venerdì, Marzo 29, 2024

Notizie dal mondo

La lotta per il Quarto potere

Gli imprenditori nel mondo dei Social

di Katya Lybiahovska

Quarto potere, oltre ad essere un’espressione diventata sinonimo dei mezzi di comunicazione di massa, è anche il titolo tradotto in italiano del capolavoro di Orson Welles – “Citizen Kane”. Un film girato nel 1941 che tutt’ora ci dà spunti di riflessione e che lo stesso Donald Trump ha più volte nominato come il suo “film preferito di tutti i tempi”.

La trama nella sua complessità si basa sulle vicende di Charles Foster Kane – un magnate della stampa, da alcuni considerato innovatore, che però al posto della verità cercava il sensazionalismo e, a modo suo, ha rivoluzionato il mondo della comunicazione. È stata proprio l’influenza che aveva sulla stampa a renderlo un uomo di potere, perché come ben sappiamo, l’informazione dall’inizio dei tempi va mano nella mano con la manipolazione, sono due facce della stessa medaglia usate come strumenti fondamentali per plasmare l’opinione pubblica.

Infatti, già nel 1941 Quarto potere era un’espressione con significato non necessariamente positivo. Il film mostra soprattutto il lato oscuro del potere che la stampa esercita sull’opinione pubblica. Ci viene presentata la facilità con la quale si può manipolare la realtà, l’influenza della stampa sulla politica, l’eccessivo interesse per la vita privata dei personaggi pubblici.

Di certo imprenditori che cercano di mettere le mani sull’immenso potere di diffondere informazioni non mancano anche oggi. Ma intanto il modo di fare comunicazione è cambiato e con esso anche il pubblico. Ottanta anni dopo l’uscita del film di Welles il quarto potere non è più la stampa. Oggi la comunicazione avviene attraverso canali molto diversi e anche se i giornali, le radio e le televisioni non sono scomparsi, l’informazione viene distribuita e consumata maggiormente sui Social media. Siamo arrivati al punto di avere a portata di mano notizie da ogni parte del mondo in tempo reale, ma sembra che allo stesso tempo abbiamo rinunciato alla qualità dell’informazione che invece è stata sostituita dalla divulgazione casuale di numerosi contenuti. Abbiamo spalancato le porte alla disinformazione di massa, alla manipolazione. E non credo di sorprendere nessuno col fatto che la lotta per il potere di “informare” ora è più feroce che mai.

C’è da dire che i Social sono forse i media con più potenziale creati finora, perché plasmano la nostra opinione non solo su quello che succede fuori, ma hanno addirittura il potere di influenzare il modo in cui ci sentiamo con noi stessi e le decisioni che prendiamo. Ecco perché oggi un imprenditore che vuole avere il potere di comunicare con un vasto numero di persone, invece di fondare un giornale, crea o acquista un social media. Cosa che – a proposito – ha fatto proprio il grande ammiratore di Citizen Kane – Donald Trump.

Dopo l’assalto alla Casa Bianca a gennaio 2021, l’ex presidente degli Stati Uniti è stato bannato prima da Facebook e le piattaforme appartenenti a Meta group e, immediatamente dopo, anche dal suo social preferito – Twitter, lo spazio dove condivideva i suoi pensieri con circa 88 milioni di followers. Un anno dopo l’imprenditore ha trovato un modo alternativo per tornare sul mondo della comunicazione virtuale: ha fondato un suo social media che ha chiamato Truth – ovvero Verità – nome abbastanza provocatorio, che fa anche ridere, visto che Trump è stato più volte denunciato per divulgazione di fake news.

Al momento la piattaforma è disponibile solo per i dispositivi Apple. Evidentemente è stata pensata per il pubblico americano e ha come target potenziali elettori futuri, dato che Trump è solito svolgere le sue campagne elettorali online. Tutto questo lavoro per tornare ad avere voce nello spazio vitale dimostra come le piattaforme social sono diventate indispensabili per la condivisione di informazioni.

Abbiamo un esempio ancora più recente di imprenditore che ha deciso di aggiungere ai suoi acquisti un social media. Elon Musk – secondo Forbes l’uomo più ricco del mondo – ha dichiarato la sua intenzione di comprare Twitter, una delle più importanti Social networks negli Stati Uniti. La notizia ha sorpreso molti, soprattutto perché l’acquisto è stato valutato come svantaggioso. Perché comprarsi un intero social media se difficilmente può ricavarne dei soldi? Lo stesso imprenditore ha dichiarato che non lo fa per guadagnarci. In uno dei suoi discorsi più recenti su TedTalks ha spiegato che la sua idea è quella di trasformare Twitter in una piattaforma pubblica, più inclusiva e massimamente affidabile rendendo l’algoritmo pubblico e trasparente per tutti gli utenti. “Lo faccio per il futuro della civiltà, non mi interessa l’aspetto economico” – afferma il miliardario.

La risposta, per quanto apparentemente filantropica, non ha soddisfatto del tutto le curiosità del pubblico. Sull’affare hanno scritto diversi giornali statunitensi cercando di chiarire le vere intenzioni che stanno dietro l’acquisizione. Secondo alcuni questa sarebbe l’ennesima mossa di un megalomane per avere gli occhi puntati su di sé. Opinionisti della rivista The Guardian hanno apertamente criticato Musk ricordando alcuni suoi post fuorvianti e come nel passato è stato costretto a rimuovere dei “cinguettii” contenenti informazioni ritenute false. Spiegano così che in realtà l’unica libertà che Musk cerca di difendere è la sua, non quella degli altri. Dietro la libertà della parola c’è il vero potere – la libertà di raggiungere più persone possibili divulgando informazione non accreditata senza dare conto a nessuno. Quello che vorrebbe Musk è trasformare il social in una piattaforma senza restrizioni, senza censure, senza controllo.

È curioso come entrambi gli imprenditori sostengono di essere dalla parte della verità e hanno scelto lo stesso modo di difenderla e divulgarla. Ma come possiamo pretendere di sapere dove sta la verità se i mezzi di comunicazione diventano sempre meno affidabili? Gli stessi giornalisti faticano a garantire la veridicità della comunicazione, evitano di assumersi questa responsabilità perchè loro stessi spesso si affidano alle informazioni che trovano sui network.

La lotta per il quarto potere non è mai stata guidata dall’intenzione di migliorare la qualità dell’informazione, è provocata piuttosto dal desiderio di dare voce alla verità soggettiva e – dove possibile – di imporla. Pochi cercano di essere oggettivi, la verità è un concetto sempre più vago, l’importante è solo che una certa opinione sia considerata da un maggior numero di persone. Sono proprio i social a incoraggiare questo modo di comunicare. Infatti, la nostra presenza online perde senso senza le persone che ci seguono, abbiamo bisogno di raggiungere più ascoltatori possibile per sentirci considerati.

Oggi più che mai ognuno vuole avere voce in capitolo, gli imprenditori moderni che tentano di mettere le mani sui nuovi canali di comunicazione sono anche attrattori di attenzione costante e, proprio come il personaggio Charles Foster Kane, difficilmente si interessano alla qualità dell’informazione. Il vero potere sta nella libertà di poterla diffondere senza restrizioni e assicurarsi che raggiunga un vasto numero di consumatori.

E la verità? L’unico posto dove possiamo garantire di trovarla è nel nome del nuovo Social di Trump.

Sabato, 4 giugno 2022 – n° 23/2022

In copertina: Immagine di Sergei Tokmakov/Pixabay

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