Mentre il cambiamento climatico avanza, si decelera sulle rinnovabili
di Giuseppe Gallelli e Lucy M. Pole
Mentre la crisi climatica avanza, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica (MASE), Gilberto Pichetto Fratin, ha emanato il Decreto 21 giugno 2024 che stabiliva le aree non idonee all’installazione di impianti rinnovabili senza indicare agli Enti locali criteri omogenei relativi alle esigenze di tutela del patrimonio culturale, del paesaggio e dell’ambiente.
Di conseguenza alcune Regioni hanno deliberato in modo restrittivo nell’individuazione delle aree adatte a impianti rinnovabili. In Toscana, per esempio, il Consiglio Regionale aveva previsto il 70% del territorio non idoneo ad impianti rinnovabili. Anche la Sardegna aveva prodotto norme molto rigide; l’Umbria aveva prodotto un regolamento simile e il Friuli Venezia Giulia stava lavorando in tale direzione.
Quindi l’Associazione delle Energie Rinnovabili Eoliche (Anev) ha fatto ricorso al Tar del Lazio su alcune parti del testo, in particolare per l’assenza di criteri uniformi a livello nazionale e quindi per il fatto che produceva un effetto di frammentazione normativa, e il Tar ne ha accettato l’obiezione giuridica.
I giudici hanno deciso, che nel decreto ministeriale non erano presenti criteri oggettivi per guidare le Regioni nella scelta delle aree idonee, in effetti dava loro un eccesso di discrezionalità. Quindi, con la sentenza n.9155 del 13.5.2025, il TAR ha annullato parti significative del decreto.

A questo punto, mentre le norme ministeriali sulle rinnovabili sono da rifare e manca ancora il Piano nazionale per l’adattamento ai cambiamenti climatici, il governo va avanti con il nucleare di nuova generazione, che non è privo di rischi, sia al livello di scorie che di contaminazione dell’ambiente.
Il rischio immediato per le rinnovabili, nel vuoto normativo, potrebbe essere una sospensione sui piccoli e medi impianti, dato che su di essi l’incertezza del quadro normativo pesa di più che su quelli grandi. In questa situazione di insicurezza e di moratoria, il governo intende andare avanti con il nucleare di nuova generazione, prepara leggi delega, crea sodalizi per lo studio di tecnologie avanzate e analizza le opportunità di mercato nel settore del nuovo nucleare, ove si prevede di investire milioni di Euro. La ricerca è indirizzata soprattutto e in particolare verso i piccoli reattori che potrebbero essere operativi dal 2030, mentre per quelli di quarta generazione, gli AMR (Advanced Modular Reactor) pur non privi di scorie, bisognerà aspettare il 2040, a patto che ci siano incentivi pubblici e si studi ove collocare nuovi depositi di rifiuti radioattivi.
Lo scorso marzo la coalizione 100% Rinnovabili Network, che raggruppa esponenti di Università e centri di ricerca, del mondo delle imprese, del sindacato, del Terzo settore e associazioni ambientaliste, fra cui Legambiente e Wwf, ha chiesto al governo di fare marcia indietro sul nucleare e di concentrarsi con determinazione sulle rinnovabili.
La Rete Rinnovabili ha sottolineato la questione dei costi a carico delle finanze pubbliche e parla di una campagna condotta da “una lobby filonucleare” , mettendo in evidenza la “disinvoltura con la quale si trascurano, o addirittura si negano, impatti e rischi ambientali” considerato che “l’Italia è un Paese densamente popolato, con un diffuso rischio sismico, con vaste aree a rischio alluvione e frane […] il programma di costruzione di reattori nucleari è poco credibile e produce soprattutto un effetto preoccupante: frena l’impegno per accelerare lo sviluppo – possibile, necessario e conveniente – delle rinnovabili”.
Intanto il cambiamento climatico avanza e manca ancora il Piano Nazionale per l’adattamento ai cambiamenti climatici, che dovrebbe essere utilizzato per la prevenzione di alluvioni, incendi, siccità e a tutelare l’ambiente e la sicurezza.
Segnaliamo, intanto, che, proprio su crisi climatica e ambientale, uscirà il prossimo 23 maggio, nelle principali città italiane, l’interessante documentario “Il prezzo che paghiamo” prodotto da Greenpeace Italia e ReCommon, scritto e diretto da Sara Manisera.
Per approfondire:
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Sabato, 24 maggio 2025 – Anno V – n°21/2025
In copertina: recipienti a tenuta stagna per lo stoccaggio di gruppi di barre di combustibile esausto (spent fuel assembly). I recipienti sono detti CASTOR, acronimo di Cask for storage and transport of radioactive material (immagine di dominio pubblico).