martedì, Marzo 19, 2024

Ambiente, Lifestyle, Società

Chi è più pericoloso, l’uomo o la natura?

A rischio la Salamandra di Aurora scoperta per la prima volta in Veneto nel 1978

di Laura Sestini

L’appello è stato lanciato dal WWF Trentino a proposito dei lavori che si stanno effettuando nell’area dell’Altopiano di Asiago, anche conosciuto come Altopiano dei Sette Comuni, nella provincia di Vicenza.

La Salamandra atra aurorae è una sottospecie appartenente agli anfibi urodeli della famiglia Salamandridae, poco conosciuta, scoperta per la prima volta nel 1978 nel Bosco del Dosso – località delle PrealpiSe italiane sudorientali inclusa nel progetto Natura 2000, ossia una rete di siti di interesse comunitario (SIC) a tutela speciale per diverse varietà di uccelli selvatici – e in una piccola area confinante del Trentino, per un’area complessiva di 30 chilometri quadrati.

In specifico, la sottospecie Salamandra atra aurorae, da (originariamente) anfibio, si differenzia per non avere una fase acquatica, come i suoi consimili di salamandra alpina, anche se necessita di habitat molto umidi, prediligendo i sottoboschi di boschi maturi.

La Salamandra di Aurora è stata soprannominata anche ‘salamandra dorata’ poiché, diversamente dalla varietà alpina – tutta nera – presente sul territorio nazionale, ha delle macchie giallo-dorate sul dorso.

Salamandra alpina
Salamandra atra

Questa specie, benché al momento ritenuta unica al mondo, non ha ricevuto mai alcuna tutela, nonostante sia considerata in pericolo di estinzione, inscritta nella lista rossa dell’UCN – l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura – e nonostante risulti tra le specie prioritarie per la Direttiva Habitat dell’UE.

La sua descrizione come sottospecie avviene solo nel 1982 e fin da allora la Salamandra di Aurora è stata a rischio, in virtù del territorio molto ristretto costituente il suo habitat naturale – soprattutto abetine secolari, sopravvissute alla Prima Guerra Mondiale, una vera rarità per l’Altopiano di Asiago.

Nel maggio del 2012, le amministrazioni locali autorizzarono lavori forestali molto pericolosi, proprio nell’area di presenza più significativa di questa specie così rara. La protesta, allora, di scienziati e di alcuni politici più sensibili, riuscì a fermare temporaneamente le attività forestali nell’area favorendone nuovi studi e attivando anche numerose attività didattiche indirizzate alla conoscenza della piccola salamandra verso i bambini e le loro famiglie.

Infine, nel 2016, si emanano le Misure di Conservazione per la specie nell’ambito della Rete Natura 2000, parametri che avrebbero dovuto regolare lo sfruttamento delle foreste al fine di ridurre al minimo gli impatti sulla Salamandra di Aurora, ma che al contrario hanno dato pochi risultati reali.

Questa specie di salamandra passa gran parte dell’anno nel sottosuolo in una sorta di semi-letargo e tra i forti rischi che corre vi è quello dovuto ai lavori di taglio ed esbosco, normalmente effettuati tra la primavera e l’autunno, ossia negli unici mesi in cui gli individui tornano in superficie, rischiando così di essere schiacciati dai mezzi meccanici. Le salamandre sono animali piccoli, che hanno limitate possibilità di spostamento, quindi i cambiamenti così radicali del loro territorio possono comportare anche l’estinzione di un’intera popolazione.

Dal 2016 le operazioni forestali sono state in parte limitate al periodo di minore attività della specie, ma la strada per una tutela efficace è ancora lunga e si rischia fortemente di non intervenire in tempo.

La minaccia più grave, per questa rara specie, rimane principalmente l’impoverimento della qualità delle foreste, gestite con l’impiego di macchinari che riescono a raggiungere ogni angolo del bosco e lasciano, con il loro passaggio, profondi solchi, rivoltando e compattando il terreno, cancellando le caratteristiche del micro habitat del sottobosco, ricoperto da specie vegetali che trattengono l’acqua e vivono in ambienti molto umidi, quali muschi e licheni.

Dopo il passaggio della tempesta di Vaia, a ottobre del 2018, che vide coinvolta maggiormente la regione Veneto, ma anche il Trentino, il Friuli-Venezia Giulia e la Lombardia, e i cui venti superarono i 200 km/h – si stima un abbattimento di oltre 14 milioni di alberi – devastando molte porzioni di bosco, incluse parti dove vive la salamandra di Aurora, la situazione si è evoluta in maniera ancora più critica, soprattutto per mano dell’uomo.

La comunità scientifica ha proposto soluzioni concrete per le operazioni di esbosco e di ripristino dell’area devastata dall’eccezionale evento naturale, con l’intento di limitare impatti inadeguati sull’habitat dei boschi centenari, chiedendo un confronto con le autorità locali e regionali – appello rimasto inascoltato, nonostante il supporto del Ministero dell’Ambiente.

In pratica, grossi macchinari, indispensabili per esboschi di questa entità, hanno operato in piena estate, segnando profondamente l’ambiente, violando le specifiche misure di tutela dettate dall’Europa anche in aree in cui lo sfruttamento delle foreste è strettamente regolamentato per la conservazione della natura.  

Ma perché succede tutto questo, in barba a ciò che prescrive la legge sulla tutela degli habitat naturali – a maggior ragione in aree con specie rare e a perenne rischio di estinzione? Noi abbiamo due risposte oggettive: la gestione forestale nell’Altopiano dei Sette Comuni è finalizzata principalmente alla produzione di legno e al turismo, quindi a precise e prioritarie strategie di riduzione economica dei danni provocati dalla tempesta di Vaia, per attrarre nuovamente il flusso vacanziero – che vediamo di buon occhio perché tipologia di turismo naturalistico, ma non a discapito di specie animali, qualsiasi  esse siano e di maggiore tutela se a rischio di estinzione o peculiari di singole aree geografiche.

Se le Regioni fanno orecchie da mercante, l’attuale bozza del nuovo Decreto ministeriale soprannominato Semplificazioni, sembra che contenga – dall’allarme lanciato in questi giorni da Ebe Giacometti, presidente dell’ONG Italia Nostra, una tra le più antiche associazioni ambientaliste italiane – l’incremento annuo di prelievo nelle nostre foreste (tagli boschivi di esboscamento) dalle attuali percentuali del 18 fino al 50% e oltre. Se ciò andasse davvero a compimento, oltre a devastare uno dei maggiori patrimoni naturali della penisola, mettendo in pericolo anche la grande biodiversità italiana rispetto all’Europa – e con temibili effetti sul dissesto idrogeologico – l’esecrabile piano ministeriale dovrebbe orientarsi verso un nuovo titolo, che volentieri cambieremmo in Complicazioni.

In copertina: Salamandra di Aurora (Salamandra atra aurorae) – Foto: Sara Lefosse

Petizione per la tutela della salamandra di Aurora:
https://www.change.org/p/sergio-costa-salviamo-la-salamandra-di-aurora?utm_content=cl_sharecopy_23054031_it-IT%3A4&recruiter=1010987338&utm_source=share_petition&utm_medium=copylink&utm_campaign=share_petition

Per approfondire:
https://www.minambiente.it/pagina/rete-natura-2000
http://www.iucn.it
https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/HTML/?uri=LEGISSUM:l28076&from=IT

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