venerdì, Aprile 26, 2024

Economia, Italia, Politica

Enti locali: uso dei proventi dalle sanzioni pecuniarie per infrazioni al codice della strada

Codacons e Antitrust richiedono regole precise. I costi delle disfunzioni ricadono sui cittadini

di Annalisa Puccioni

Una volta che gli Enti Locali riscuotono i proventi dalle sanzioni pecuniarie per infrazioni al Codice della strada, hanno l’obbligo di rendicontare l’uso del denaro entro il 31 maggio di ogni anno, inviando la documentazione ai ministeri delle Infrastrutture e dell’Interno; tale obbligo è entrato in vigore dal 2010.

L’omissione della informativa, da parte degli Enti locali, o la diversa destinazione che non sia la sicurezza stradale – come prevede la legge – comporta la decurtazione del 90% all’anno della somma incassata e impiegata per la manutenzione degli autovelox su strade statali, regionali o provinciali, che dev’essere suddivisa al 50% con i rispettivi proprietari delle strade. Quantificando le decurtazioni, siamo intorno ai tre miliardi non rendicontati all’anno, accampando il pretesto – da parte degli Enti locali – dell’inadempienza dei Ministeri competenti che non hanno stabilito come la relazione dev’essere fatta e come dev’essere inviata – a sua volta dovuta alle resistenze della conferenza Stato-città.

Ad evitare l’obbligo per 10 anni è stato anche l’ANCI, l’associazione dei Comuni.

Molte amministrazioni non hanno inviato il rendiconto sui proventi del 2019 e del 2020 o è stato inviato in modo incompleto. Sono 1.555 Comuni, 315 Unioni di Comuni, 15 Province e tre città metropolitane, il 20% degli Enti coinvolti.

Nel 2015 un deputato – Manfred Schullian – depositò una specifica proposta di legge che affidava al ministro dell’Interno il compito di stabilire i limiti e i criteri per la loro determinazione, ma non c’è stato un seguito. Purtroppo non essendo stati stabiliti dal legislatore dei criteri oggettivi di quantificazione, l’Ente locale agisce a sua discrezionalità, spesso dando origine a veri e propri abusi nei confronti dei cittadini sanzionati.

In base a quanto ha disposto l’Agcom – delibera n. 469/19Cons. – la tariffa complessiva per le spese di notifica degli atti giudiziari, via posta, è fissata in modo forfettario a 9,50 Euro.

L’articolo 201,comma 4, del Codice della Strada, dispone che “le spese di accertamento e notificazione sono poste a carico di chi è tenuto al pagamento della sanzione amministrativa pecuniaria”.

Dalle analisi effettuate dall’Antitrust, su alcune delibere di giunta comunale, è emerso che i Comuni, nella parte dove sono determinate le spese di accertamento, inseriscono anche altre voci: costi di stampa, postalizzazione, costi di acquisto e manutenzione dei palmari che rilevano le infrazioni, manutenzione apparecchiature e software di gestione del servizio, moduli autoimbustanti, redazioni delle distinte delle raccomandate, visure alle banche dati della Motorizzazione Civile e altro.

Il totale delle spese di accertamento, da assommare alle spese di notifica (9,50 Euro), varia da un minimo di 2,50 Euro ad un massimo di10 Euro.

Il Presidente dell’Antitrust Roberto Rustichelli ha cosi spiegato il fenomeno: “La discrezionale definizione di tali spese, a livelli talvolta elevati, si traduce in uno sfruttamento della posizione del consumatore/cittadino, che è costretto a pagarle per espressa previsione di legge senza poter contestare il quantum in alcuna sede”.

Inoltre sono state fornite delle tabelle per la voce “Visure Aci”, il cui costo varia da un minimo di 0,80 Euro a un massimo di 1,83 Euro con una differenza del 128%. La spesa della “modulistica, stampanti, cartucce, manutenzioni apparecchi” va da un minimo di 2,50 Euro a un massimo di 9,30 Euro, con la differenza del 272% da un Comune a un altro.

Nel caso in cui la notifica sia inviata per Posta certificata – Pec – che azzera gli oneri postali “Spese di notifica” fisse da 9,50 Euro a carico dei cittadini, in alcuni Comuni – arbitrariamente – si raggiungono 15 Euro a sanzione.

Per dare risalto a questa sorta di “giungla”, l’Antitrust ha sottoposto delle domande alla Commissione parlamentare di inchiesta sulla tutela dei diritti dei consumatori, e sulla quale il Presidente della Commissione, Simone Baldelli, e il Codacons chiedono chiarezza. Bardelli spiega: «Bisogna capire quale possa essere un costo medio standard da fissare in modo ragionevole, per evitare discriminazioni tra i cittadini che risiedono in comuni diversi e che, tra l’altro, non possono contestare l’importo di questi costi, e per togliere a qualche amministrazione locale la tentazione di utilizzare questa voce per arrotondare le entrate delle multe stradali».

Sabato, 23 luglio 2022 – n° 30/2022

In copertina: auto sanzionata – Foto: Laura Sestini (tutti i diritti riservati)

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