venerdì, Aprile 19, 2024

Cultura, Teatro & Spettacolo

C’era una volta la guerra

Il teatro di memoria di Emergency

di Laura Sestini

In una sera primaverile inaspettatamente invernale, Volterra è avvolta in una fitta coltre nebbiosa che ostacola la ricerca del piccolo – e da poco restaurato – Teatro di San Pietro, ritrovato, infine, quasi di fronte al portone della Fortezza medicea della città sulle colline pisane, che funge a carcere e che tanto ha cara l’arte teatrale dei detenuti e del loro maestro Armando Punzo.

Il gruppo dei volontari di Emergency di Volterra ha organizzato per la serata l’allestimento di uno dei lavori teatrali della rinomata Ong fondata da Gino Strada e la moglie Teresa.

Sul palcoscenico del misterioso teatrino troviamo Mario Spallino che – one man show – intrattiene in maniera quasi colloquiale ed ironica il pubblico – giunto numeroso nonostante le condizioni del meteo – in un lungo lavoro monologico di memoria bellica, sostenuto a momenti da una voce femminile fuori campo. I personaggi immaginari sono due, di personalità contrapposte, il cavernicolo Homo poco Sapiens, sempre pronto alla conflittualità, anche in assenza di stimoli esterni, e l’altro che la guerra neanche sa cosa sia. La trama ripercorre tutte le guerre occidentali dalla Grande guerra ai giorni nostri, impietosamente, seppur con note di ilarità per l’accento livornese di dell’uomo preistorico. Uno spettacolo – bravo l’interprete – tragicamente divertente.

A sottolineare la cronologia temporale degli eventi – ed anche scenica – in mezzo al palco, protagonista imprescindibile dalla narrazione mestamente realista, c’è il Doomsday Clock – l’orologio dell’Apocalisse – che l’attore muove vertiginosamente verso la ‘mezzanotte’ dell’umanità, quando accennerà alla guerra ultima che si è recentemente accesa, in corso in Ucraina. La lancetta sarà spostata, quindi, ad un solo secondo dalla fine del mondo.

E come non dargli torto?

Una scena dello spettacolo teatrale
Foto: Cinzia de Felice (tutti i diritti riservati)

A fine spettacolo ci siamo intrattenuto a fare due chiacchiere con l’attore, come aveva invitato lui stesso gli spettatori a porre delle domande.

Quando è iniziata l’attività teatrale di Emergency?

Mario Spallino – Questa attività è iniziata quasi per scherzo, nel 2000, con uno spettacolo che si intitolava “Camilla va alla guerra” sul tema delle mine antiuomo. Invece, dopo, la cosa si è fatta molto più seria. All’inizio abbiamo avuto un problema burocratico, poiché non è previsto dalla legge italiana che le Ong producano teatro, e ciò nonostante che nel nostro statuto ci sia scritto che facciamo cultura di pace. Un altro problema era che le persone ci chiedevano “ma voi non costruite ospedali?”, non comprendendo perché noi facessimo anche questa cosa. In effetti in Italia siamo l’unica organizzazione umanitaria che produce teatro. Non facciamo pubblicità diretta, tutto passa attraverso la parola dei volontari, non investendo nella pubblicità tradizionale, preferendo indirizzare quei fondi per le attività sul campo.

Con quale scopo Emergency produce e porta in scena rappresentazioni teatrali?

M.S. – Intanto con l’idea che il teatro è un luogo di incontro, in presenza, ed è uno spazio libero, nel senso che fin dall’inizio noi ci siamo presi la libertà di dire quello volevamo, ciò che gli altri non ci facevano dire. A quel punto si poteva scegliere, o di stare in silenzio, oppure, anche incontrando poche persone, di parlare. Il nostro grande successo però lo abbiamo nelle scuole. Nel 2001, quando abbiamo cominciato, eravamo gli unici a parlare di Afghanistan. Poi c’è stato l’attentato alle Torri Gemelle: da quel momento, mi son trovato anche a fare tre spettacoli in un solo giorno.

Ci chiamavano da tutte le parti, molti non sapendo neanche dove si trovasse l’Afghanistan. Gino, allora, era già tempo che era operativo, quindi eravamo conosciuti nel territorio, e le scuole in tal senso hanno risposto davvero bene. In quel momento abbiamo capito che da essere una attività sporadica per raccogliere un po’ di fondi, al contrario diventava un’operazione culturale vera e propria che restituisce anche visibilità all’intera organizzazione, riflettendosi anche sulla parte economica.

Gruppo dei volontari di Emergency di Volterra (PI)
Foto: Cinzia de Felice (tutti i diritti riservati)

Come si possono formare gli adulti al disarmo interiore?

M.S. – Non saprei rispondere esaurientemente, però penso che un modo potrebbe essere sicuramente di prendersi la responsabilità in ciò che si dice. Tutti i nostri spettacoli finiscono con la stessa formula: “ogni riferimento a fatti accaduti e persone è assolutamente volontario”. Addirittura alle scuole forniamo una bibliografia, in modo che poi gli studenti possano verificare da dove noi attingiamo per gli episodi che raccontiamo. In questo senso abbiamo avuto molte soddisfazioni. Abbiamo ricevuto tanti messaggi scritti anche chiedendoci perché rappresentavamo una cosa piuttosto che un’altra e le loro impressioni. Non c’è altro modo che percorrere questa strada attraverso la cultura. I processi pedagogici del teatro e della cultura sono lunghi – pensiamo a quanto tempo c’è voluto perché cadesse il Fascismo – ma non c’è altra alternativa. Non dobbiamo aver paura dei tempi, semmai riflettere che non ci fossero state delle persone che coraggiosamente hanno deciso di prendere quella ‘bandiera’ all’inizio, non ci saremmo mai riusciti.

Tra le prime obiezioni sulle azioni umane che vennero fuori con Gino e Teresa fu che siamo una goccia nel mare, però per quei genitori a cui salvi un figlio sei il mondo intero. Questo è un vecchio insegnamento del Talmud – testo sacro dell’Ebraismo – che dice “chi salva una vita, salva il mondo”. E’ vero, altrimenti non saremmo arrivati a curare gratuitamente nel mondo 11 milioni di persone, uno alla volta. Anche se il processo di trasformazione sarà lungo, sono convinto che prima o poi le cose cambieranno. L’importante è sapere quale strada scegliere, e la guerra ce lo dice ogni volta.

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Lo spettacolo è andato in scena al Teatro di San Pietro – via don Minzoni, 49 – Volterra (PI) – Venerdì 22 aprile 2022

C’era una volta la guerra

con Mario Spallino
Drammaturgia e regia: Patrizia Pasqui
Musiche: Guido Tongiorgi 
Scenografia: Andrea Coppi 
Luci: Niccolò Pozzerle e Giulia Belardi
Produzione: Emergency Ong Onlus

Sabato, 23 aprile 2022 – n° 17/2022

In copertina: Mario Spallino (dalla locandina dello spettacolo)

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