martedì, Marzo 19, 2024

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Il sovranismo che viene dall’Est

Polonia e Ungheria compromettono l’Europa

di Elio Sgandurra

Lo scorso 2 luglio, partiti politici di destra e di estrema destra e due Paesi dell’Unione Europea hanno firmato un appello che chiede una netta riforma dell’Europa in senso nazionalista e sovranista. I firmatari sono 16 in tutto e oltre ai capi di governo di Polonia e Ungheria, compaiono anche la Lega e Fratelli d’Italia, il Rassemblement National di Marine Le Pen e altri che si trovano nel resto della UE. Tutti chiedono la creazione di un raggruppamento sovranista all’interno del Parlamento europeo. I punti di riferimento di quelle formazioni politiche sono i governi europei definiti a ‘democrazia illiberale’ – Polonia e Ungheria – e quello di Donald Trump, quando governava gli Stati Uniti.

Il ‘sovranismo’, usato di frequente in questi ultimi anni, è un termine semanticamente neutro che può essere usato da ideologie politiche diverse. A sinistra è un ideale democratico della sovranità popolare; a destra, unito anche a populismo, può significare isolazionismo politico-militare e protezionismo economico, oppure esprimere un concetto di etnia e di superiorità di una nazione sull’altra. Soprattutto in Italia viene usato in modo generico e confuso per la propaganda politica della Lega, di Fratelli d’Italia e delle formazioni estreme come Casa Pound.

Luciano Canfora, storico e filologo ben lontano dalla destra, afferma sul sovranismo: -”Dire che la sovranità nazionale è un disvalore, è una stupidaggine. Se una cosa è giusta, anche se la dice uno di destra, non cessa di essere giusta”.     

L’Unione Europea ha preso posizione contro tutti questi movimenti ed ha soprattutto censurato le continue violazioni dello stato di diritto dell’Ungheria e della Polonia su temi come l’immigrazione, la violazione della libertà di stampa, la soppressione dell’indipendenza della magistratura. Il Parlamento di Budapest ha approvato anche una legge che vieta la diffusione di materiale che affronta temi sulla omosessualità. In Polonia è stata varata la legge che abolisce l’aborto. Il premier ungherese Viktor Orbán ha risposto alla UE che le critiche hanno un carattere colonialista.

Se aggiungiamo a quei due Paesi anche la Slovenia – più cauta nel condividere le proprie posizioni – viene da chiedersi come mai i governanti si siano allontanati dalla strada del liberalismo occidentale. Secondo molti politologi dopo la caduta del Muro di Berlino del novembre 1989, col passaggio dal regime comunista alla democrazia capitalista, quei popoli dell’Est adottarono subito i costumi, le leggi e le istituzioni dell’Occidente insieme al benessere e alla libertà. Ma per la Polonia e l’Ungheria, dove la politica di destra ha prevalso, ritenevano che la rottura col comunismo fosse stata soltanto l’inizio del cammino verso la liberazione nazionale. Inoltre i primi governi “di sinistra” erano formati da ex leader dei passati regimi. Pertanto Orbán a Budapest e i fratelli Kaczyński a Varsavia – dopo la presidenza di Lech Walesa, Jaroslav era Presidente della Repubblica e Alexander leader del partito Diritto e Giustizia avevano voluto cancellare drasticamente ogni legame col Comunismo, seguendo la strada della democrazia illiberale. Per esempio in Polonia fu varata una legge che imponeva a 350 mila dipendenti pubblici, docenti universitari, giornalisti, di dichiarare allo Stato ogni dettaglio del loro passato politico.

La svolta reazionaria è avvenuta con l’approvazione della maggioranza della popolazione attraverso elezioni regolari e l’appoggio di una oligarchia arricchitasi con i finanziamenti dell’Unione Europea nella quale le due nazioni erano entrate a far parte. Dei 395 miliardi di Euro ricevuti fino al 2020 dai Paesi dell’Est, la metà è andata a Polonia e Ungheria.

Eppure questi due Paesi continuano a contestare i principi democratici e le norme della UE respingendo critiche e avvertimenti provenienti da Bruxelles, allacciando inoltre stretti legami con la Russia di Putin e con la Cina. Fino a quando l’Europa continuerà a tollerare questo bluff?

Sabato, 31 luglio 2021 – n°27/2021

In copertina: il premier ungherese Viktor Orbán (a sinistra) e quello polacco Mateusz MorawieckiFoto Unione Europea

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