Due aspetti della stessa questione
Esiste oggi un’opportunità storica per una pace duratura in Turchia e nella regione. L’appello di Abdullah Öcalan alla pace e a una società democratica, reso pubblico il 27 febbraio 2025, rappresenta un passo cruciale per porre fine a un conflitto di lunga data e avviare un processo di soluzione democratica. Questo appello non solo ha un enorme potenziale per la stabilità e la tutela dei diritti umani in Turchia, ma anche per l’intera regione.
La pace è uno dei valori fondamentali dell’umanità e costituisce un principio universale alla base del diritto internazionale. È inoltre una condizione essenziale affinché tutti possano godere pienamente dei diritti umani. La Turchia, in quanto Stato, ha il dovere di adempiere alle proprie responsabilità nei confronti del suo popolo e dei popoli della regione, rispettando gli obblighi derivanti dal diritto internazionale e adottando le misure necessarie per instaurare la pace.
In questo contesto, è fondamentale garantire le condizioni affinché Abdullah Öcalan possa partecipare attivamente al processo di pace. Ciò non solo è necessario per tutelare i suoi diritti fondamentali, tra cui la possibilità di comunicare con il mondo esterno e il “diritto alla speranza” dopo oltre 25 anni di prigionia, ma rappresenta anche un’importante opportunità per promuovere la democratizzazione e il rispetto dello Stato di diritto.
Secondo la Dichiarazione delle Nazioni Unite sul Diritto alla Pace, la costruzione della pace richiede l’affermazione dell’uguaglianza, della giustizia e della supremazia della legge. È necessario creare una società libera dalla paura, dalla povertà e da ogni forma di discriminazione. Per questo motivo, la Turchia deve rivedere con urgenza le sue leggi penali, la normativa antiterrorismo e altre disposizioni simili, tenendo conto delle decisioni e delle raccomandazioni della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e degli organismi giuridici internazionali, e attuare le riforme necessarie. Garantire l’indipendenza della magistratura deve essere un pilastro centrale di questo processo.
Inoltre, per raggiungere una pace sociale duratura, le autorità turche devono pianificare e attuare misure adeguate per i prigionieri politici detenuti nelle carceri. È altresì fondamentale promuovere adeguamenti culturali e sociali in linea con le esigenze di una società pluralista, affinché tutti possano godere di pari diritti.
La Turchia e il popolo turco si trovano di fronte a un’opportunità storica per la pace, dopo un conflitto che dura da 50 anni. Le autorità hanno il dovere di garantire la cessazione delle ostilità e di creare un ambiente in cui i cittadini possano vivere in pace e godere di diritti e libertà uguali per tutti.
Noi, le organizzazioni giuridiche firmatarie, esortiamo la Turchia e tutti gli attori coinvolti nel processo di pace a cogliere questa occasione unica e ad adottare le misure necessarie per realizzarla.
Ogni passo verso la pace, il rafforzamento dei diritti umani, della giustizia e della democrazia è fondamentale non solo per il futuro della Turchia, ma anche per quello dell’intera regione.
La costruzione della pace è una responsabilità collettiva. Per questo motivo, invitiamo la comunità internazionale a sostenere questo appello e a svolgere un ruolo attivo affinché venga realizzato.
Firmatari:
Asociación Americana de Juristas; Association for Democracy and International Law (Maf-Dad);Democratic Jurists, Italy (Giuristi Democratici; European Association of Lawyers for Democracy and World Human Rights (ELDH); European Democratic Lawyers (AED); Giza Eskubideen Behatokia (Osservatorio per i Diritti Umani, Paesi Baschi); International Bar Association’s Human Rights Institute (IBAHRI); Legal Centre Lesvos; Legal Team Italia; National Union of Peoples’ Lawyers (NUPL), Filippine; Socialist Lawyers Association of Ireland; Swiss Democratic Lawyers;The Defence Commission of the Barcelona Bar; The National Association of Democratic Lawyers (Sudafrica)
Intanto, in Siria, il recente accordo tra il neogoverno siriano e le Forze Democratiche Siriane (SDF) rappresenta un passo storico verso un cessate il fuoco definitivo e una reale transizione politica democratica in Siria. Dopo anni di conflitto devastante, questa intesa pone le basi per la costruzione di uno Stato che riconosca la diversità etnica e religiosa del paese, offrendo ai Curdi e a tutte le componenti della società siriana il diritto alla rappresentanza e alla partecipazione politica.
L’integrazione delle istituzioni civili e militari del nord-est siriano nello Stato centrale e il riconoscimento della comunità curda come parte integrante della nazione siriana segnano un momento di svolta. Tuttavia, è evidente che il percorso verso una pace duratura e una reale democratizzazione della Siria sarà lungo e complesso.
Come sostenitori del Confederalismo Democratico, crediamo fermamente che questo modello rappresenti una speranza per la democrazia e la convivenza pacifica nella regione. La costruzione di un sistema che valorizzi l’autonomia locale, l’uguaglianza di genere e la partecipazione diretta delle comunità alla vita politica è fondamentale per garantire una stabilità duratura e una pace giusta.
Rivolgiamo un appello alla comunità internazionale affinché sostenga concretamente questo processo storico e contribuisca alla sua attuazione. L’accordo tra Damasco e le SDF è un’opportunità unica per mettere fine alla guerra in Siria e costruire un futuro basato sul rispetto dei diritti di tutti i suoi cittadini. Allo stesso tempo, è essenziale che la comunità internazionale accolga l’appello di Abdullah Öcalan del 27 febbraio per una soluzione politica alla questione curda in Turchia, riconoscendo l’importanza di un approccio democratico e pacifico alla risoluzione dei conflitti nella regione.
Questo è un momento cruciale per il futuro della Siria e del Medio Oriente. La strada è ancora lunga, ma con il sostegno internazionale e l’impegno di tutte le parti, la pace e la democrazia possono finalmente diventare una realtà.
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Sabato, 15 marzo 2025 – Anno V – n°11/2025
In copertina: Forze democratiche siriane (SDF) – Foto: Kurdish Struggle Flickr