martedì, Marzo 19, 2024

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Di nuovo guerra nel Sahara Occidentale tra Marocco e Fronte Polisario

Fatima Mahfud: il popolo Sahrawi attende un referendum dal 1963 proposto dalle Nazioni Unite

di Laura Sestini

Fatima Mafud è la rappresentante del popolo Sahrawi in Italia.

A seguito della recente ripresa delle ostilità tra Marocco e Fronte Polisario le abbiamo chiesto di narrare in sintesi la storia del suo popolo e gli ultimi aggiornamenti.

Fatima Mahfud: – “La questione del Sahara Occidentale si pone alle Nazioni Unite nel 1963, quando l’Assemblea Generale dell’Onu chiede alla Spagna una soluzione per il processo di autodeterminazione del popolo Sahrawi. Viene quindi proposto un referendum, attraverso il quale gli abitanti possano scegliere se rimanere la 53° regione spagnola o diventare uno stato indipendente. 

La Spagna franchista quindi inizia un censimento degli abitanti del Sahara Occidentale, al fine di comprenderne il numero degli elettori, ma raggiungendo solo coloro che abitano nelle città. Il censimento verrà pubblicato nel 1974, ma il referendum per l’autodeterminazione dei Sahrawi non sarà mai concretizzato.

Nel frattempo, nel Sahara Occidentale – il 10 maggio del 1973 – nasce il Movimento politico del Fronte Polisario (Frente Popular de Liberación de Saguia el Hamra y Río de Oro), dopo alcuni precedenti movimenti di autodeterminazione da cui raccoglie delle eredità. Questo nuovo movimento sarà il più importante nel tempo, ancora attivo ai giorni nostri. Il 20 maggio 1973, solo dopo dieci giorni dalla sua istituzione, il Fronte Polisario dichiara la lotta armata, a causa del rifiuto della Spagna per l’istituzione del referendum.

Nel 1975, la Spagna esce dalla dittatura militare: Francisco Franco è anziano e malato e abdica il potere – durato quasi quattro decadi tra guerra civile e dispotismo – a Juan Carlos I di Borbone. Da questo momento la Spagna – con un re giovane e propenso verso un’apertura politica più democratica avrà maggiore interesse a stringere ‘amicizia’ con il Marocco, allora governato dalla monarchia di Hassan II – la cui decolonizzazione dalla Francia era avvenuta nel 1959 – a beneficio delle imprese spagnole. Juan Carlos I, eludendo la richiesta del referendum indicata dalle Nazioni Unite, cerca di siglare un accordo di controllo della sua colonia nel Sahara, con i tre paesi confinanti, ovvero Marocco, Mauritania e Algeria.

L’Algeria si rifiuta di entrare nell’accordo – per senso di fratellanza (era stata decolonizzata nel 1962) con un popolo oppresso e perché politicamente molto africanista. Quindi l’accordo viene firmato solo con la Mauritania e il Marocco, mentre il monarca spagnolo chiede che il 30% delle risorse di quel pezzo di Sahara lungo le coste oceaniche, rimangano a beneficio delle imprese e dell’economia spagnola.

La Mauritania, nel 1979, dopo una sconfitta armata con il Fronte Polisario, firma con quest’ultimo un trattato pace – riconoscendo la Repubblica Democratica Araba dei Sahrawi, autoproclamata dal Fronte Polisario a febbraio 1976 – cedendo il suo territorio. Quel territorio – in parte – verrà poi occupato dal Marocco con la politica della costruzione dei ‘muri’ (2500 chilometri minati di muro sorvegliato dai militari circondano il Sahara Occidentale -n.d.g.).

La guerra tra Sahrawi e Marocco andrà avanti fino al 1991, quando suo malgrado – per le conseguenze anche economiche che ha portato una guerra lunga anni – il re Hassan II accetta la proposta di pace dell’Unione Africana e delle Nazioni Unite, identica nelle richieste a quella di molti anni prima rivolta alla Spagna: referendum di autodeterminazione del popolo Sahrawi. Si nomina quindi una missione speciale Onu – tuttora vigente (Minurso) – ma incompleta a causa della mancanza del mandato per la protezione dei diritti umani, un fatto incomprensibile. Il referendum avrebbe dovuto prendere come base elettorale il censimento spagnolo del 1974, ma ancora una volta niente si è mosso, mentre il popolo Sahrawi attende pazientemente l’attuazione del ‘proprio’ referendum di autodeterminazione a causa delle pretese del Marocco, affinché le Nazioni Unite accettino e riconoscano la sua annessione del Sahara Occidentale. 

Questo non potrà succedere, poiché le leggi internazionali riconoscono la sovranità dei popoli, quindi la decisione rimane al popolo Sahrawi se cedere il territorio al Marocco o divenire una Repubblica indipendente. Inoltre l’Unione Africana è creata su due principi basilari, ovvero la cacciata del colonialismo dai suoi territori e la non violabilità dei confini lasciati dal colonialismo. Il popolo Sahrawi rientra perfettamente in questi due principi cardine.”

Cosa è successo nel 2020, perché si riattivasse la lotta armata?

F.M.: -“Nel 2020, i Sahrawi, stanchi di veder sfruttare da anni le risorse nel proprio territorio da parte del Marocco, senza che le Nazioni Unite si prodighino per trovare una vera soluzione, hanno deciso di occupare la località che rappresenta tutti i simboli dell’occupazione marocchina, ovvero il passaggio di Guerguerat, al confine con la Mauritania.

A Guerguerat il Marocco ha costruito una strada illegale – che viola tutti gli accordi del 1991 – ed era stato già avvisato che se fosse intervenuto sui manifestanti, l’accordo di pace del 1991 sarebbe stato subito considerato nullo dal Fronte Polisario.

Il Marocco, al contrario è intervenuto per ripristinare lo sfruttamento delle risorse naturali, violando il vincolo del cessate il fuoco e quindi sono riprese le ostilità. Un conflitto di che tipo? Non importa molto: basta sapere che il Marocco cerca di non far trapelare che c’è un conflitto in corso, ma usa i droni per contrastare i combattenti Sahrawi, tanto che è stato ucciso il capo della gendarmeria nazionale – Addah Al-Bendir.”

Nel 2020, Donald Trump, tra gli ultimi proclami da presidente statunitense ha riconosciuto il territorio del Sahara Occidentale al Marocco.

F.M.: – “Trump non solo ha fatto quel proclama a solo dieci giorni dalla fine del suo mandato, che non ha nessuna validità giuridica e non cambia lo statuto del Sahara occidentale – ma l’ha messo in parallelo con altre questioni di amicizia con Israele, con cui il Marocco ha ottime relazioni. Tutto ciò non c’entra niente e non si può mettere in comparazione con situazioni di decolonizzazione. Nessuna nazione al mondo, neanche la Francia, il Paese maggior alleato europeo del Marocco ha dato seguito alla dichiarazione di Trump. L’amministrazione di Biden è stata molto pressata da nazioni e associazioni, e gli stessi consiglieri – democratici e repubblicani – hanno affermato che fosse una dichiarazione pericolosa, da James Baker e Rose – inviati speciali, fino a John Bolton ex-consigliere della sicurezza nell’amministrazione Trump.

Mentre nessuno ha dato ascolto a quanto diceva Trump, il Marocco ha cambiato argomento, parlando dei suoi (vecchi) problemi con l’Algeria, con la Mauritania che ha inviato i militari nella penisola di Laguera – metà nel territorio marocchino e metà in Mauritania (in pratica nel Sahara Occidentale) – dove il Marocco sta costruendo un porto, con diniego mauritano che non darà mai il riconoscimento.  Inoltre il Marocco sta attaccando la Spagna, rea di aver ospitato il Presidente sahrawi, Brahim Ghali, per cure mediche. Il Marocco sta architettando più situazioni contro la Spagna, sulla questione Ghali, calunniandolo che sia in quel Paese per problemi legali o che sia entrato con nome falso. Un’associazione marocchina ha sporto denuncia su centinaia persone sahrawi, molte di cui vivono in Spagna, ma tutto ciò è risultato un buco nell’acqua. Ghali è ospite in Spagna per diritto umanitario e appena sarà guarito tornerà in Algeria.

Per ripicca il Marocco ha inviato 4500 migranti marocchini, di cui la metà molto giovani, alle isole Canarie, giusto per disturbare il paradiso dei turisti. L’Europa finanzia il Marocco, mentre il sovrano spende tutti quei soldi, non per migliorare la vita dei suoi cittadini che scappano verso il Vecchio Continente, ma per comprare cacciabombardieri.

Una politica contraddittoria quella del Marocco: migrazioni e scambi economici sono indispensabili e vanno a beneficio di tutto il Nord Africa, e nessun Paese ne è contrario, neanche i Sahrawi che hanno bisogno di know-how e di un futuro meraviglioso e hanno sempre interloquito con i paesi occidentali. Però non attraverso una politica di ricatto, bensì nel rispetto della legalità e della solidarietà tra i popoli. 

Tornando alla Spagna, il partito di destra Vox ultimamente ha chiesto all’Europa di dare spiegazione ai cittadini perché il Marocco utilizza gli aiuti economici per migliorare la sua capacità militare, invece di incentivare l’economia interna in un momento così delicato dovuto alla pandemia.

Infine la Germania è stata rimproverata dal Marocco per aver ribadito la sua posizione a favore del Sahara Occidentale e il suo statuto, non ritenendo opportuno il proclama di Trump e confermando che Angela Merkel abbia discusso con l’amministrazione Biden sui Sahrawi. Mentre nel 2020 il Marocco ha ritirato il suo ambasciatore dalla Germania perché non è stato convocato dalla nazione teutonica a una conferenza sulla questione libica; quest’ultima si è giustificata di essersi basata su criteri di vicinanza frontaliera alla Libia.”

Quanti sono attualmente i cittadini Sahrawi?

F.M.: – “Non arrivano a un milione, ma non c’è un censimento reale perché non si può censire chi abita nei territori occupati e neanche i cittadini della diaspora, in Mauritania e in Spagna e anche al sud del Marocco. Ci sono 200 mila cittadini Sahrawi rifugiati censiti in territorio algerino, ma che stanno sotto la Repubblica Sahrawi. Di base sono in Algeria e nei territori occupati.”

E’ vero che il Fronte Polisario aveva dei militari marocchini prigionieri che il Marocco non riconosceva, e quindi non voleva indietro?

F.M.: – “Si, erano circa 3300, ma sono stati tutti liberati, unilateralmente. I primi furono rilasciati nei primi anni ’90 su suggerimento dell’allora Governo Andreotti, al Fronte Polisario, come gesto di buona volontà. Ne furono liberati 500, che da uomini liberi hanno passato cinque anni prima che il Marocco li riprendesse indietro. E una volta accettati in patria non gli è stato riconosciuto nessun beneficio come prigionieri di guerra e per aver combattuto per la madrepatria, e tuttora manifestano davanti al Ministero della difesa, per non aver ricevuto il trattamento che gli spetterebbe e uno di loro ha chiesto addirittura la cittadinanza Sahrawi. Chi ha convissuto molti anni con il popolo Sahrawi è anche rimasto legato alle sue usanze e costumi e ha creato rapporti forti con alcune persone.”

Come mai in Sahara Occidentale numerosi Stati africani e del Golfo hanno aperto i loro Consolati? Consolidano la tesi del Marocco, quale sovrano del territorio?         

F.M.: – “Una delle tante trovate pubblicitarie del Marocco, che deve sempre trovarne una nuova: sono consolati fittizi, poiché nel Sahara occidentale non ci sono cittadini di quei Paesi al di fuori dei coloni e dei Sahrawi. Quindi a cosa servono? Alcuni hanno dichiarato la chiusura, dopo aver esposto la bandiera e fatto una foto ricordo, USA compresi. Neanche i custodi ci sono in questi consolati.”

L’Italia che rapporti ha con il popolo Sahrawi e il Fronte Polisario?

F.M.: – “L’Italia come governo non ha mai cambiato politica anche se viene trascinata per la giacca, magari dalla ‘sorella’ francese che è la più coinvolta in questa battaglia tra i Paesi europei. L’Italia si è sempre tenuta alla larga e ha mantenuto un comportamento politico lineare, dichiarandosi sempre pro il referendum di autodeterminazione per il popolo Sahrawi. Noi siamo un popolo tranquillo, almeno finora. Poi c’è la solidarietà italiana: ci sono i Comuni, le Regioni ma il sentimento è bipartisan sinceramente. Da novembre stiamo facendo la campagna dell’adozione degli Ordini del giorno per la solidarietà con il popolo Sahrawi e finora abbiamo 68 Comuni che li hanno approvati e poi ce ne sono moltissimi gemellati con i Sahrawi e tantissime Associazioni – dall’estremo nord all’estremo sud Italia – che lavorano per aiutare il popolo Sahrawi a sopravvivere in questo momento così difficile. C’è molta Italia nei campi dei rifugiati Sahrawi.”

Un paio di nomi di Comuni italiani gemellati?

F.M.: – “Il primo Comune italiano gemellato con i Sahrawi è stato Sesto Fiorentino – nel 1983 – esempio seguito da altri 350 enti, tra Comuni, Regioni e Province. Poi l’Italia ha sempre accolto i bambini Sahrawi, che hanno possibilità di vedere altri aspetti di società e incontrare altre persone: per noi è questo un gesto davvero importante.”

Sabato, 15 maggio 2021 – n° 16/2021

In copertina: Fatima Mahfud, rappresentante in Italia del popolo Sahrawi – Foto courtesy Fatima Mahfud

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