mercoledì, Maggio 01, 2024

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Guantánamo Diary

La vicenda di Mohamedou Ould Slahi

di Nancy Drew

Quest’anno lo scrittore mauritano Mohamedou Ould Slahi, ex detenuto del centro di prigionia di Guantánamo, dedicato ai presunti terroristi islamisti, è stato invitato come curatore al Festival del libro africano di Berlino, previsto per agosto.

Il primo romanzo di Slahi, The Actual True Story of Ahmed e Zarga, verrà pubblicato in Germania.
In seguito Slahi è stato rimosso dagli organizzatori del Festival, a causa di una campagna diffamatoria nei suoi confronti della destra tedesca, a mezzo stampa e sui social media, accusato di essere antisemita e odiatore di Israele.

Slahi, è stato detenuto dagli Stati Uniti per 14 anni nell’inferno di Guantánamo con il numero 760, imprigionato nella famigerata prigione cubana dopo che gli investigatori statunitensi avevano affermato che fosse una delle menti dell’attacco al World Trade Center dell’11 settembre 2001.

Rilasciato solo nel 2016, secondo una statistica redatta dal centro di detenzione di massima sicurezza, Slahi era l’uomo più torturato di Guantánamo, sottoposto a privazione del sonno, isolamento, temperature estreme, percosse e umiliazioni sessuali. È stato inoltre bendato e portato in mare su una barca per una finta esecuzione. Nessuna prova è mai stata prodotta per condannarlo per un qualsivoglia crimine.

Un lungometraggio forte e commovente, The Mauritanian, con Jodie Foster che interpreta la sua
avvocatessa, è uscito nel 2021, basato sul racconto del calvario di Slahi, Guantánamo Diary, divenuto bestseller internazionale, pubblicato nel 2015; in Italia con il titolo 12 anni a Guantanamo.

Slahi è nato in Mauritania nel 1970. Studente eccezionale, riceve una borsa di studio per studiare ingegneria a Duisburg, in Germania, nel 1988. Nel 1991 si sposta dalla Germania all’Afghanistan, dove si unisce al movimento dei mujaheddin, giurando fedeltà ad Al-Qaeda, ma dopo la caduta del governo centrale afghano torna in Germania e non ha più alcun coinvolgimento con l’organizzazione di Osama Bin Laden. In seguito trascorre un periodo a Montreal, in Canada, dove lavora come ingegnere elettrico.

Gli eventi del settembre 2001 sono l’occasione negli Stati Uniti per un attacco frontale ai
diritti democratici, compresa l’approvazione del Usa Patriot Act del 2001 – acronimo di Uniting and Strengthening America by Providing Appropriate Tools Required to Intercept and Obstruct Terrorism Act of 2001 – una legge che rinforzerà le attività di spionaggio, le rendition, detenzioni a tempo indeterminato, torture e tribunali militari associati a Guantánamo, e permettendo molti buchi neri della CIA, insieme alla militarizzazione delle agenzie di polizia e alla persecuzione di musulmani e immigrati.
Questa condotta del Governo statunitense è giustificata sulla base della Risoluzione congiunta del 18 settembre 2001 del Congresso, che autorizzò il presidente George W. Bush a usare la forza contro coloro che avevano pianificato e realizzato gli attacchi alle Torri Gemelle.

Mohamedou Ould Slahi
Foto: International Committee of the Red Cross CC BY-SA 3.0

Slahi scrive sul libro-diario: “Hanno avviato (gli Usa) un’operazione segreta finalizzata al rapimento, detenzione, tortura o uccisione di sospetti terroristi, un’operazione che non ha basi legali. Sono stato vittima di un’operazione del genere, anche se non avevo fatto niente e non ho mai preso parte a tali crimini.”

In Guantánamo Diary, Slahi descrive il ruolo di Mr. X: “Fu nel Gold Building. Il signor X e il suo collega continuavano a picchiarmi, principalmente sulle costole e sul viso, e mi ha fatto bere acqua salata per circa tre ore prima di consegnarmi a una squadra araba con un interrogatore egiziano e uno giordano. Questi hanno continuato a picchiarmi mentre mi coprivano di cubetti di ghiaccio, primo, per torturami, e secondo, per far scomparire i nuovi lividi. Quindi dopo circa tre ore, il signor X e il suo amico mi hanno riportato indietro e mi hanno gettato nella mia cella. “Ti avevo detto di non prendermi per il culo, figlio di puttana!” fu l’ultima cosa che ho sentito dal signor X.”

Ispirato al diario di Slahi, il giornalista statunitense residente in Germania, John Goetz, che già aveva scritto un articolo per Der Spiegel su Slahi nel 2007, ha realizzato – insieme a Ben Hopkins – un
documentario approfondito e graffiante sul caso dell’ex prigioniero, dal titolo Guantánamo Diary Revisited – noto anche come In Search of Monsters e, in tedesco, Slahi und seine Folterer: Das Leben nach Guantanamo.
All’apertura del film, Goetz sostiene che “è una storia di Davide e Golia… tutto il peso e il potere del governo americano si sono concentrati contro singoli individui.”

Per la realizzazione del documentario Slahi lancia un appello ai sui torturatori per incontrarsi con loro, nella convinzione che “il perdono sia la migliore forma di vendetta.” Quindi Goetz parte per gli Stati Uniti per provare a individuarli, ma solo uno, conosciuto con il soprannome Master Jedi, risponde alla chiamata.

L’ex guardia carceraria ora vive con la sua famiglia nel Kentucky, con una prescrizione di medicinali per critiche condizioni di salute, tra cui depressione, insonnia e PTSD. L’uomo è l’unico intervistato che esprime rimorso per la sua partecipazione alle torture e porge scuse per quanto ha fatto: «Non posso scusarmi per il governo. Ma posso scusarmi per me stesso, se questo può avere un senso».

Sabato, 22 luglio 2023 – n°29/2023

In copertina: foto di Kathleen T. Rhem – Pubblico dominio

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