martedì, Marzo 19, 2024

Cultura, Teatro & Spettacolo

Ciò che resta – appunti dalla polvere

Il teatro dei detenuti-attori di La Spezia

di Laura Sestini

Fortunatamente non si contano più sulle dita di una mano i progetti di teatro negli istituti penali nazionali, tantoché ne possiamo trovare per adulti e minorenni, da nord a sud Italia.

Sono tutti progetti socio-pedagogici molto lodevoli, che aiutano a ricostruire una differente prospettiva dell’esistenza terrena, in attesa del ritorno alla vita reale, scontata la pena, alle persone che – per qualche motivo – sono finite in un vicolo cieco. Il teatro come forma di riscatto sociale.

Non tutti i detenuti hanno facilità ad approcciarsi al palcoscenico, a causa della provenienza culturale o religiosa, o semplicemente per timidezza personale; ma, per nostra esperienza e – a titolo emblematico su tutti – possiamo citare Aniello Arena, ex detenuto nella Fortezza Medicea di Volterra.

Alquanto ritroso ai richiami artistici di Armando Punzo, regista e fondatore del gruppo teatrale intra-istituto carcerario di Volterra – laboratorio che ha dato la spinta a molti altri progetti simili – Arena, ha intrapreso infine la carriera come attore professionista, iniziata dentro le stesse mura carcerarie – per merito delle doti attoriali che non credeva fino ad allora di possedere; virtù che gli hanno assicurato già numerose performance di spessore, all’attivo nel curriculum lavorativo, come il ruolo da attore protagonista nel film ‘Reality‘ di Matteo Garrone del 2012, oppure nell’ultimo – ‘Ultras‘ – del 2020, di Francesco Lettieri.

Se già gli equilibri personali dei detenuti possono essere delicati e precari – socialmente, economicamente, di salute o psicologicamente – l’arrivo della pandemia, nel 2020, ha messo a soqquadro l’intero sistema. Già a marzo 2020, infatti si registrarono le rivolte dei reclusi in molte carceri della penisola, di cui alcune finirono in gravi episodi di violenza da parte delle forze dell’ordine – causa per cui alcuni agenti sono già stati giudicati in tribunale – che portarono a diversi decessi tra i detenuti. Le cause principali delle rivolte si innescarono per il difficile contenimento del virus – per i mancati, e dovuti, distanziamenti – principalmente derivati dai sovraffollamenti carcerari.

Ciò che resta – appunti dalla polvere è un’opera nata nel laboratorio teatrale all’interno della struttura carceraria di Villa Andreino alla Spezia. Una performance con i detenuti-attori che, teatralmente, non ha mai potuto debuttare in scena a causa dei numerosi lockdown che non hanno permesso l’entrata del pubblico nella Casa circondariale. Da questa frustrante limitazione, l’idea di trasporla in video – per non sprecare tutto il lavoro attuato con il laboratorio teatrale e la possibilità di allargare al vasto pubblico ‘digitale’, attraverso le piattaforme online. D’altronde il teatro in video è una ‘moda’ figlia della pandemia e soprattutto dei lockdown – talmente stringenti che hanno soffocato ogni velleità artistica sia di grandi compagnie che di realtà più amatoriali. Il Piccolo teatro Grassi di Milano – occupato dai lavoratori teatrali dal 27 marzo – (Giornata del teatro) conferma il disagio di questo settore, unitamente agli oltre 120 teatri d’Oltralpe, altrettanto occupati.

L’opera teatrale è frutto del progetto ‘Per Aspera ad Astra’ (attraverso le asperità sino alle stelle – t.d.g.) – Come riconfigurare il carcere attraverso la cultura e la bellezza, coordinato dall’Associazione spezzina teatrale di innovazione Gli Scarti.

La bellezza è un attributo latitante negli istituti di pena, architettonicamente e simbolicamente. Ma la bellezza si dice che sia negli occhi di chi guarda e quindi ovunque.

Attraverso i progetti creativi di recitazione teatrale i detenuti possono mettere in atto altri sé e ravvisare mondi differenti e più accoglienti, estraniandosi dal loro universo stereotipato. L’arte teatrale, ne è solo il mezzo, strumento di passaggio tra le differenti dimensioni spirituali; del resto è universalmente nota la funzione pedagogica del teatro, per tutti coloro che lo praticano.

Il lavoro di regia e fotografia rende bene esteticamente, con punti di ripresa calibrati e molto vicini alla monocromia, quasi un bianco e nero senza esserlo – tutte le sfumature cromatiche della polvere – che ricorda in più di una scena una narrazione filmica vicina a ‘Il cielo sopra Berlino‘ di Wim Wenders.

I detenuti-attori trasmettono passione e convinzione, forse sconsolati ma fiduciosi del loro percorso – benché la performance si svolga sullo sfondo scenografico di un vecchio edificio abbandonato, mentre in alternanza si focalizza con potenti riprese fotografiche chiuse sui volti degli attori.

La vecchia fabbrica è un luogo ormai privo di vita, semidistrutto, ma un tempo abitato da esseri viventi, di cui non sappiamo più nulla. L’essenza drammaturgica, il messaggio dell’opera, può essere concepito da più prospettive rimandando peculiarmente anche alla pandemia: antecedentemente persone vitali, adesso spente – impossibilitate al libero movimento; un recente passato da persone in vita, adesso stroncate dalla malattia. Oppure può rinviare alla detenzione e, ancora, a tutta la parabola della vita, secondo da quanta distanza si vogliano sondare gli elementi a disposizione. Uomini visti nella loro interezza – anche fotografica – e subito dopo ravvicinati, nei dettagli del volto e dei sentimenti.

Un uomo con in mano una valigia è la rappresentazione metaforica della vita, incatenata al bagaglio di esperienze passate, ma anche l’allusione alla morte – viaggio eterno che trasforma la carne in polvere – mentre questi cerca di sfuggire alla propria ombra, chiedendosi quale sia il luogo giusto per fermarsi.

Nella trama non ci sono personaggi definiti, se non nei volti e nelle domande che si pongono filosoficamente e in senso assoluto gli interpreti, mentre un uomo ben vestito  – giusto all’inizio – si rivolge in prima persona, rompendo una ipotetica quarta parete scenica, invitando a seguirlo; lo stesso presentatore-guida lo ritroveremo nell’epilogo mentre balla sulle note dell’allusivo pezzo di Johnny Cash – ‘When a man comes around’.

In mezzo – tra prologo ed epilogo – numerosi esempi di umanità – tra narrazione filmica di riflessione e convinzioni personali – vagano trascinando valigie ‘dove dentro sta tutto e niente’, lottando con le proprie ombre e un nemico immaginario, alla ricerca di un posto che gli spetta nella società.

Per rinascere è necessario distruggere i propri demoni, annientare corpo e mente fino allo scheletro. Togliere faticosamente le corazze: solo allora sarà possibile trovare un nuovo sé.

Il progetto ‘Per Aspera ad Astra’, arrivato alla terza edizione, è promosso da Acri (l’associazione delle Fondazioni di origine bancaria) e sostenuto da numerose Fondazioni bancarie italiane, inclusa Carispezia. Lo stesso coinvolge oltre 250 detenuti di 12 case circondariali, con laboratori di 300 ore di studio di recitazione e tecnica teatrale.

Il film è visibile gratuitamente online all’indirizzo https://www.progettocult.it/movie/cio-che-resta-appunti-dalla-polvere/

Con: Joil Alessandro, Luca Colli, Preng Doda, Monem Elamdouni, Samir Khammassi, Ermal Ramaj, Tiberiu Ratoi, Gaetano Russo, Haitem Safi, Marwan Sassi, Marco Sannino, Kamel Tajouri, Riccardo Ventre
e con Armand Maltrashi Diachuk

Hanno inoltre partecipato Francesco Costante, Claudio Pasqualone, Mirco Vasoli, Youssef Boulahia, Giordano Cargiolli, Lorenzo Castè, Nicodemo Macrì, Giuseppe Macrì, Sandro Podestà, Domenico Romeo, Arnold Thaci


Percorso artistico a cura di Associazione gli Scarti pensato, creato e curato da Enrico Casale, Renato Bandoli, Simone Benelli assieme agli attori detenuti della Casa Circondariale della Spezia

Fotografia, riprese e montaggio Rocco Malfanti
Progetto sonoro Fabio Clemente
Elementi scenografici Alessandro Ratti per il laboratorio di scenografia
Assistenza alle luci Daniele Passeri per il laboratorio di illuminotecnica
Costumi Tiziana Ferdani
Musiche AA. VV.

Sabato, 17 aprile 2021 – n° 12/2021

In copertina – Un immagine tratta dal film – Foto courtesy Associazione Gli Scarti (tutti i diritti riservati)

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