sabato, Luglio 27, 2024

Notizie dal mondo

Gaza: perché Israele e Stati Uniti non sono assolvibili

La sicurezza dello Stato di Israele mera propaganda

di Laura Sestini

La guerra sulla Striscia di Gaza è un gioco di squadra, non solo limitato alla politica israeliana, per tramite dei comandi imposti alle (feroci) IDF che operano sul campo.

Negli ultimi dieci giorni, in cui anche la questione del Ramadam ormai alle porte si è fatta sempre più pressante, e non sembra trovare una soluzione, la situazione è più convulsa che mai e la tragedia che si sta consumando ai danni della popolazione palestinese si è evoluta in una versione di disumanità irripetibile.

Gli Statunitensi, ahimé con poco zelo e fuori tempo rispetto ad una opportunità credibile, sotto gli sguardi vigili e accusatori di molti leader mondiali, hanno deciso che fosse il momento di lanciare su Gaza paracaduti umanitari con i beni di prima necessità, un modo palesemente teatrale per salvarsi la faccia del sangue palestinese che contribuiscono a far scorrere tramite le armi che fin dal 7 ottobre procurano ad Israele – come riportano The Guardian ed altre fonti autorevoli. Inoltre il metodo del lancio dei paracaduti riesce a raggruppare cittadini palestinesi (inermi) alla ricerca di cibo, bersagli facili per i cecchini, ed anche già causa di morte di almeno cinque persone.

Come riporta sui social Walter Massa – Presidente di Arci nazionale – che ha fatto parte della delegazione italiana che ha raggiunto il valico di Rafah giovedi 7 marzo, il numero dei Tir in sosta che attendono di entrare in Palestina, talvolta anche da oltre un mese, è impressionante: “Siamo rientrati da poco più di un’ ora dal valico di Rafah. Non credevo di poter sentire e vedere cose peggiori di quelle ascoltate in questi giorni. E invece sì. Le file interminabili di Tir fermi con aiuti provenienti da tutto il mondo; due parcheggi principali uno con 800 e l’altro con oltre 1000 Tir per non parlare di quelli parcheggiati lungo la strada. Sotto il sole cocente con ogni tipo di materiale, alimentare e non. Impressionante vedere tutto fermo con questi autisti parcheggiati senza spiegazioni, informazioni e servizi da 10/20 e addirittura 30 giorni. L’arrivo al valico e vedere passare in circa 3 ore 15 Tir e sentirsi dire da Scott Anderson, Deputy Director of UNRWA Gaza, uscito da Gaza appositamente per incontrarci che ieri è stata una giornata fortunata: 40 Tir in tutto il giorno. Pare che i nostri Tir siano tutti entrati ma è una magra consolazione di fronte a tutto ciò. E il suo racconto per quanto incredibile ha peggiorato il quadro che ieri i suoi colleghi ci avevano fatto. Ma non è stata questa la parte più difficile da digerire: lasciato il valico ci siamo diretti ad uno degli hub della Mezzaluna Rossa egiziana. Migliaia e migliaia di materiali umanitari stoccati da mesi qui a pochi km da dove si muore di fame e di mancanza di adeguate cure sanitarie, oltre che per le bombe. Qui percepisci l’intenzionalità della politica israeliana nel perseguire, oltre all’azione militare devastante, anche la persecuzione umana di donne, uomini e bambini colpevoli solo di essere nati palestinesi. Non ci sono parole che si bloccano in gola quando il responsabile della Mezzaluna Rossa egiziana ci dice che tutti questi materiali sono stati respinti dall’esercito israeliano. Cioccolata compresa perché non ritenuta un bene primario. E, lo ricordo a me stesso: 30 mila morti che potrebbero diventare presto 85 mila per l’aggravarsi della situazione medico/sanitaria nel giro di pochi mesi. Giriamo per questa struttura in mezzo a migliaia e migliaia di tonnellate di aiuti e strumenti, bombole di ossigeno, incubatrici, macchine per il filtraggio dell’acqua, cibo e, appunto, cioccolata. Fuori si sfiorano i 25 gradi oggi. Non solo, all’esterno, sono parcheggiate decine e decine di ambulanze molte delle quali nuove. È umanamente devastante questo circo di morte. Io non so se si possa ancora definire disumanità; forse sadismo è la parola giusta. O almeno così pare a noi che qui tocchiamo con mano come il Governo israeliano, per mano del suo esercito occupante calpesti con impunità il diritto internazionale.

Parallelamente il tam tam propagandistico israeliano degli stupri perpretrati, a loro dire, dai miliziani di Hamas sugli ostaggi, prosegue battente, salvo smentite dirette di donne israeliane tornate in libertà. Su ciò che lo Stato di Israele comunica al mondo non si riesce più a distinguere il vero dal falso, la propaganda dalla realtà. Eminenti testate giornalistiche internazionali descrivono ampiamente il fenomeno delle fake news dell’informazione israeliana pilotata.

L’organizzazione di Hamas, dal canto suo, quotidianamente smentisce tutte le accuse che gli vengono addossate dai portavoce israeliani e rilascia comunicati, ricondivisi anche in inglese, sui social da accreditati giornalisti internazionali.

Noi, nel Movimento di Resistenza Islamica (Hamas), respingiamo e condanniamo fermamente il rapporto pubblicato dalla funzionaria delle Nazioni Unite Pramila Patten, riguardante le affermazioni e le accuse dei combattenti della resistenza palestinese di aver commesso episodi di “stupro e violenza sessuale” durante gli eventi del 7 ottobre. Ciò è avvenuto dopo i falliti tentativi “israeliani” di dimostrare questa falsa accusa, che è stato confermato non avere alcun fondamento di verità, se non quello di demonizzare la resistenza palestinese e di nascondere il rapporto dei relatori delle Nazioni Unite sull’esistenza di prove conclusive di orribili attacchi umani. violazioni dei diritti subite dalle donne e ragazze palestinesi da parte delle forze di occupazione “israeliane”. Nonostante le affermazioni della signora Patten e le sue false e infondate accuse contro i combattenti palestinesi, il suo rapporto non documenta alcuna testimonianza di quelle che lei definisce vittime di quei casi, ma fa affidamento nel suo rapporto su istituzioni, soldati e testimoni “israeliani” selezionati dal autorità di occupazione, per cercare di provare questa falsa accusa, che è stata confutata da tutte le indagini e i rapporti internazionali. Le affermazioni della signora Patten sono chiaramente contraddette dalle testimonianze delle donne “israeliane” riguardo al buon trattamento riservato loro dai combattenti, così come dalle testimonianze delle prigioniere “israeliane” rilasciate, e da ciò che hanno confermato del buon trattamento ricevuto durante la loro prigionia a Gaza. Questa falsa accusa non riuscirà a oscurare la bruttezza e l’orrore dei crimini “israeliani” commessi nella Striscia di Gaza, che hanno provocato l’uccisione di circa 40.000 palestinesi, la maggior parte dei quali donne, bambini e civili, in un crimine di massa e etnico. pulizia e un deliberato disprezzo per le risoluzioni della Corte internazionale di giustizia e altri rapporti internazionali, che documentavano parte dei crimini e delle atrocità commessi a Gaza dai nuovi nazisti. (Comunicato 3 marzo 2024)

Oggi, la Battaglia del diluvio di Al-Aqsa e questa barbara guerra contro il nostro popolo entrano nel suo sesto mese, e il nemico criminale sta ancora praticando un vero olocausto nazista contro il nostro popolo: uccisioni, fame, intensificazione e distruzione, e disprezza tutte le le leggi, la morale e i sistemi miserabili del mondo che restano impotenti di fronte a un’entità occupante e usurpatrice priva di tutti i valori umani. Il nostro popolo si trova di fronte a un’aggressione americano-sionista che non ha precedenti nella storia, affinché questa battaglia, per il potere di Dio Onnipotente, venga stabilita in una nuova fase, non al livello di Gaza e della Palestina, ma piuttosto a livello di del mondo, una fase il cui titolo è che il diritto non può essere conquistato se non con la forza e le armi, e che ogni ricercatore del diritto non deve aspettare un miraggio. Dalle potenze internazionali che hanno praticato l’oppressione dei popoli e la schiavitù delle nazioni. La comunità internazionale e le sue leggi obsolete sono progettate per proteggere l’ingiustizia, l’oppressione e l’aggressione sotto l’influenza del potere oppressivo e oppressivo, guidato dall’amministrazione americana. Il nostro popolo e la nostra resistenza hanno capito presto questa equazione, quindi è stata la resistenza del nostro popolo e la sua rinnovata rivoluzione, e quindi è stata l’epopea del 7 ottobre che è arrivata in risposta all’aggressione che andava avanti da decenni e aveva raggiunto il suo apice. . Nel tentativo di giudaizzare, sconfiggere e provocare i sentimenti di tutti i musulmani. L’orgia sionista si intensificò con l’arrivo al potere del governo più estremista e nazista dell’entità. Prima del 7 ottobre, stava pianificando ciò che sta facendo oggi a Gaza, in Cisgiordania e a Gerusalemme, sulla base di una presunta eredità biblica che invita apertamente a bruciare, uccidere e distruggere altre nazioni, e rafforzata da bande di usurpatori sionisti che iniziarono … Sin dai tempi della loro abominevole guerra religiosa contro i nostri angoli più remoti, la nostra gente, le nostre santità e la nostra terra, il governo omicida e criminale. Se ci fosse giustizia e diritti tutelati nel mondo, allora i suoi leader oggi sarebbero condannati per aver commesso l’Olocausto contro un popolo e una nazione, ma è la legge della giungla in cui i cosiddetti Si riunisce il Consiglio di Sicurezza e una mano tremante e ingiusta si alza per contrastare ogni tentativo, anche formale, di sostenere gli oppressi e scoraggiare gli aggressori.

Questa battaglia stabilisce una nuova fase, non a livello di Gaza e della Palestina, ma a livello mondiale. Il nemico criminale sta ancora conducendo un barbaro olocausto contro il nostro popolo e disprezza le leggi del mondo.

Il nostro popolo si trova di fronte ad un’aggressione sionista-americana senza precedenti nella storia.

Chiediamo al nostro popolo a Gerusalemme e all’interno del Paese di mobilitarsi presso la Moschea di Al-Aqsa e Al-Ribat e di non permettere all’occupazione di imporre fatti sul terreno. L’epopea del 7 ottobre è arrivata in risposta a un’aggressione decennale culminata nel tentativo di giudaizzare e demolire Al-Aqsa. […] La nostra massima priorità per completare lo scambio di prigionieri è il pieno impegno a fermare l’aggressione e il ritiro del nemico, e non vi è alcuna concessione su questo, e non abbiamo nulla da offrire prima di curare le ferite del nostro popolo che è sottoposto all’annientamento. […]. (Comunicato 8 marzo 2024)

Anche Osama Hamdan – ex alto rappresentante di Hamas in Libano e membro del politburo dell’organizzazione – si pronuncia: “Senza dubbio, qualsiasi negoziato, se non raggiungerà il suo obiettivo, non continuerà. L’israeliano vuole riprendere fiato e vuole esacerbare la crisi umanitaria. L’ostacolo è stato presente fin dal primo giorno in cui è stato presentato il primo documento di Parigi e noi lo abbiamo affrontato con realismo. Fin dal primo giorno, era chiaro che tutto ciò che gli americani e gli “israeliani” volevano era una tregua temporanea mentre si rifiutavano di fermare definitivamente le operazioni. L’americano teme di essere accusato di aver coperto i crimini dell’occupazione, e sia lui che l’israeliano stanno manovrando e cercando di guadagnare tempo. La nostra posizione è stata chiara fin dall’inizio: qualsiasi informazione sui prigionieri ha il suo prezzo, vogliamo un accordo scritto e non possiamo accettare niente di meno. Se non ci sono risposte chiare è impossibile continuare a girare in tondo. La visita di Gantz negli Stati Uniti non ha nulla a che fare con la cessazione dell’aggressione. Parte del disaccordo tra “Israele” e l’America riguarda la sua immagine, rivelata durante l’aggressione, e anche il ripristino dello status di entità naturale nella regione. Il disaccordo tra “Israele” e Washington riguarda gli interessi di entrambe le parti nella regione. Il governo d’occupazione vuole trasformare la realtà dell’Autorità [palestinese] in Cisgiordania in una situazione simile a quella del Libano meridionale, e questo viene rifiutato dai Palestinesi. Il progetto presentato da Washington al Consiglio di Sicurezza è un progetto che cerca di contenere il progetto presentato dall’Algeria e tenta di riparare l’immagine dell’America. L’americano sta cercando di lucidare la propria immagine senza danneggiare il suo alleato “israeliano”. È vero che all’interno dell’entità c’è disaccordo sulla gestione della guerra, ma non c’è disaccordo sui suoi esiti. Tutti gli aiuti sganciati dal cielo non superano i due camion, e gli americani partecipano all’assedio continuando a chiudere i valichi. Abbiamo informato tutti che coloro che vogliono venire a Gaza per contribuire al progetto di liberazione sono i benvenuti, e coloro che vogliono essere partner dell’occupazione saranno trattati come l’occupazione. Spero che ci sarà la volontà di consentire ai camion di entrare a Gaza. La resistenza non verrà spezzata, l’era di “Israele” finirà e noi negozieremo da una posizione di forza. Questa battaglia è una battaglia il cui percorso è la vittoria, e il vincitore sarà il popolo palestinese. I fronti di sostegno sono ancora ai loro posti e la battaglia ha dimostrato che l’Asse si sta muovendo verso un’altra fase che ci porterà alla liberazione globale. Quanto più l’israeliano aumenta la sua aggressività, tanto più alziamo il nostro tetto di resistenza contro di lui. Questa battaglia è la prima nella storia della lotta contro l’entità in cui prevale la narrativa palestinese, grazie ai media della resistenza. Se esistesse un livello minimo di giustizia nelle istituzioni internazionali, allora l’entità e i suoi leader sarebbero processati in un tribunale per crimini di guerra. Alla fine, i criminali dell’entità e coloro che li hanno aiutati nei loro crimini saranno processati, e il nostro popolo sarà il vincitore. Il movimento popolare in Europa e il suo impatto sui governi non possono essere trascurati, e ciò che è accaduto con Galloway in Gran Bretagna ne è la prova. I russi hanno svolto un ruolo importante in questo confronto, e il ruolo della Russia nel Consiglio di Sicurezza è stato di grande sostegno per i palestinesi”.

Una sintesi di alcune istanze incluse nelle dichiarazioni di Hamas e Osama Hamdan, naturalmente dal punto di vista di studioso, le ha esposte Ilan Pappé – intellettuale israeliano ebreo e anti-sionista – alla immensa platea riunitasi nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio il 24 febbraio scorso, durante un illuminante evento sulla questione israelo-palestinese. Dura circa tre ore la registrazione, ma gli interventi dei relatori, tra cui Francesca Albanese – relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati – Ilan Pappé ed altri, valgono davvero la pena di essere ascoltati con attenzione.

Alcune nazioni accusano Israele in maniera diretta; il Sudafrica, che per primo si è rivolto alla Corte internazionale di Giustizia dell’Aja – ICJ – ha nuovamente interpellato l’Istituzione per richiedere interventi sul genocidio dei Palestinesi, così come l’Algeria aveva richiesto il cessate il fuoco sulla Striscia di Gaza, guadagnando il veto degli Stati Uniti al Consiglio di Sicurezza. Alla notizia dei 3500 nuovi alloggi colonialisti che il Governo israeliano ha intenzione di costruire in Cisgiordania, si è scomodato pure il reggente saudita Mohammed Bin Salman, opponendosi a tale progetto. Negli stadi egiziani i tifosi gridano slogan pro Palestina, mentre Al-Sisi afferma che l’Egitto non è d’accordo sulla dislocazione dei Palestinesi dalla loro terra, farà tutto ciò nelle proprie possibilità per aiutarli, e non smetterà di lavorare finché il popolo palestinese non otterrà i propri diritti.

L’UNRWA ha dichiarato che Israele ha torturato i suoi dipendenti “per rilasciare false dichiarazioni contro l’Agenzia, incluso il fatto che l’Agenzia ha affiliazioni con Hamas e che i membri del personale dell’UNRWA hanno preso parte alle atrocità del 7 ottobre 2023”.

Che altro possiamo aggiungere? Che prove mancano per impedire il prosieguo della guerra?

Sabato, 9 marzo 2024 – Anno IV – n°10/2024

In copertina: una manifestazione a Londra per il cessate il fuoco a Gaza – Fermo immagine da video

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