martedì, Marzo 19, 2024

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Cosa rimane delle rivelazioni di Edward Snowden?

Il democratico Joe Biden perdonerà il divulgatore delle informazioni secretate?

di Laura Sestini

Nel 2013, Edward Snowden lavora già da circa quattro anni come consulente esterno per la Nsa – National Security Agency statunitense – e come collaboratore della Cia, grazie alle sue competenze informatiche. In questo periodo scopre che i cittadini statunitensi e britannici sono sistematicamente violati nel loro diritto alla privacy, per mezzo di programmi di sorveglianza di massa – attuati attraverso il tracciamento e la registrazione delle chiamate telefoniche e la navigazione online, tra Usa e Unione Europea. Un sistema messo a punto proprio dall’Agenzia per la Sicurezza Nazionale e dalla Cia – programma in cui Snowden era coinvolto come esperto in particolari compiti.

Ignorati, da colleghi e superiori, i suoi dubbi circa il sistema informatico applicato di nascosto sugli utenti telefonici, decide di registrare migliaia di documenti segreti, che rivelano il programma messo in atto ai danni della cittadinaza ignara, e si dimette. Senza lasciare traccia di sé – neanche con i parenti più prossimi e la convivente – a maggio fugge a Hong Kong, dove entrerà in contatto con Laura Poitras, una regista d’inchiesta statunitense nota per aver girato documentari di denuncia (nel 2015 vincerà l’Oscar per il miglior documentario, dedicato proprio al caso Snowden e intitolato Citizenfour). Poitras raggiungerà Snowden – nell’hotel dove il 29enne informatico di nasconde – accompagnata da Glenn Greenwald, avvocato e giornalista, e da Jeremy Scahill, giornalista d’inchiesta. In seguito alla loro collaborazione sul caso Snowden, nel 2014, i tre professionisti fonderanno il giornale online, The Intercept.

All’inizio di giugno 2013 trapelano le prime rivelazioni sui programmi informatici di sorveglianza – applicati sui canali di comunicazione dei cittadini europei e statunitensi – attraverso la pubblicazione di alcuni tra i documenti trafugati da Snowden sui quotidiani The Washington Post e The Guardian, che svelano i misfatti dell’intelligence statunitense, innescando notevoli proteste e condanne – nei confronti di quest’ultima – per l’operato antidemocratico e anticostituzionale perpetrato ai danni di cittadini liberi.

Nel giro di pochi giorni, però, Edward Snowden è accusato dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti di aver violato l’Espionage Act – datato 1917 – e di furto di proprietà del Governo attraverso comunicazione non autorizzata di informazioni riservate sulla difesa nazionale e comunicazione volontaria di informazioni segrete a persona non autorizzata. A causa di tali accuse di reato, gli viene immediatamente revocato il passaporto.

Per timore di essere intercettato ed estradato negli Stati Uniti, Snowden sale su un aereo, diretto a Mosca; ma, all’arrivo, a causa dell’invalidazione del passaporto, rimarrà un mese confinato in una stanza dell’aeroporto della capitale russa (e qui i rimandi cinematografici fanno apparire la vicenda ancor più rocambolesca).

In seguito, con l’aiuto dell’avvocatessa Sarah Harrison, collaboratrice di WikiLeaks, il whistleblower inoltrerà domanda di asilo politico a circa 20 Paesi, Italia e Russia comprese, finché Vladimir Putin gli concederà il diritto di permanenza per un anno, a condizione che siano interrotte le divulgazioni a danno del partner politico d’oltreoceano.

Il diritto d’asilo in Russia, concesso a Snowden, sarà continuamente prorogato fino al 2020, finché – a ottobre scorso – gli è stata concessa la residenza a tempo illimitato.

Ma a che punto è la vicenda Snowden? Nonostante l’aver adottato un profilo meno mediatico, evitando di criticare l’operato politico interno ed estero russo, in questi sette anni Edward Snowden non si è perso d’animo e, benché la sua vita sia costantemente a rischio, ha mantenuto vivace la sua attività di difensore dei principi democratici che lo hanno spinto a denunciare i fatti a carico degli Stati Uniti.

Nel 2019 Snowden ha pubblicato un libro autobiografico – per il quale gli Stati Uniti hanno bloccato immediatamente la fruizione dei proventi del diritto d’autore – che in pochi giorni ha scalato le classifiche di Amazon.

Nonostante l’esilio in una località segreta russa, la fidanzata di lungo corso di Snowden, la blogger Lindsay Mills, nel 2014 si è trasferita in Russia per stare accanto al compagno, convolando a nozze nel 2017 e, attualmente, in attesa di un figlio. A questo punto sarebbe intenzione della coppia chiedere la doppia cittadinanza Usa-Russia per non avere problemi burocratici con il futuro nascituro.

Cosa succede, invece, in ambito statunitense a proposito del caso Snowden?

Durante la scorsa estate, mentre si consumava la campagna elettorale presidenziale – attraverso il suo account Twitter – dalla Russia, Snowden lanciava messaggi contro la presidenza Trump con l’auspicio, e alcuni consigli agli elettori, di cambiare direzione alla politica vigente.

Il 2 settembre, inaspettatamente, una Corte d’Appello Usa ha riconosciuto che quel programma di sorveglianza sulle comunicazioni dei cittadini era illegale e che i responsabili dell’intelligence statunitense non hanno detto la verità, pubblicamente, durante le udienze dal giudice.

Dal profilo Twitter di Edward Snowden

Difatti, come pubblica il britannico The Guardian, a novembre 2013, nonostante il giuramento sulla Costituzione prima delle testimonianze nei tribunali statunitensi, chi era al corrente o co-responsabile di tale progetto di violazione della privacy dei cittadini e della sorveglianza di massa tramite programmi informatici nascosti, ha negato anche l’evidenza contenuta nei documenti desecretati: “The publication of the Verizon phone records order had one immediate political impact. It revealed that at a Senate committee hearing in March 2013, the director of national intelligence, James Clapper, had given misleading testimony. He was asked by Senator Ron Wyden whether the Nsa collected ‘any type of data at all on millions or hundreds of millions of Americans’. Clapper’s reply: ‘No, sir’”. (L’ordine della pubblicazione dei tabulati telefonici di Verizon ebbe un impatto politico immediato. Esso ha rivelato che nell’audizione della Commissione del Senato, a marzo 2013, il direttore dell’intelligence nazionale, James Clapper, aveva fornito una testimonianza non veritiera. Dal senatore Ron Wyden gli fu chiesto se la Nsa avesse raccolto ‘qualsiasi tipo di dato su milioni o centinaia di milioni di americani’. Risposta di Clapper: ‘No, signore, t.d.g.).

Mentre l’anziano Daniel Ellsberg – divulgatore nel 1971 dei Pentagon Papers, riguardanti i rapporti tra Usa e Vietnam tra il 1945 e il 1967 – afferma che Edward Snowden sia il più grande patriota e whistleblower dei nostri tempi, eletto nel 2016 Presidente della Freedom of the Press Foundation – un’organizzazione senza scopo di lucro fondata nel 2012 dallo stesso Ellsberg per finanziare e sostenere la libertà di parola e di stampa – l’89enne ‘talpa’ delle violente operazioni militari statunitensi a danno dei civili vietnamiti, aggiunge che finché l’Espionage Act non sarà riformato e aggiornato, l’ex consulente della Nsa non potrà mai tornare a casa in sicurezza e avere giustizia.

Riguardo alle convinzioni etiche di Snowden, almeno due sue azioni sono da considerarsi fondamentali nel suo modo di intendere la difesa della democrazia e il diritto all’informazione dei cittadini: in parallelo ai dati segreti forniti ai giornalisti, ha chiesto fosse rivelata la sua identità, assumendosi fin da subito le proprie responsabilità; inoltre, non ha mai cercato di ‘vendere’ le informazioni di cui era entrato in possesso per fini personali.

Poco prima delle recenti elezioni presidenziali, che hanno decretato vincitore Joe Biden, Donald Trump aveva promesso che avrebbe studiato meglio la questione Snowden, valutando un possibile perdono. Tenendo conto che lo stesso non è stato riconfermato per un secondo mandato – e di quanto sia preso con le cause legali che sta intraprendendo contro i Democratici – l’ex presidente avrà certamente già dimenticato la succitata promessa elettorale – e i problemi personali e legali di Snowden.

Cosa si muoverà, al contrario, Joe Biden sul Caso Snowden? Farà sua la promessa di Trump?

Un’altra domanda ci sembra inderogabile: quanto sono sicure, attualmente, le comunicazioni personali dei cittadini, non solo statunitensi, ma in tutti quei Paesi ritenuti rispettosi dei principi umani e dei diritti civili fondamentali, tra i quali rientrano anche gli Stati Uniti?

In copertina: Il libro Permanent Record di Edward Snowden (Titolo in italiano: Errore di sistema)

Per approfondire:
https://greenwald.substack.com/p/video-interview-with-edward-snowden
https://www.theguardian.com/world/interactive/2013/nov/01/snowden-nsa-files-surveillance-revelations-decoded#section/5

Citizenfour – di Laura Poitras

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