martedì, Ottobre 08, 2024

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Quei “Versi satanici” che mobilitano il mondo musulmano

Lo scrittore Salman Rushdie vittima del fanatismo

di Ettore Vittorini

È possibile porre a confronto sul piano delle persecuzioni religiose Salman Rushdie con Giordano Bruno? La domanda appare troppo capziosa soprattutto a causa di più di quattro secoli di storia che dividono i due personaggi oltre alla loro diversa attività intellettuale: il primo, frate domenicano, grande filosofo, sostenitore della indipendenza del pensiero, indifferente a tutte le confessioni religiose, era scettico verso la Trinità sostenuta dalla chiesa di Roma. Era un grande protagonista della filosofia di allora.

Rushdie scrittore indiano nato nel 1947 a Bombay – oggi Mumbai – da una famiglia benestante di religione islamica, fu costretto a emigrare in Gran Bretagna per fuggire dalle minacce dei correligionari indiani provocate dai suoi scritti carichi di ironia. Il suo stile – che si avvicina alla corrente del “realismo magico” – unisce la fantasia con la vita reale.

Li accomuna la persecuzione subita dalle rispettive religioni: Giordano Bruno (1548-1600), processato dall’Inquisizione per eresia, non volle abiurare e venne condannato a morte. Fu bruciato vivo a Roma il 17 febbraio nella piazza di Campo dei fiori e per impedirgli di urlare gli aguzzini del Papa gli misero la mordacchia. Anche Galileo Galilei nel 1633 fu processato per eresia, ma se la cavò con l’abiura.

Rushdie pochi giorni fa è stato ferito gravemente mentre si accingeva a condurre una conferenza in una cittadina dello Stato americano del New Jersey di fronte a duemila persone. Un giovane fanatico musulmano libanese gli ha inferto diversi colpi di pugnale che lo hanno ferito gravemente. Adesso è fuori pericolo.

La “colpa” dello scrittore era quella di aver scritto e pubblicato nel lontano 1988 il libro “I versi satanici”, una storia fantastica chiaramente allusiva a Maometto che i musulmani sciiti iraniani ritennero blasfema. Il 14 febbraio dell’anno successivo – l’ayatollah Khomeini gli lanciò la fatwa, la condanna a morte che ognuno dei fedeli, dovunque si trovasse, avrebbe potuto eseguire. Rushdie lo seppe da una giornalista della BBC che gli telefonò a casa. “Presto sarò morto”, le disse. Da quel momento la sua vita mutò completamente: costretto ad abbandonare con la famiglia la sua abitazione per dimorare in un posto più sicuro, gli fu assegnata una scorta che non lo ha mai abbandonato sino a poco tempo fa.

Edizione persiana illegale di The Satanic Verses di Salman Rushdie, pubblicata per la prima volta in inglese nel 1988.
Foto: Olaf Simons da copia del volume acquistata a Berlino

È un simbolo dell’intolleranza di una religione che rimane ferma al Medioevo. E non è l’unico: è lungo l’elenco delle stragi compiute in Europa dai fanatici musulmani sin dall’inizio di questo secolo, da Parigi a Nizza, da Madrid a Barcellona, dal Belgio alla Germania. Centinaia di vittime immolate nel nome di Allah che in realtà è uno strumento innocente di un fanatismo irresponsabile.

Anche il nostro Dio cristiano – cattolico, protestante, calvinista – è stato usato come bandiera di sanguinose guerre di religione europee, ma questo avveniva tanti secoli fa, con le persecuzioni degli eretici, con la caccia alle streghe, immortalata da Arthur Miller nella sua opera “Il crogiuolo” che narra del processo contro 200 tra uomini e donne accusati di stregoneria. Avvenne nel 1692 a Salem nel Massachusets – colonia britannica in America – quando in Europa incominciava ad apparire l’Illuminismo. Venti imputati vennero condannati all’impiccagione e gli altri rimasero nelle carceri. Soltanto molti anni dopo Salem ammise che i condannati erano tutti innocenti. La Chiesa di Roma non si è mai scusata per l’assassinio di Giordano Bruno mentre lo ha fatto per Galileo Galilei.

Rushdie, grazie alle misure di sicurezza che lo circondavano da 33 anni è riuscito a sfuggire alla fatwa, mentre ne sono stati colpiti alcuni dei traduttori del suo libro stampato in molti Paesi: nel 1991 il giapponese Hitoshi Igarashi venne ucciso nel suo ufficio; lo stesso anno l’italiano Ettore Capriolo fu ferito a coltellate a Milano; la stessa sorte capitò nel 1993 al norvegese .

Lo scrittore de “I versi satanici”, non ha avuto vita facile neanche nella sua patria adottiva. A parte le difficoltà di una vita segregata, ha dovuto subire anche le critiche e l’ostruzionismo dei “cristiani” britannici: l’editore inglese del libro ne bloccò la stampa e mandò al macero le copie già prodotte; i giornali benpensanti gliene dissero di tutti i colori arrivando a definirlo un “egomaniaco”; l’arcivescovo di Canterbury lo accusò di aver offeso Maometto; il deputato laburista Max Madden lo rimproverò per non aver concesso ai musulmani il diritto di replica; il principe Carlo avrebbe detto che se l’era cercata. Invece dopo l’aggressione dei giorni scorsi, la scrittrice Joanne Rowling è stata minacciata di morte via Twitter da alcuni fanatici islamici per avere espresso solidarietà a Rushdie.

A questo punto viene da chiedersi: non sarebbe meglio se gli islamici si occupassero di più dei grandi problemi che avvolgono i loro Paesi?

Sabato, 20 agosto 2022 – n° 34/2022

In copertina: al centro Hady Matar, il giovane attentatore libanese – Fermo immagine da video

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