mercoledì, Novembre 06, 2024

Italia, Politica

Bari: l’assessorato al Welfare promuove la cultura della Nonviolenza

Educazione e cultura non violenta come risposta ai femminicidi

di Lucy Mitchell Pole

Dalla morte atroce di Giulia Cecchettin, avvenuta l’11 novembre scorso, è stato scritto e detto in tutte le lingue sulle cause della violenza sulle donne: cause psicologiche, storico sociali, economiche, patriarcali… Su come, in ogni ambito della comunicazione e dei rapporti sociali, il mainstream della nostra società cerca di mantenere il potere nella mente e nelle mani dell’uomo, perfino suo malgrado e la sua inconsapevolezza.

Attraverso gli spot della pubblicità, nei film, nei talk show in Tv, nelle cronache dei telegiornali, il rapporto di forza tra il maschio e la femmina viene in modo più o meno subdolamente riprodotto e inculcato nelle nostre abitudini.

Ma con l’attuale ondata di consapevolezza generata dal femminicidio di Giulia Cecchettin, che sta attraversando il Paese, possiamo ora avvertire più chiaramente, oltre il velo dell’assuefazione, il modello maschilista onnipresente – dove l’uomo costringe la donna alla sua volontà, non obbligatoriamente con le maniere forti.

Se in generale cenni adeguati di risposta istituzionale alla cultura della violenza appaiono raramente, a Bari è in corso una rivoluzione culturale per ribaltare la cultura maschilista: dal 2021 il Comune di Bari, in collaborazione con 200 Associazioni locali, si è dato l’obiettivo di sensibilizzare la cittadinanza alla conoscenza e condivisione di una Cultura Nonviolenta, rispettosa delle donne e delle differenze, contro ogni forma di discriminazione e stereotipo.

La programmazione prevede diverse iniziative mirate a coinvolgere in modo attivo e partecipato i cittadini e le cittadine baresi, le organizzazioni e le istituzioni, gli esercizi commerciali e le librerie, nella costruzione di una campagna di sensibilizzazione e comunicazione sociale sui temi della violenza di genere e del contrasto ad ogni forma di discriminazione. Con le associazioni, centri antiviolenza, scuole, librerie e centri sociali, l’assessorato al Welfare promuove un ampio programma di appuntamenti durante tutto l’anno per favorire la partecipazione e la formazione della cittadinanza.

Ogni anno viene rilanciato un programma di azioni, strumenti e percorsi educativi ispirato alle linee guida della Convenzione di Istanbul, approvata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa il 7 aprile 2011 contro la violenza domestica e sulle donne. Si attivano risorse e competenze a partire dalla prevenzione, dalla protezione delle vittime, dall’educazione e specialmente dall’empowerment ed emancipazione delle donne, anche sul piano economico.

La violenza ha delle radici culturali – dice Marika Massara, coordinatrice del Centro Antiviolenza di Bari. Riteniamo fondamentale, infatti, agire nei luoghi pubblici, nelle scuole o nelle università, entrare nelle case al fine di contrastare alcuni stereotipi che ancora permeano la nostra cultura, a tutti i livelli. Non ci rendiamo conto che il linguaggio, utilizzato in tanti ambiti, persino quello giudiziario, sia ancora connotato da scarsa attenzione alla diversità di genere e da alcuni retaggi maschilisti”.

“Dietro ogni morte – ha dichiarato l’assessora al Welfare Francesca Bottalico – c’è un nome, una vita, forse una denuncia o una segnalazione inascoltata o non accompagnata, un centro antiviolenza chiuso per mancanza di fondi, un copione educativo che si ripete fin da piccoli. È su questi aspetti che vogliamo lavorare come assessorato e rete territoriale, affinché il 25 novembre sia ogni giorno, nel nostro impegno istituzionale, professionale, educativo e umano, grazie anche alla collaborazione di imprese come la rete Coop, Megamark, le pizzerie solidali e le librerie che ci aiuteranno a diffondere i numeri utili. Non mancheranno azioni tese ad aumentare il livello di consapevolezza nella pubblica opinione e nel sistema educativo e formativo sulle radici strutturali, sulle cause e sulle conseguenze della violenza maschile sulle donne, e a promuovere la destrutturazione degli stereotipi alla base della violenza grazie al lavoro che in rete stiamo realizzando con il coordinamento del centro antiviolenza e degli uffici. Nessuna donna deve sentirsi sola. Ogni vittima di violenza rappresenta una sconfitta per tutti e per tutte. A noi, uomini e donne, il compito di non lasciarle sole”.

Centrale nella campagna di sensibilizzazione, in particolare per un approccio attento alle visioni di genere a partire dalla quotidianità, dei desideri e delle aspirazioni delle donne, ragazze e bambine, sarà il video reportage “Visioni di donne. Visioni plurali”. Costruito attraverso interviste e incontri, una narrazione condivisa su come potrebbe essere migliorata la città per essere più accogliente, sicura e inclusiva, il documentario diventerà parte di un laboratorio formativo da diffondere nelle scuole e sui canali social ma anche in ogni angolo della città, ogni luogo di vita delle donne, gruppo sociale e culturale.

Il video (disponibile a questo link) è realizzato dalla Cooperativa Camera a Sud, promosso dall’assessorato al Welfare e patrocinato dall’ANCI nazionale e dalla Regione Puglia.

“E per questo – continua Francesca Bottalico – abbiamo organizzato una serie di iniziative che attraverseranno diversi contesti cittadini. Spesso le donne fanno fatica a denunciare, in alcuni casi persino a parlare della dimensione della violenza che le riguarda, anche perché una donna che denuncia, come accade sui social, diventa immediatamente oggetto di giudizi che ribaltano la realtà. Di qui l’esigenza di raggiungere il maggior numero di persone possibili, anche attraverso gli sticker che riportano i contatti utili a chi subisce una violenza, per tendere loro una mano e aiutarle a trovare coraggio”.

Sono stati organizzati, per la giornata del 25 novembre, e poi durante l’anno, un flash-mob curato dalla rete territoriale e aperto alla cittadinanza, alle scuole e ai centri sociali per la promozione di visioni di genere anche attraverso linguaggi artistici. L’invito era quello di recarsi all’appuntamento con un’opera, una fotografia, una poesia, un libro per lanciare un messaggio contro la violenza sulle donne; una mostra-laboratorio “Vite plurali. Vite di donne” con le sedici opere selezionate dalle giurie popolare tra le cento inviate in occasione della call for art lanciata poche settimane prima; un premio per l’opera vincitrice di €500 da utilizzare per l’acquisto di libri presso le librerie della rete Bari Social Book; una performance a cura dell’artista barese Giuseppe D’Asta che dipingerà dal vivo l’opera che rappresenterà la nuova immagine visiva del Centro antiviolenza dell’assessorato al Welfare.

Inoltre, in diversi istituti scolastici baresi, si sono tenuti laboratori di educazione alle differenze di genere, a partire dalla presentazione del libro “Non fare la femminuccia” volto a destrutturare gli stereotipi con i ragazzi e le ragazze delle classi prime medie. Mentre alle studentesse e agli studenti dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” è stata rivolta la lezione aperta “I segni e i linguaggi della violenza di genere all’interno delle relazioni intime”, nell’ambito del corso di Psicologia Forense e della Testimonianza tenuto dalla professoressa Antonietta Curci, CdS magistrale in Psicologia.

Sono state stampate e affisse nel sottopassaggio della stazione centrale di Bari cento frasi pronunciate da donne vittime di violenza, raccolte dal centro comunale e dai servizi del Welfare. Frasi che raccontano situazioni “tossiche”, ma anche relazioni sane e consigli. “Abbiamo deciso di dar voce a loro affinché altre donne possano rivolgersi ai centri antiviolenza – spiega l’assessora comunale al Welfare.

Infine, tantissime altre attività sono state organizzate e promosse dalla rete Generare Culture Nonviolente proponendo iniziative socio-culturali e di sensibilizzazione sui temi del contrasto alla violenza sulle donne e della valorizzazione delle differenze rivolte a bambini/e, adolescenti ed adulti.

Il programma completo è disponibile sulla pagina Facebook Generare Culture Nonviolente.

“Solo con l’impegno, le scelte, le azioni, l’educazione, la responsabilità collettiva è possibile costruire una storia diversa”– dice Bottalico.

Il laboratorio “La bottega delle donne”, curato dal Centro Antiviolenza ha coinvolto donne utenti del Centro che, sostenute da un’esperta d’arte, si sono impegnate nella progettazione e creazione di manufatti artigianali, prodotti “utili e futili” che saranno confezionati e accompagnati da un cartellino con i contatti utili del Cav (Centro Anti Violenza).

Il laboratorio è nato con l’intento di rafforzare la consapevolezza nelle donne di poter condividere una parte del loro percorso di fuoriuscita dalla violenza con altre donne nonché con l’obiettivo di contribuire al potenziamento dell’autostima e della fiducia in se stesse e nelle proprie risorse.

Sabato, 23 dicembre 2023 – n°51/2023

In copertina: immagine grafica collettiva

Condividi su: