lunedì, Novembre 10, 2025

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Gaza – L’esercito israeliano detona 17 veicoli esplosivi al giorno

Ognuno equivalente a un terremoto di magnitudo 3,7

Redazione TheBlackCoffee

Territori Palestinesi Occupati – Nell’ultima settimana, l’esercito israeliano ha fatto esplodere circa 120 veicoli esplosivi contenenti quasi 840 tonnellate di esplosivo nelle aree residenziali di Gaza, una media di oltre 17 veicoli al giorno. Ogni detonazione equivale a un terremoto di magnitudo 3,7 sulla scala Richter, segnando la più grande campagna di forza bruta volta a distruggere la popolazione nell’ambito del Genocidio in corso contro i palestinesi nella Striscia di Gaza, giunto al suo 24° mese consecutivo.

Secondo i parametri scientifici utilizzati per misurare l’energia esplosiva e i terremoti, le stime sismologiche e di fisica militare indicano che la detonazione di 6-7 tonnellate di TNT, il carico trasportato da ciascun veicolo, equivale approssimativamente all’energia rilasciata da un terremoto naturale di magnitudo 3,7.

Le gravi distruzioni causate da tali esplosioni si estendono in genere per decine di metri (circa 90 metri ad alta intensità), mentre fratture e danni minori possono raggiungere diverse centinaia di metri, estendendosi fino a quasi un chilometro in aree aperte.

La documentazione sul campo a Gaza mostra che le detonazioni causano nette scosse di edifici anche a diversi chilometri di distanza dal centro dell’esplosione, della durata di pochi secondi, in modo simile ai terremoti naturali.

Dato che quasi tutti gli edifici di Gaza sono già stati danneggiati o indeboliti da oltre 23 mesi di bombardamenti continui, ogni nuova esplosione provoca una distruzione sproporzionatamente maggiore. Le crepe nelle strutture e gli spazi aperti amplificano l’impatto, danneggiando decine di edifici a centinaia di metri di distanza da ogni nuova esplosione.

La pratica dell’esercito israeliano di convertire veicoli blindati fuori servizio in enormi cariche esplosive detonate a distanza non ha precedenti nella storia moderna per portata e metodo. Eppure, questa condotta barbarica non incontra alcuna risposta efficace da parte della comunità internazionale, riflettendo un netto doppio criterio, ingiustizia e disprezzo per le vite dei palestinesi.

La scorsa settimana, Israele ha intensificato l’uso di questi veicoli con trappole esplosive in tre assi principali di Gaza, quello meridionale, quello orientale e quello settentrionale, con l’obiettivo dichiarato di distruggere i quartieri residenziali centrali della città e di sfollare forzatamente la popolazione.

L’impatto catastrofico di queste esplosioni va oltre la distruzione fisica e lo sfollamento. Sono utilizzate anche come strumento sistematico di terrore psicologico, diffondendo un terrore estremo tra i civili e costringendoli alla fuga. Le detonazioni producono esplosioni assordanti che si ripercuotono in tutta Gaza, facendo tremare gli edifici rimanenti sotto la pressione di violente onde d’urto, lasciando i civili intrappolati in uno stato di costante paura, trauma e insicurezza.

L’inazione internazionale e la complicità di alcuni Stati hanno permesso a Israele di perseguire apertamente la distruzione di Gaza senza nemmeno tentare di offrire pretesti legali, rafforzando la sua impunità e minando l’efficacia del Diritto Internazionale nel proteggere i civili dai Crimini più gravi, primo tra tutti il ​​Genocidio.

L’uso di tali veicoli esplosivi è esplicitamente proibito dal Diritto Internazionale Umanitario, in quanto costituiscono armi intrinsecamente indiscriminate i cui effetti non possono essere limitati a legittimi obiettivi militari. A causa della loro natura esplosiva su larga scala, colpiscono inevitabilmente civili e obiettivi civili, in palese violazione dei principi di distinzione e proporzionalità, due pilastri del Diritto Internazionale Umanitario.

Queste armi sono classificate come armi proibite e il loro uso in aree popolate costituisce di per sé un Crimine di Guerra, nonché un Crimine Contro l’Umanità quando provoca uccisioni, sfollamenti forzati, privazione delle condizioni di vita essenziali o gravi sofferenze nell’ambito di un attacco sistematico o diffuso contro i civili. Inoltre, l’uso sistematico di tali veicoli per demolire quartieri residenziali e privare le persone delle loro case e dei mezzi di sopravvivenza li rende uno Strumento Diretto di Genocidio, come definito dalla Convenzione sul Genocidio, in particolare l’imposizione deliberata di condizioni di vita volte a distruggere un gruppo in tutto o in parte.

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Occupied Palestinian Territory – Over the past week, the Israeli army has detonated around 120 booby-trapped vehicles carrying nearly 840 tons of explosives in residential areas of Gaza City, an average of more than 17 vehicles per day. Each detonation is equivalent to a 3.7-magnitude earthquake on the Richter scale, marking the largest campaign of brute force aimed at destroying the population as part of Israel’s ongoing genocide against Palestinians in the Gaza Strip, now in its 24th consecutive month.

According to scientific standards used to measure explosive energy and earthquakes, seismological and military physics estimates indicate that detonating 6–7 tons of TNT, the load carried by each vehicle, roughly equals the energy released by a natural earthquake of 3.7 magnitude.

Severe destruction from such blasts typically extends for tens of metres (around 90 metres at a high intensity level), while fractures and minor damage can reach several hundred metres, extending up to nearly one kilometre in open areas.

Field documentation in Gaza City shows that the detonations cause clear shaking of buildings even several kilometres away from the blast centre, lasting a few seconds in a manner similar to natural earthquakes.

Given that nearly all buildings in Gaza have already been damaged or weakened by more than 23 months of continuous bombardment, each new explosion causes disproportionately greater destruction. The cracked structures and open spaces amplify the impact, damaging dozens of buildings hundreds of metres away from each new blast.

The Israeli army’s practice of converting out-of-service armoured vehicles into massive, remotely detonated explosive charges is unprecedented in scale and method in modern history. Yet this barbaric conduct faces no effective response from the international community, reflecting stark double standards, injustice, and disregard for Palestinian lives.

In the past week, Israel has intensified its use of these booby-trapped vehicles in three main axes of Gaza City, the southern, eastern, and northern axes, with the declared objective of destroying the city’s central residential blocks and forcibly displacing its population.

The catastrophic impact of these explosions extends beyond physical destruction and displacement. They are also used as a systematic tool of psychological terror, spreading extreme fear among civilians and coercively driving them to flee. The detonations produce deafening blasts that reverberate throughout Gaza City, causing the remaining buildings to shake under the pressure of violent shockwaves, leaving civilians trapped in a state of constant fear, trauma, and insecurity.

International inaction and the complicity of some states have enabled Israel to openly pursue the destruction of Gaza City without even attempting to offer legal pretexts, reinforcing its impunity and undermining the effectiveness of international law in protecting civilians from the gravest crimes, foremost among them genocide.

The use of such booby-trapped vehicles is explicitly prohibited under international humanitarian law, as they constitute inherently indiscriminate weapons whose effects cannot be confined to legitimate military targets. Due to their wide-scale explosive nature, they inevitably strike civilians and civilian objects, in clear violation of the principles of distinction and proportionality, two pillars of international humanitarian law.

These weapons are classified as prohibited arms, and their use in populated areas constitutes a war crime in itself, as well as a crime against humanity when resulting in killing, forced displacement, deprivation of essential living conditions, or severe suffering as part of a systematic or widespread attack against civilians. Moreover, the systematic use of such vehicles to demolish residential neighbourhoods and deprive people of their homes and means of survival makes them a direct tool of genocide, as defined in the Genocide Convention, particularly the deliberate imposition of living conditions intended to destroy a group in whole or in part.

The destructive use of booby-trapped vehicles not only kills and displaces Palestinians under deadly conditions, but also aims to erase entire residential areas and infrastructure, preventing any prospect of restoring life in Gaza City and undermining Palestinians’ right to remain on their land and return to their homes.

Euro-Med Human Rights Monitor calls on the UN General Assembly to immediately act under its historic Resolution 377 A(V) of 1950, known as “Uniting for Peace,” which authorises the Assembly to convene an emergency special session and adopt collective recommendations—including the establishment of a peacekeeping force, when the Security Council fails to fulfil its responsibilities due to veto use or lack of consensus.

The General Assembly should urgently adopt a resolution within this framework to form and deploy a peacekeeping force in the Gaza Strip, ensuring an end to crimes against civilians, unimpeded delivery of humanitarian aid, protection of health and relief facilities, lifting of the blockade, and reconstruction. Activating this mechanism is both a legal and moral obligation upon the international community to protect civilians in Gaza.

All states, individually and collectively, must uphold their legal responsibilities and urgently act to halt the genocide in Gaza in all its forms, take all effective measures to protect Palestinian civilians, and ensure Israel’s compliance with international law and the binding orders of the International Court of Justice.

Fonte: Osservatorio Euro-Mediterraneo per i Diritti Umani – 21 settembre 2025 

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Sabato, 20 settembre 2025 – Anno V – n°38/2025

In copertina: esplosione

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