La cultura vira a destra
di Laura Sestini
Tredici giorni di repliche all’Arena del Sole di Bologna per Niccolò Fettarappa e Lorenzo Borghesi, con “Uno spettacolo italiano”, dopo la prima nazionale a Modena a fine 2024, per disquisire sulla cultura di destra, e il nuovo percorso di risemantizzazione dei valori italici in atto nel nostro Paese attraverso la maggioranza di governo FDI, FI e Lega, orgoglio della premier Giorgia Meloni che proprio in questi ultimi giorni si è autocongratulata per dirigere uno dei governi di maggior durata dal 1946, quando gli Italiani votarono per la Repubblica. Un governo coeso, capace e convinto, a suo dire.
Dall’altra parte della barricata due giovani e bravi artisti, Fettarappa e Borghesi, romano il primo, autoctono bolognese il secondo, che in una tirata di 100 minuti, mostrano e dimostrano agli eterogenei spettatori come i concetti possano facilmente ribaltarsi e passare da sinistra a destra solo rimescolandone la narrazione. Talmente facile che l’italiano (medio), ovvero colui che si alza alle 4.30 del mattino per lavorare, e che raramente riesce a partecipare alle bellezze, agli intrattenimenti ludici “italiani” che vede scorrere solo in tutti i canali TV, poiché non ha abbastanza tempo da dedicare a se stesso, focalizzato sul lavoro, e forse non se lo può permettere, lo stipendio non è sufficiente, perso tra bollette, supertasse, superbolli, accise, e Dio sa cos’altro. Quel tipo di italiano non è riuscito a resistere alle pressioni sociali, era (ed è ancora) talmente rabbioso di fronte alle infinite discussioni della politica di sinistra che alla fine ha deciso di guardare altrove, all’unica alternativa possibile, la destra, votandola in maggioranza.
Ecco, esattamente siamo finiti in questa strettoia politica, che va sempre più serrandosi, apparentemente senza via di uscita, soffocante, che si avvale – ben consapevole di avere il coltello dalla parte del manico per numero di parlamentari – della paura del riarmo; della guerra che appare appena fuori dalle mura della città; del kit di sopravvivenza, contenuto nella sua borsetta griffata, che la commissaria europea per la “gestione delle crisi”, Hadja Lahbib, presenta in video, come una qualsiasi pubblicità; della soglia di povertà in cui sempre di più scivolano indifferentemente stranieri e italiani, accusati di non essere meritevoli perchè non partoriscono abbastanza figli o sottraggono illegalmente dalle casse dello Stato il reddito di cittadinanza, salvo rilevare che l’evasione fiscale in Italia ammonti a 96 miliardi di euro (dati al 2021, forniti dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione).

Di fronte a tutte le italiche contraddizioni della attuale narrazione di destra, dove la sinistra si rende complice per inerzia e mancanza di interessanti alternative, ecco che due giovani teatranti, che altro non sanno fare se non recitare, si debbano “aggiornare” al contesto. Gli spettacoli anticapitalisti di sinistra che finora hanno portato orgogliosamente in scena non sono più à la page. Che fare quindi? Il nuovo very social Sottosegretario alla cultura ha inviato a tutto il comparto artistico italiano una lettera, dove vengono suggerite agli artisti, o forse meglio dire “tutorate”, le nuove linee guida per spettacoli “italiani”, “patriottici”, “tricolore”, attinenti al Belpaese come il pecorino. La questione è un po’ losca, ma forse anche una buona occasione per intraprendere un nuovo percorso artistico, per rinnovarsi ai tempi, per continuare a portare a casa il pane, vagheggiando un posto fisso alla TV nazionale.
Allora tutti in piedi, petto in fuori a recitare l’inno di Mameli, come davanti alle nazionali di calcio, motivo certo – e adesso anche proficuo per l’Italia degli Italiani – per cui tutti lo conoscono a memoria, imparato fin da bambini.
Fettarappa e Borghesi, attraverso questo ironico e spassoso lavoro di cesello intellettuale, si interrogano su come la deriva verso destra si sia insinuata nelle menti e nei sentimenti del popolo italiano: mi vorrei armare per proteggere la mia famiglia (con il rosario tra le dita).
La performance dei due attori è molto dinamica, inizia cauta ed avanza in crescendo, anche di risate del pubblico, muovendosi dentro una scenografia minimalista dove troneggia il busto del Sottosegretario alla cultura. Fettarappa e Borghesi, senza sosta, abilissimi nelle differenti tipologie di personalità portate in scena e nei loro monologhi, trapassano più volte la quarta parete (e per la foga forse anche la porta di entrata del teatro) tirando in ballo simboli sacri del Paese tricolore, come l’Arma dei Carabinieri, che vanno bene a destra e sinistra a seconda dell’uso, ed infine coinvolgendo il pubblico tutto, con domande a tradimento e giudizi paternalisti e patriarcali.
Applaudi ad uno spettacolo che ci fa ricordare di essere ancora vivi e pensanti, anche se dall’alto vorrebbero indurci all’ignavia. Quanta ce ne vorrebbe di sana ironia in teatro! Per ridere, per riflettere e per non farci ingannare dalla politica autoreferente, perditempo e inconsistente ai reali bisogni del Paese e dei suoi cittadini, mentre si nasconde dietro una narrativa bugiarda e manipolata, il pregiudizio, la marginalizzazione e la criminalizzazione dei soggetti più deboli.
Lo spettacolo è andato in scena al Teatro Arena del Sole (Sala Thierry Salmon), via Indipendenza, 44 – Bologna. Martedì 25 marzo, ore 19.00
Uno Spettacolo Italiano
un progetto di Niccolò Fettarappa e Nicola Borghesi
drammaturgia e regia Niccolò Fettarappa e Nicola Borghesi
con Niccolò Fettarappa e Nicola Borghesi
produzione Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, Agidi, Sardegna Teatro
durata 1 ora e 15 minuti
………………………………………………………..
Sabato, 29 marzo 2025 – n°13/2025
In copertina: immagini di scena di Michele Lapini