venerdì, Ottobre 04, 2024

Italia, Politica

La nascita del nuovo governo e i “capricci” di Berlusconi

Il “Cavaliere” come un attore al tramonto

di Ettore Vittorini

L’Italia avrà il nuovo governo di destra. Ieri mattina Giorgia Meloni si è presentata con i membri della Lega e di Forza Italia al Quirinale. L’incontro col Presidente Mattarella è durato solo 10 minuti durante i quali ha parlato soltanto lei. Nel pomeriggio ha ricevuto ufficialmente l’incarico e ha presentato la lista dei ministri. Tra i ministeri più importanti, ad Antonio Tajani di Forza Italia è stato affidato il quello degli Esteri; gli Interni – ambito da Matteo Salvini – all’ex prefetto Matteo Piantedosi che fu nominato al precedente incarico da Matteo Salvini durante il primo governo Conte; all’Economia Giancarlo Giorgetti; alla Giustizia l’ex magistrato Carlo Nordio; alla Difesa Guido Crosetto, braccio destro della Meloni. Vicepresidenti: Tajani e Salvini.

Ma prima di venerdì l’esordio dell’alleanza delle destre che ha conquistato il potere con le elezioni, non era stato edificante, anzi molto pietoso. Sono tanti i termini per definirlo: grottesco, ridicolo, drammatico e, infine, pericoloso per il futuro del nostro Paese.

Per descrivere quanto è accaduto questa settimana nella politica italiana si può ricorrere ancora una volta alla similitudine con uno spettacolo teatrale di bassa lega, con attori improvvisati, altri ben noti e alcuni di età avanzata e di lunga carriera che si credono ancora all’apice del successo e non si arrendono al tramonto.

Lo spettacolo – il cui genere resta molto vago – comprende quattro atti. Il primo racconta la votazione per il presidente del Senato dominata da intrighi e insulti consumati all’interno della maggioranza.

Primo atto: La rissa tra gli “alleati-attori” non è dovuta a motivi ideologici, ma principalmente a causa di una ripicca per la mancata assegnazione nella formazione del nuovo governo di una poltrona ministeriale a un “Carneade” in gonnella. Chi è costei? Licia Ronzulli, una signora che gode della massima amicizia di Silvio Berlusconi, ma politicamente inesistente anche se senatrice dal 2018. Il “cavaliere” leader di Forza Italia e “primo attore anziano”, si era battuto negli incontri con i partiti alleati per promuovere la sua protetta e inoltre aveva chiesto anche il ministero di Giustizia per Maria Elisabetta Casellati, sino a pochi giorni fa presidente del Senato. Conosciamo bene i motivi della predilezione per quel ministero.

Secondo atto: la “protagonista donna”, Giorgia Meloni si era opposta alle due richieste per motivi di opportunità e forse anche – si spera – di decoro politico. Di conseguenza Forza Italia si è astenuta dal votare per la presidenza del Senato a favore di Ignazio La Russa, membro di FdI, noto per il trascorso neofascista.

Ma il candidato è stato ugualmente nominato grazie ai voti di 19 “comparse” nei panni di franchi tiratori della minoranza. Chiamarla opposizione non è giusto perché sarebbe un complimento immeritato. Non si conoscono i nomi dei “diciannove”, ma certamente fanno parte di patteggiamenti sottobanco tra i due schieramenti per ottenere incarichi trasversali come le vicepresidenze o le nomine dei questori del Parlamento.

L’atmosfera inquinata dell’aula del Senato si è nobilitata soltanto con l’intervento di Liliana Segre – senatrice estranea a quello spettacolo – che ha aperto la seduta con un solido e commovente discorso durante il quale ha evocato il passato, quando Mussolini definì il Parlamento “aula sorda e grigia” ed elencando tutti i mali della dittatura fascista.

La rappresentazione nel Senato non si è conclusa dopo l’elezione di La Russa, ma ha proseguito con la rivelazione delle quattro parole riprese da un attento fotografo sul taccuino di Berlusconi, che definivano l’atteggiamento della Meloni “supponente”, “prepotente”, “arrogante”, “offensivo”. La replica della futura premier è stata: “Non sono ricattabile”.

Dopo questo scontro a distanza, la conseguenza avrebbe potuto essere una rottura dell’alleanza? Macché: il giorno dopo il cavaliere è “andato a Canossa” nella sede romana di Fratelli d’Italia per “baciare la pantofola” di Giorgia. Ormai per lui erano finiti i tempi di quando gli “ammiratori” e gli alleati si precipitavano a rendergli omaggio nella villa di Arcore o al palazzo Grazioli di Roma. Invece ha dovuto far penitenza in via della Scrofa e accettare le condizioni della padrona di casa. La Ronzulli dovrà accontentarsi della nomina di capogruppo in Senato e alla Giustizia vi andrà un tecnico, il magistrato in pensione Carlo Nordio,

Terzo atto: alla votazione di sabato per la presidenza della Camera è invece andato tutto liscio: è stato votato il leghista Lorenzo Fontana famoso per il suo fondamentalismo cattolico. È nota la sua frase:” Le coppie gay mi fanno schifo”. In questa elezione le altre “comparse”, tutte della minoranza, non sono mai entrate in scena. Sembrava che la maggioranza si fosse ricompattata e lo spettacolo concluso. Invece si è passati al quarto atto che ha ancora avuto per protagonista l’”attore anziano” Silvio Berlusconi.

Quarto atto: lo spettacolo si è tinto di giallo perché durante due riunioni tra i suoi fedeli, un “traditore” ha registrato alcune dichiarazioni del “Cavaliere”a favore del “protagonista cattivo”,” Vladimir il Terribile”, che vive in Russia. Le parole di Silvio lo elogiavano sottolineando che era diventato buono e confessava di aver scambiato con lui dolci lettere e alcuni doni.

Adesso torniamo alla realtà politica. Giorgia ha reagito duramente alle parole di Berlusconi, affermando: “L’esecutivo sarà parte dell’Europa e della alleanza atlantica. Chi non fosse d’accordo su questo caposaldo non potrà far parte del governo”.

E di nuovo Berlusconi ha dovuto ritrattare sulle proprie capricciose intemperanze che avrebbero potuto compromettere l’alleanza tripartita. Qual è la verità sul comportamento del “divo”? È stato spinto da motivi psicologici dovuti all’età e al crollo della sua immagine?

Non sono giustificazioni sufficienti. In realtà le sue parole a favore di Putin del quale si considera “il quinto dei suoi migliori amici”, rispecchiano una mentalità diffusa tra i politici di Forza Italia, la Lega e i loro elettori. Di Salvini, che durante lo spettacolo di questi giorni sì è ben guardato dall’intervenire, sono noti i rapporti con Putin. Ma adesso tutto sembra riaggiustato col lieto fine: la Meloni si è conquistata con abilità il suo posto alla presidenza del Consiglio, ma avrà al suo fianco due “gendarmi” come vicepresidenti.

Sabato, 22 ottobre 2022 – n° 43/2022

In copertina: Giorgia Meloni con Matteo Salvini e Silvio Berlusconi – Foto: Governo.it

Condividi su: