Non ho voluto mai cambiar la vita….
di Laura Sestini
Personaggio brillante e spiritoso, il poeta Silvio Raffo, entra in scena – nel Giardino Romantico di Palazzo Reale di Napoli – con una giacca giallo fluorescente, senz’altro mostrando di saper calcare il palco in maniera burlesca e sorniona.
Inserito nel cartellone del Campania Teatro Festival 2025 (Battiti per la Pace), sezione per la letteratura Abracadabra, Raffo è poeta, saggista e scrittore eclettico e stravagante, fuori dalle righe, che farebbe una gran figura anche come accompagnatore dei Rolling Stones nei loro concerti, dinoccolato come Mike Jagger, per il modo simpatico di abbigliarsi e recitare, mentre curiosamente contrappone i classici della letteratura ad una intrepida scena performativa.
Il suo recital è molto di più di una semplice narrazione interpretata dei suoi premiatissimi scritti presentati al pubblico, bensì un vero e proprio spettacolo teatrale che dura, tutto di un fiato, per circa novanta minuti. E lui, poeta, traduttore e narratore, vero showman, usa la sua ampia cultura per far divertire il pubblico in maniera leggera, distribuendo curiosi aneddoti su grandi personaggi della letteratura del passato, Emily Dickinson in primis, sulla quale poetica e vita ha scritto un’antologia, dei saggi, e tradotto altre raccolte della poetessa americana, a cui ha dedicato alcuni decenni della sua attività di letterato e studioso.
Nel suo panorama culturale molte altre sono le poetesse a stelle e strisce, tra cui cita la famosa e controcorrente Doroty Parker, di cui Raffo ha tradotto i testi, che fu perseguita come “comunista” ed alla morte donò il suo patrimonio alla fondazione di Martin Luther King.
Non solo le grandi poetesse, l’obiettivo del suo (fervente) desiderio letterario, ma anche cantanti, come la statunitense Peggy Lee, anche attrice e compositrice, o letterati del rango di Oscar Wilde, Saffo, Marco Aurelio, Seneca, nonché le quasi dimenticate Ada Negri e Sibilla Aleramo.
Tra un saggio ed un altro, tra un premio ed un altro, tra una recitazione e l’altra, Raffo ha insegnato letteratura, greco e latino, ad un istituto superiore di Varese. Personaggio poliedrico e senza fermezza. Chissà se i suoi allievi lo ascoltavano incantati, stregati come il pubblico presente in un caldo pomeriggio partenopeo alla reggia borbonica.
Insieme alla giacca fluorescente, lasciata nel camerino in cambio di un più affascinante boa piumato, Raffo indossa due vispi e attenti occhi celesti, tanto accesi quanto lo è la sua performance cultural-narrativa, arricchita di vocaboli ricercati e cromaticamente variopinta. Le parole, come dimostrano i suoi numerosi romanzi, sono per Raffo facilmente gestibili, delle grandi compagne di viaggio.
Essere qualcuno è così volgare…..narra Raffo, citando I am nobody, dal poema di Emily Dickinson.
Racconta di sé…. qualcosa ho fatto nella vita…. ma sono pazzo… mentre brani musicali sottolineano le sue parole, secondo versi e scene differenti, cabarettistiche, languide, surreali.
E dopo il suo vivace soliloquio, che ha trascinato lo spettatore ad immaginare quei tanti mondi interiori delle grandi autrici che Raffo porta in scena attraverso le loro stesse composizioni, il tutto viene riassunto con una frase facile da comprendere, un kit fai-da-te per la felicità: “In fondo, quello che serve davvero alla vita è un trifoglio, un ape e il sogno”.
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Sabato, 5 luglio 2025 – Anno V – n°27/2025
In copertina: il poeta Silvio Raffo – Immagine courtesy Campania Teatro Festival 2025