mercoledì, Dicembre 11, 2024

Società

Guerra nucleare o pace?

Le parole di Lisa Clark

di Laura Sestini

Le minacce su una possibile guerra nucleare, da quando è iniziata la guerra in Ucraina, a febbraio del 2022, si sono via via moltiplicate. Ad ogni avanzamento russo sul campo o per vicissitudini geopolitiche europee o transoceaniche e affermazioni del politico di turno, ne riemergono gli spauracchi.

Inoltre, lungo questo clima bellicoso, parallelamente agli statement dei vertici Nato e dei loro alleati europei, in Italia si è andato a innescare un meccanismo che preoccupa molti attivisti pro-pace, ovvero la militarizzazione delle scuole attraverso eventi organizzati dalle forze armate.

Recentemente, Lisa Clark, rappresentante italiana della Campagna Internazionale per l’Abolizione delle Armi Nucleari (ICAN) è stata invitata ad un evento organizzato da Pax Christi e l’associazione Mestizaje, con il patrocinio del Comune di Cecina, intitolato “Resistenza non violenta per un disarmo dei territori e della scuola”, che ha attratto molti avventori interessati a parlare di disarmo e pace.

Lisa Clark ha ricevuto molte domande dai presenti e quindi ha cercato di mediare con il suo argomento principale, ovvero la messa al bando delle armi nucleari, una tematica che ha avuto molto successo negli anni scorsi, nonostante l’opposizione delle potenze nucleari, e con cui si era riusciti a far approvare all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari che ne annunciava l’illegalità internazionale, la loro proibizione, la minaccia di usarle, ma anche possederle, trasferirle e commerciarle.

“Il nostro movimento, che si chiama ICAN – ha spiegato Clark – in inglese vuol dire “anche io posso”, e nasce lo stesso anno in cui Obama annunciò il suo “WeCan”, tantoché ci siamo litigiati spesso su di chi fosse stata davvero l’idea originale; comunque era lo stesso anno, il 2007, e in soli dieci anni, nel 2017, è stato approvato, dall’Assemblea Generale ONU, il Trattato, poi entrato in vigore dopo le necessarie ratifiche nel 2021, quindi abbastanza velocemente. Una specie di riscossa dei paesi poveri e disarmati nei confronti delle grandi potenze.

E’ anche vero che il Trattato – come tutti i trattati internazionali – obbliga solo gli Stati che lo ratificano, però questo è un accordo molto più potente del passato, poiché proibisce di trasferire, possedere, commerciare, assistere nella costruzione delle armi nucleari, e tutti i Paesi che l’hanno firmato e ratificato, per cui è diventato legge nazionale, non possono più collaborare con le potenze nucleari. Per esempio i Paesi che detengono le miniere d’uranio in Africa, moltissimi di loro hanno già ratificato il Trattato.

E’ importante parlare sul ruolo delle città, perché le armi nucleari sono le prime armi progettate e costruite specificamente per distruggere le città, quindi in violazione di qualsiasi senso di eticità e delle regole della guerra. Non le regole per aggredire, quello che si può fare prima di dichiarare una guerra, ma durante la guerra stessa. Quindi ci sono delle azioni bandite, che in guerra non si possono attuare; tutto ciò, la società internazionale degli Stati e dei popoli lo aveva già stabilito, iniziando la discussione qualche secolo prima, ma solo alla fine degli Anni ’40, dopo la fine della Seconda guerra mondiale, venne stabilito con la IV Convenzione di Ginevra e ratificato da tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite.

La Convenzione di Ginevra afferma che si debba distinguere le azioni di guerra tra combattenti e non combattenti, i civili, ma questo era stato appena violato con la bomba atomica lanciata sulle città giapponesi.

Da quel momento la coalizione contro le armi nucleari che abbiamo messo insieme negli anni è una aggregazione che include le associazioni degli enti locali mondiali, una gamma vastissima di associazioni di società civili, comprese le organizzazioni dei professionisti, per esempio l’ordine internazionale degli scienziati, dei meteorologi, dei medici per la prevenzione della guerra nucleare, i giuristi internazionali e molti altri, quindi c’è conoscenza perché c’è voglia di informarsi e di informare, e costruire una base di competenza che viene poi offerta agli Stati.

Attraverso questa metodologia, ci ha veramente stupito che più della metà degli Stati dell’ONU abbia subito capito che questo era un servizio a loro dedicato, e che loro avevano un dovere certo nei confronti dei popoli del mondo di aderire a questo Trattato, perché è un accordo che rispetta il futuro dell’umanità. Adesso, sono 90 gli Stati che hanno già ratificato il Trattato, quindi andiamo bene, ma altri Paesi non ne hanno ancora capito il vero scopo, l’utilità.

L’Italia che cosa ha fatto? L’Italia non ha nemmeno accettato, ha votato contro la proposta, nell’autunno del 2016, di convocare una conferenza per parlare di un ipotetico Trattato che vietasse le armi nucleari, votando negativamente. Da lì, quindi, nasce la nostra idea: pensavamo che fosse un errore e quindi abbiamo battezzato la nostra campagna “Italia Ripensaci”, poiché quel “no” andava contro tutta la tradizione dell’impegno, a livello internazionale, dell’Italia, di quasi tutti i governi precedenti, in particolare quelli degli Anni ’90 che sono stati attivissimi nei trattati internazionali di valore morale e etico, di disarmo. Sul Trattato che regola il commercio delle armi, l’Italia è stata in prima fila, soprattutto per la campagna per la “messa al bando delle mine antiuomo”, che ha qualche anno in più; tutto il Paese fu coinvolto in una grande raccolta di firme e di invio di cartoline, con le parrocchie, i circoli, gli enti locali, preti e scuole.

Eppure, c’era un governo Berlusconi ad approvare la convenzione con la Commissione esteri della Difesa del Senato, il cui presidente era un personaggio di destra ed ex militare. Tutti pensavamo che sarebbe stata dura far passare la votazione, in tanti eravamo davanti al Senato e uno di noi era padre Alex Zanotelli, che conosceva il presidente della Commissione – politico che aveva votato positivamente la proposta. Zanotelli lo fermò all’uscita chiedendogli cosa fosse successo nel suo pensiero politico. Il senatore rispose che le figlie andavano a scuola dalle suore e se lui avesse votato contro questa convenzione, contro quel trattato, le figlie non gli avrebbero rivolto più la parola.

Quindi, vedete c’è un ruolo per tutti nel fare cultura, nel fare cambiare idea alle persone: questo uomo non aveva cambiato idea, aveva solo agito per non perdere le figlie. Mma io credo che invece in tanti casi abbiamo anche fatto cambiare idea alle persone.

Abbiamo organizzato anche varie iniziative nei confronti dei militari nelle basi USA, nella base italiana dove ci sono le armi nucleari, cioè a Ghedi, a Brescia; con gli statunitensi abbiamo fatto degli incontri, mentre con i militari italiani abbiamo cercato di fare un appello alla loro coscienza e gli abbiamo scritto che loro dovevano pensare alle loro azioni e smetterla di obbedire, citando Don Milani e mettendo in evidenza molte cose, ma non siamo riusciti a ottenere una loro risposta. Meglio con gli statunitensi invece, anche ad Aviano, l’altra base dove ci sono le armi nucleari.

Tornando sul ruolo delle città, abbiamo moltissime città aderenti in Italia, su livelli diversi di adesione: l’associazione dei sindaci per la pace, Mayor’s for Peace, di cui sono membri in Italia quasi 520 Comuni.

Poi c’è la campagna “Italia Ripensaci”, che riguarda più specificamente il ruolo dell’Italia e in questo caso abbiamo 240 Comuni che nel corso degli anni, da 2016 ad oggi, hanno approvato delibere nei consigli comunali, e in fondo ai verbali viene confermato di inviarle alla Camera dei Deputati, al Senato e alla Presidenza del Consiglio; quindi verso figure politiche che in questi anni molte volte sono cambiate, ma hanno comunque ricevuto la notizia di tutti questi Comuni con le loro decisioni.

Attualmente, abbiamo un altro appello che le città possono firmare, un appello internazionale, molto semplice – sebbene gli iter italiani siano sempre un po’ più lunghi e complicati. Questo è un percorso semplificato, per cui non è richiesto nemmeno che venga approvato in Consiglio comunale, anche se sarebbe migliore che lo fosse, per far sapere che cosa ha deciso il Comune, firmato già da oltre 100 amministrazioni comunali.

In Italia. la popolazione – sono sicura di questo – capisce che le armi nucleari sono state concepite per distruggere le città e quindi per loro stessa natura sono illegali, non importa chi le usi; e soprattutto bisogna smetterla con l’idea che viene propagandata da alcune delle potenze, cioè che in alcune mani le armi nucleari vadano bene perché non verranno mai usate. Questo è un discorso che si può fare ai bambini dell’asilo, ma non a noi: se non sei disposto a usarle perchè le detieni?

Non si può dire “io non lo userò mai”, questa storia della deterrenza è falsa; lo vediamo facilmente quando la Russia dice, all’Occidente o alla NATO, “attenti, se intervenite useremo le armi nucleari”: questa non è deterrenza, questa è minaccia di usare dette armi. Quindi anche gli Stati Uniti quando dicono “voi non potete attaccarci perché noi abbiamo le armi nucleari e ci difenderemo”, anche questa è una minaccia, e la minaccia è proibita.

Per fortuna non ci sono i morti con le minacce ma – come dice Papa Francesco – il minor possesso di queste armi impedisce il regolare svolgimento delle relazioni internazionali tra pari, impedisce il multilateralismo, quello di cui tutti ci riempiamo la bocca in questo periodo, impedito dal fatto che qualcuno, pochi, ha le armi nucleari, quindi l’unica soluzione è che vengono messe al bando, smantellate tutte.

Tutto questo lungo percorso ha portato ad ICAN il premio Nobel per la Pace nel 2017, poiché il Comitato di Oslo che lo ha attribuito ha specificato che l’organizzazione abbia ripreso in mano la democrazia originaria delle Nazioni Unite, in cui i popoli, anche quelli più piccoli e non armati fino ai denti, possono decidere e hanno il diritto di decidere delle cose per il futuro dell’umanità, del bene comune dell’umanità. Hanno anche ricordato che l’ONU, nella sua primissima Risoluzione, alla sua fondazione, prima ancora che costruissero il Palazzo di Vetro, riunito a Londra nel 1946, chiedeva un impegno massimo per la fine della corsa alle armi, al riarmo, e la messa al bando delle armi nucleari, quindi riprendendo esattamente le cose che si stanno facendo adesso.

Ecco, credo che ne abbiamo ancora di strada da fare, e che le città abbiano un ruolo importante.

Inoltre, c’è un’altra cosa che vorrei suggerire a Michele Bianchi (assessore alla cultura di Cecina): a febbraio a Firenze sono stata invitata ad un incontro su Palestina-Israele, ed ho proposto che il ruolo dei consigli comunali, anche se simbolico, è la radice, la base di una nuova cultura che poi si diffonde alle persone, ed è importantissimo. Ho quindi proposto che si facesse approvare al Consiglio comunale di Firenze il riconoscimento dello Stato della Palestina, chiedendo che il Governonazionale facesse la stessa cosa. Per ora è stato approvato solo a Firenze e in tantissimi comuni dell’area metropolitana fiorentina. Se riusciamo a far partire un movimento siffatto, credo che l’Italia davvero possa svolgere un ruolo importante per la pace in quel luogo dove adesso c’è solo distruzione. Io non uso la parola genocidio, aspetto che ce lo dicano i giuristi che è un genocidio umano. Ecco, tanta è la distruzione.

Anche se la coscienza di nessuno di noi ci fa dire che è un vero e proprio genocidio, non dovremmo avere assolutamente paura di confermare questo fatto.”

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Sabato, 30 novembre 2024 – Anno IV – n°48/2024

In copertina: foto US Air Force/Justin Connaher (pubblico dominio)

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