martedì, Marzo 19, 2024

Ambiente, Società

Novità sul pianeta Marte

Realizzata la prima mappa sotterranea attraverso l’ascolto del vento

di Nancy Drew

Un team di geofisici svizzeri, utilizzando gli strumenti della sonda Insight (Interior Exploration using Seismic Investigations, Geodesy and Heat Transport) dell’agenzia spaziale statunitense NASA, atterrata all’Elysium Planitia – La pianura degli Elisi – nel 2018, ha realizzato la prima mappa in assoluto del sottosuolo marziano, attraverso l’ascolto del suono del vento che riverbera attraverso gli strati di terra e roccia vicino all’equatore marziano.

La sonda Insight era atterrata su Marte per studiare i deboli movimenti del pianeta e per mappare le vibrazioni delle aree sismiche, nonché tentare di comprendere la struttura del nucleo geologico e della sua crosta.

Questa nuova tecnica era stata sviluppata già sulla Terra, ed ha permesso agli scienziati di farsi le prime idee a proposito della composizione e della natura del mantello marziano entro i 200 metri di profondità del sottosuolo.

Cedric Schmelzbach – geofisico presso il Politecnico federale di Zurigo (ETH) – spiega come la Terra e Marte siano completamente diversi come composizione ed anche sonorità.

Mentre sulla Terra gli oceani e i venti fanno continuamente tremare il globo, Marte è molto più silenzioso e le vibrazioni sono notevolmente più deboli. Sono proprio questi scuotimenti che generano un’impronta sul sottosuolo, misurabile con strumenti molto raffinati e sensibili.

Nonostante la possibilità di studiare Marte sia data dalla sola sonda Insight, l’ascolto dei venti sul Pianeta rosso ha rivelato dettagli sorprendenti, anche se solo in un ambito dimensionale relativamente limitato.

La mappa così realizzata – riportano gli scienziati – offre uno sguardo affascinante sugli ultimi miliardi di anni di evoluzione di Marte, rivelando uno strato inaspettato di sedimenti , così come spessi depositi di lava solidificata, tutti ricoperti da una coltre di 3 metri di spessore di regolite sabbiosa.

Il sorprendente strato sedimentario, la cui origine è ancora un mistero, si trova da 30 a 70 metri sotto la superficie, racchiusa tra due strati solidificati di lava antica, cui i geologi stanno ancora studiando su come interpretare il rilevamento e come datarlo in senso temporale, constatando che la narrazione geologica di quel territorio è più complicata del previsto.

Infatti, se studiando la geologia dei crateri in prossimità dell’area di ricerca si era giunti alla datazione dei due strati di lava – circa 3,6 miliardi di anni per il più profondo e 1,7 per il più recente – subito sopra a quest’ultimo, appena sotto la superficie della crosta, sono stati rilevati circa 15 metri di materiale roccioso potenzialmente sollevato dalla superficie del Pianeta per impatto di un meteorite, ricaduto nuovamente sul suolo.

Trio di crateri marziani
Foto: ESA/Roscosmos/CaSSIS, 22 March 2021, in the Lunae Planum regionCC BY-SA 3.0 IGO

Studi precedenti sul nucleo del pianeta, in base ai dati InSight, hanno rivelato differenze notevoli tra Marte e la Terra. Il due i pianeti sono spesso considerati gemelli entro il sistema solare, ed infatti che fino a un certo punto condiviso i propri percorsi evolutivi, sviluppando entrambi in abbondanza oceani d’acqua e ricche atmosfere. In seguito Marte ha perso il suo campo magnetico di protezione che ha permesso l’attacco dell’erosivo vento solare – il flusso di particelle cariche che emana il Sole – spogliando gradualmente il Pianeta della sua atmosfera e portandolo a svilupparsi arido ed ostile come lo conosciamo oggi.

Con gli studi geologici e fisici dei due Pianeti, gli scienziati hanno l’obiettivo di poter rilevare informazioni riguardanti i diversi percorsi di evoluzione geologica e scoprire gli sviluppi cronostorici dell’affascinate Pianeta Rosso.

https://doi.org/10.1038/s41467-021-26957-7 http://creativecommons.org/licenses/by/4.0/

Sabato, 27 novembre 2021 – n° 44/2021

In copertina: il Pianeta Marte – Foto: ESA & MPS for OSIRIS Team MPS/UPD/LAM/IAA/RSSD/INTA/UPM/DASP/IDA – CC BY-SA IGO 3.0

 

 

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