martedì, Marzo 19, 2024

Italia

Violenza nelle carceri

Perché lo Stato non vede?

di Laura Sestini

Non suona nuova la pratica violenta negli istituti di pena, tantomeno nelle caserme di polizia, come abbiano tante volte letto e pure talvolta scritto (https://www.theblackcoffee.eu/la-prima-volta-del-reato-di-tortura-in-italia/).

Ecco, che alla vigilia dal 20° anniversario degli eventi drammatici che si perpetrarono a danno di molti manifestanti a Genova al G8 del 2001 – i cui eventi sono previsti dal 18 luglio 2021 – dal carcere di Santa Maria Capo Vetere si hanno notizie, a dir poco, sconcertanti.

Per l’ennesima volta – e già accaduto in differenti contesti carcerari durante il 2020 – i familiari di alcuni detenuti denunciano casi di violenza, arbitraria e gratuita, da parte degli agenti di custodia, avvenuti all’interno dell’istituto detentivo del casertano. Gli episodi – agìti in più giorni – sono stati confermati dai video delle telecamere di sorveglianza interni alla stessa struttura.

Le azioni di violenza risalgono al 6 aprile 2021 – durante il primo lockdown a contenimento del virus – un mese dopo le altre rivolte carcerarie accesesi in numerose case circondariali, di cui alcune molto partecipate, a causa del sovraffollamento numerico che riguarda la maggioranza degli istituti, e la conseguente impossibilità al distanziamento fisico previsto dalla normativa anti-Covid.

Anche nel carcere campano un tentativo di rivolta era avvenuto qualche giorno prima dell’azione punitiva degli agenti di custodia che, a causa delle contestazioni, decisero – confermate da registrazioni telefoniche – di ‘dare una lezione al bestiame’.

A marzo 2020, da Nord a Sud della penisola, Milano, La Spezia, Ferrara, Modena, Rieti, Bologna Bari e molte altre città – circa 70 – divennero teatro di rivolta nelle carceri, e di risposta violenta da parte delle relative autorità penitenziarie.

In pochi giorni si contarono 14 decessi, tra i detenuti in varie città, e molti feriti – tra cui anche un centinaio di agenti.

Modena fu l’epicentro delle contestazioni e dell’incapacità da parte delle forze dell’ordine di gestire la situazione: il risultato furono materassi dati alle fiamme ed 8 morti, ‘curiosamente’ tutti giovani maghrebini – di cui uno per overdose da metadone.

I casi sono tutti stati archiviati dal GIP di Modena – poche settimane fa – su richiesta dei Pubblici Ministeri. A differenza delle indagini – avviate inverosimilmente contro ignoti – i detenuti defunti hanno tutti un nome e non hanno più diritto, definitivamente, di parola.

La vicenda di Santa Maria Capua Vetere – che vede indagati circa una sessantina tra agenti penitenziari e dirigenti – riapre la questione tout-court, e pone al centro del dibattito, non nuovo, bensì reiterato fin dall’antichità ai quattro punti cardinali e mai risolto, l’obbligo di approfondire; non solo la vicenda giudiziaria – altresì la faccenda andrebbe affrontata soprattutto dal punto di vista culturale, di controllo dei comparti di sicurezza statali ‘deviati’, e dei diritti umani e civili.

Per le violenze arbitrarie subite da molti detenuti di Santa Maria Capua Vetere – cui sembra vittima anche un uomo in sedia a rotelle, picchiato con un martello sulla testa – sono investigati i dirigenti Gaetano Manganelli, ex comandante del carcere, Pasquale Colucci, comandante del nucleo traduzioni e piantonamenti – posti agli arresti domiciliari, e Antonio Fullone, provveditore delle carceri della Campania, interdetto dalle funzioni professionali.

Tra gli indagati risultano anche due medici dell’ASL, con l’accusa di falsificazione di documenti che attestano lesioni agli agenti coinvolti.

Tra le accuse agli indagati risultano a vario titolo le torture pluriaggravate, reato da qualche anno inserito nel Codice penale, a seguito di cui – a gennaio scorso – è stata inflitta la prima condanna in Italia proprio a carico di un agente di polizia penitenziaria in servizio presso il carcere di Ferrara, su fatti di violenza accaduti nel 2017 a danno di un detenuto – ‘per aver commesso deliberata violenza e avendo agito con crudeltà e violenza grave’.

La Ministra dell’Interno Luciana Morgese ha considerato le vicende come un tradimento alla Repubblica.

A noi pare che non sia mai stato differente da adesso, si è solo imparato a denunciare i fatti.

Sabato, 3 luglio 2021 – n°23/2021

In copertina: il carcere di Santa Maria Capua Vetere (CE)

Condividi su: