integrato, tantoché sul palco anche lo stesso Fabrizio Morviducci, il giornalista che modera la serata, lo appella “comandante”.

Normalmente non si scrive un articolo giornalistico in prima persona, questo prescriverebbe la prassi, ma si possono fare delle eccezioni. Quindi anche io farò un’eccezione, e alla stessa maniera di Vannacci, mi destrutturerò idealmente, scindendo il mio ruolo di giornalista, e lasciando in primo piano quello di persona comune e libera cittadina, curiosa di ascoltare cosa avesse Vannacci da esporre di tanto importante nel suo libro, uscito i primi di agosto, per divenire un caso mediatico così eclatante. E in questa mia versione scissa, rilascerò le impressioni che ho raccolto e percepito in diretta, dalle parole pronunciate dal Generale Vannacci in abiti civili, e da Roberto Vannacci autore letterario, nonché dai suoi fans presenti in sala.

L’evento è stato organizzato dall’Associazione fiorentina “La Martinella” che, dalle parole della sua presidentessa Magda Menchini, si posiziona politicamente come “cattolica di centrodestra”.

Durante il pomeriggio, il gruppo ANPI di Scandicci aveva reso pubblico il proprio diniego sull’incontro serale di Vannacci, e sul nome dell’Associazione organizzatrice, poiché la Martinella di Firenze è una campana attualmente fissata sul campanile di Palazzo Vecchio, con una storia lunga di secoli, utilizzata per annunciare le guerre contro la città, ma che l’11 agosto del 1944 aveva dato la lieta notizia ad ogni cittadino della liberazione dall’occupazione dei tedeschi, quindi un’offesa a questo potente simbolo fiorentino.

Una volta entrata nel teatro, non ho incontrato nessuno che conoscessi, sebbene anche io fiorentina, e mi sono seduta in terza fila, penna e carta in mano per gli appunti, con l’intento di concentrarmi su ciò che sarebbe stato detto sul palco. Certamente non sono passata inosservata, sia perché sconosciuta a tutti, mentre la maggioranza si dava pacche sulle spalle e strette di mano, c’era aria di molta familiarità tra i presenti, sia perché la sala del teatro è rimasta sempre illuminata e, visibile ai miei vicini di poltrona, annotavo ciò che più mi colpiva. Comunque, che fossi lì come giornalista non c’erano dubbi, non avevo niente da nascondere, e come tale mi ero presentata al bar adiacente al teatro, dove avevo chiesto informazioni sull’organizzazione dell’evento. Ciò mi è stato di beneficio, con le mie richieste ho guadagnato una fetta di torta dal gestore del locale, prevista nel menù dell’aperitivo antecedente la presentazione del libro. In quel momento Vannacci era seduto ad un tavolo, accerchiato da persone che, tra un crostino e un raviolo al ragù, chiedevano l’autografo. Anche agenti delle forze dell’ordine sono passati da quel tavolo per la dedica di Vannacci (militare o libero cittadino?), cercando poi frettolosamente qualche tasca della divisa dove nascondere il volume.

La mia prima osservazione sull’evento è stata su come mai fossero presenti camionette di Carabineri e Polizia, nello slargo davanti al bar del teatro Aurora, se Vannacci era lì solo come libero cittadino e scrittore. Ho presenziato a molti vernissage letterari, ma mai ricordo di camionette militari a protezione agli eventi, se non in casi eccezionali di autorevoli personaggi pubblici. Forse si erano intimoriti per le proteste di ANPI? Non mi pare credibile.

La platea è stata numerosa, e una discreta coda di presenti, con pazienza, ha atteso il proprio turno per l’autografo e le foto di rito, ai piedi del palco, prima dell’avvio ufficiale della serata.

Roberto Vannacci sa stare confortevolmente in scena, forse avrà imparato ad approcciarsi al pubblico durante le tante presentazioni del libro in giro per l’Italia, ma senz’altro non ha avuto incertezze: affabile, un lessico preciso, leggero da ascoltare, con la battuta facile, provocatore. Un tuttofare del palcoscenico, che si è prestato anche a oltrepassare la quarta parete per recapitare il microfono a qualche spettatore che gli ha posto domande.

Roberto Vannacci in abiti militari

Morviducci ha lanciato vaghi incipit all’autore, un duo affiatato sul palco, e ancor più vaghe opposizioni a qualcosa di stridente (soprattutto per le mie orecchie) che da questi è stato pronunciato. Se Morviducci gli avesse diretto delle critiche più spinte, sono sicura che si sarebbe agitato il pubblico, che ha frequentemente applaudito e riso ai paradossi che Vannacci ha innescato dall’alto, anche per statura fisica, della sua visione del mondo, e per gli argomenti di cui tratta il suo volume: buonsenso, famiglia, patria, animalismo, comunità omosessuale, ed altro.

All’inizio della presentazione l’autore ha sottolineato che ciò trasposto sul libro sono le sue opinioni personali, ma in sala, al contrario, sembravano ben condivise da tutti. Non aveva ipotizzato di avere successo, forse qualche centinaio di copie acquistate da amici e colleghi; che non c’è un perché dietro a quella pubblicazione, redatta solo per il piacere di scrivere e soddisfazione personale. Dettagli, questi, valevoli per i presenti, ma non per me, perché è invece chiaro che ad ogni azione compiuta ci sarà sempre una reazione, anche se non possiamo davvero prevedere quale: strategie belliche insegnano, ma pure sportive, scolastiche, affettive, un principio scientifico. E non posso neanche immaginare un militare di carriera come Vannacci, essere una persona ingenua o non consapevole. E’ certo che il libro avrebbe avuto molto meno successo, se all’autore fosse mancata la notorietà del suo ruolo professionale in ambito militare, se fosse stato davvero un cittadino qualunque. Non sto giudicando il libro, che non ho letto, ma il contesto mediatico e sociale intorno al caso letterario ed alla inscindibile figura di Roberto Vannacci.

Pubblicato su Amazon, senza neanche tentare con una casa editrice, Vannacci ci ha tenuto a precisare che, a differenza di quanto riportato sui media, lui non ha mai cercato un editore. Pubblicare sulla piattaforma di Jeff Bezos è stato il consiglio di un amico che gli ha fruttato circa 230mila copie cartacee ufficiali e altre 800mila attraverso una versione digitale piratata – questo quanto da lui proferito. Entrambe le versioni del libro continuano a salire nei numeri di divulgazione, dimostrando che Il mondo al contrario sia un vero caso letterario, quantomeno economicamente.

A proposito di principi scientifici di causa-effetto, il caso letterario e mediatico “Vannacci”, si deve soprattutto ai giornalisti che maggiormente si sono espressi in maniera accusatoria su quanto stampato sul volume. Lo afferma lui stesso, citando alcuni nomi, Corriere della Sera, La Repubblica, il sociologo Luca Ricolfi, e altri autori di articoli più affini alle sue opinioni e argomentazioni riportate sul libro; caldamente ringrazia di questa grande pubblicità gratuita. Gli attacchi “da sinistra” sono quelli che più hanno destato curiosità sull’opinione pubblica, sull’improvvisa idea di un alto graduato delle Forze armate che pubblica un libro con la propria visione del mondo. Effettivamente non è un caso comune. Eppure il Generale Vannacci, in un recente passato, era già stato al centro dell’attenzione mediatica, parlamentare, militare e politica, quando si è catapultato nel vespaio dell’uranio impoverito. Di certo il coraggio di esporsi non sembra mancargli.

Qualcuno dal pubblico chiede se è vero che si candiderà alle elezioni europee – una domanda al CSM – non certo al libero cittadino autore del libro – ed già è premesso che entro le differenti correnti di destra nazionali ci sono lotte intestine per spinte, non solo elettorali, di più nomi. Vannacci replica che al momento non è in lizza per nessun partito, e suggerisce di non credere a cosa verrà scritto sui media, di ciò che lo riguarda in questo senso: se mai dovesse partecipare alla corsa elettorale solo le sue parole dirette annunceranno la candidatura.

Vannacci ha un approccio amichevole con il pubblico, si sente a suo agio, non sono solo fans quelli che ha davanti, ma veri sostenitori politici, contro l’educazione di genere nelle scuole a cui lui accenna, al mondo omosessuale di cui cita il libro di due autori americani – Kirk e Madsen – manifesto della comunità LGTBQ+ statunitense, pubblicato nel 1989. Nel frangente un ex-preside si offre di sostenere l’autore sul capitolo “scuola/istruzione” rimasto incompiuto.

Le opinioni personali sono posizioni politiche, vale per tutti, con e senza stellette, ovunque esse si indirizzino.

Il caso letterario Vannacci non racconta nulla di nuovo rispetto a ciò che le destre italiane, europee ed internazionali, propinano ogni giorno nei loro proclama, e un po’ mi sorprende anche “la gogna” mediatica e tutto il clamore a cui assistiamo dalla pubblicazione del libro. Non che sia, la mia, una giustificazione nei suoi confronti, ma davvero non c’è niente di nuovo da apprendere, ed oltretutto, poiché la divisione tra libero cittadino, carriera militare e personaggio pubblico non può avvenire, eticamente mi parebbe più di buonsenso non aver pubblicato le proprie opinioni. Non mi riferisco al politically correct o meno, su questo se la vedrà, eventualmente, con i suoi superiori e i regolamenti militari.

Quindi un caso di narcisismo? Una campagna elettorale anticipata? Vannacci, benché simpatico nei modi, probabilmente non l’ha svelata la vera mission della sua pubblicazione. Il tempo però darà i suoi frutti, prima o poi la verità viene sempre a galla, ed allora ne potremo discutere in maniera migliore, oppure prenderne il largo.

Di Vannacci ho apprezzato la disponibilità al confronto con chi aveva protestato contro di lui durante il pomeriggio, fatto di cui sembrava non essere a conoscenza. Anche io concordo che ANPI e gli altri contestatori avrebbero potuto entrare in teatro e proporre le loro istanze, con civiltà naturalmente, e dibattere. La serata avrebbe preso un taglio diverso. Un’occasione persa, direi.

Se Vannacci, sintetizzando, non ha urtato più di tanto la mia sensibilità, e nell’insieme abbiamo ben poco in comune, il pubblico presente, per certi versi, mi è piaciuto meno di lui che, ribadisco, nei modi appare, almeno in questa occasione, come una persona mai eccessiva nei toni, anche in quelli più ironici. E’ semmai proprio per questa miscelanea di pensiero ideologico, approccio sociale, e pure per la sua autorevolezza, che attrae una parte della società.

Gli astanti invece, alcuni che ho avuto involontariamente modo di ascoltare, si beavano di considerarsi fascisti, altri hanno spippolato sui social dall’inizio alla fine dell’evento, accodandosi agli applausi di altri, ridendo quando tutti reagivano ad una battuta di Vannacci, ma senza ascoltare una sola sua parola. La platea era mediamente composta da persone di mezza età e più agée, pochi i giovani.

Alla fine della serata ho realizzato di essere stata spettatrice di una vetrina politica informale, una passerella “speciale” di persone locali che certamente votano partiti di destra, attraverso la cui propria presenza nel teatro hanno potuto nuovamente riconoscersi l’un l’altro, rappresentare il contesto ideologico ed autorappresentarsi, sentirsi gruppo sociale. La presenza dell’autore è stata un evento fuori dalle righe per la realtà di Scandicci.

Per contro, Vannacci ha invece affermato che presenterà il suo libro ovunque verrà invitato, anche alla Festa dell’Unità, e chissà che non ci riesca davvero.

Sabato, 23 dicembre 2023 – n°51/2023

In copertina: Magda Menchini e Roberto Vannacci – Foto: 2023©LauraSestini

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