In Valsamoggia, oltre tutti i confini, nasce “The Globe”
di Laura Sestini
Essere degli artisti di teatro non è mestiere facile. A livello internazionale variegati e stratificati sono i contesti di espressione artistica che si possono incontrare, troppo spesso castrati, censurati, addirittura proibiti. Per non rimanere indietro, non mancano neppure paesi catalogati come democratici (come l’Italia) che restringono sempre più i confini della cultura, nella sua più ampia accezione, declassando luoghi di grande tradizione teatrale e sociale – vedi il Teatro della Pergola di Firenze, tra i più antichi d’Italia – o più sottilmente, agendo le ammistrazioni locali, in manieria più subdola, indiretta.
Non vogliamo ripetere cosa, circa 15 mesi fa, sia accaduto, e di cui avevamo già scritto, alla Compagnia Instabili Vaganti, composta dalla solare Anna Dora Dorno, regista e drammaturga, e dall’ecclettico performer e drammaturgo Nicola Pianzola, che formano una coppia artistica sul palco e nella vita.
Allora, la terra sembrava esser mancata sotto i loro piedi, improvvisamente, inaspettatamente, mentre l’anno 2024 festeggiava proprio il ventennale della Compagnia; un brutto scherzo dell’amministrazione pubblica che si esprime (sempre) per numeri e interessi piuttosto che per intelletto, passione e sentimenti, per la comunità, tale è l’arte teatrale. Due mondi paralleli che quasi mai si incontrano realmente.
Oggi, quel brutto momento rimane dietro alle spalle dei nostri interlocutori, e si è sostituito ad un presente ed un futuro impensabile, forse, fino a soli pochi mesi fa, quando tutto era apparso rabbuiato, ansiogeno e complicato; il percorso di venti anni di carriera performativa sbarrato, nella sua fisicità, almeno in territorio autoctono, dalla scarsa sensibilità di funzionari pubblici che li valutavano per meri calcoli matematici.
Un principio buddista insegna che “il meraviglioso fiore di loto nasce dalla melma palustre, dal fango“, una metafora che dovremmo sempre ricordare quando la vita viene attraversata da quei momenti “demoniaci”, quanto tutto sembra remare contro ai nostri sogni, o alle nostre priorità di sopravvivenza quotidiana. I 10 mondi, dalla collera all’illuminazione, sono tutti racchiusi dentro di noi, ed è responsabilità personale con quale di questi decidiamo di reagire e di esprimerci nei momenti di rabbia o di sgomento.


E’ certo che Instabili Vaganti non si son lasciati traviare dai demoni dei mondi più bassi, ed anzi questi li hanno scalati fino alla “luce”, tantoché il loro nuovo spettacolo si confà esattamente al loro stato vitale intitolandosi proprio “Luce”, andato in scena in prima nazionale alla Rocca dei Bentivoglio, il 31 agosto, attingendo dall’intelletto e le parole di Pier Paolo Pasolini. La bellezza e la gioia si possono percepire, e farle agire fattivamente a proprio vantahggio, anche nei momenti più bui: la coppia di artisti lo dimostra, mostrano il loro risultato, The Globe, un performing space in mezzo alla Valsamoggia, a Savigno. Un progetto originale, perché la cupola geodetica è posizionata ai bordi di un campo incolto, ma soprattutto un obiettivo coraggioso, poiché riuscire a portare spettatori in quel luogo lontano dai rumori della città non è una scommessa facile da vincere, tutt’altro.
The Globe è un teatro che va incontro ai suoi potenziali spettatori, quelli più lontani dai riflettori famosi e luccicanti d’oro nelle decorazioni dei soffitti. Il teatro si sposta dove abitualmente non è, in aperta campagna. Bologna dista circa 35 chilometri, e fin lassù, a circa 300 metri slm, in Valsamoggia, con la strada abbondante di curve e tornanti, ci si reca soprattutto per il tartufo bianco dei colli bolognesi, per soddisfare la gola.
Da un paio di settimane, inaugurato il 30 agosto nell’ambito del Festival PerformAzioni (PIPAF), The Globe sarà anche motivo per appagare lo spirito, l’estetica, per solleticare la riflessione, per godere dell’effetto terapeutico del teatro. Un luogo appartato sorretto dal silenzio della natura che inclina a riconnettersi con se stessi: un polo culturale, un Teatro-Luogo (di cultura) nell’epoca dei non-luoghi, come citerà Marco Martinelli del Teatro delle Albe, tra i suoi 101 Capitoletti che hanno aperto le attività performative del neo-teatro. Il teatro è far battere il cuore – citerà ancora Martinelli – ed anche La felicità di essere nessuno.



Instabili Vaganti, durante l’ultimo anno, non solo hanno rivoluzionato una buona parte della loro logistica ma, nonostante gli ostacoli, hanno continuato le loro attività di collaborazione artistica internazionale, spostandosi in altri continenti e, grazie ad altri nuovi progetti hanno vinto ancora bandi, a conferma della qualità delle loro idee e del loro lavoro, che in maggioranza intrecciano sia le arti performative e la multimedialità che le tematiche sociali.
Tra i nuovi o rinnovati e arricchiti progetti, “Utopie Migranti” e “Beyond Borders” coinvolgono giovani discendenti emiliano-romagnoli giunti a Bologna dai paesi esteri dove sono nati e risiedono, per riflettere le esperienze di quelle comunità nel mondo attraverso le arti performative; progetti che mirano a far riscoprire le proprie radici culturali e creare reti internazionali di artisti.
Per superare i confini, personali e sociali, il laboratorio inserito nel PIPAF, “Las Muchas (I molti),” di Cia Mariantònia Oliver, un progetto performativo e coreografico che ha esplorato fragilità, libertà e potenza dei corpi maturi, spesso esclusi dalla socialità, ci è parso particolarmente importante dal punto di vista etico di “nessuno escluso”.
Per approfondire:
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Sabato, 13 settebre 2025 – Anno V – n°37/2O25
In copertina: The Globe – Tutte le foto sono di Alice Merola

