La lotta del Partito dei Lavoratori del Kurdistan – PKK – ad una svolta di pace?
di Laura Sestini
Le notizie sono corse veloci negli ultimi giorni, ovvero da quando giovedì 27 febbraio il leader del Partito dei Lavoratori del Kurdistan – PKK – Abdullah Öcalan ha rilasciato un appello ai militanti della guerriglia, considerati un’organizzazione terrorista dal mondo occidentale, letto in video da Istanbul da alcuni politici DEM – il partito pro-kurdo del Popolo per la Libertà e la Democrazia, eletti al parlamento turco.
La questione curda è un annoso contesto politico, inaspritosi con l’accordo segreto dei politici Sykes e Picot, tra Gran Bretagna e Francia nel 1916, per la spartizione dell’Impero ottomano caduto durante la Grande guerra.
La nascita del PKK, in Turchia nel 1978, trasformò la questione in reale in conflitto armato messo in atto da ambe le parti, con l’intento di sopraffare i Curdi della Turchia, e turchizzarli; con la difesa di guerriglia armata da parte del braccio milirìtare HPG del Partito fondato da Öcalan per i diritti dei lavoratori.
Durante quasi 50 anni dalla nascita del PKK, la Turchia ha alzato continuamente l’asticella delle violenze contro i Curdi. Nel mentre, Öcalan arrestato in Kenya, dopo la messa al bando del PKK, è detenuto nell’isola di Imrali, nel Mar di Marmara dal 1999.
Seppur nessuno in questo momento si aspettasse tale gesto, in passato, e nonostante la detenzione, Öcalan aveva tentato più volte un accordo di pace con la Turchia. L’ultimo processo di pace, interrotto dalla Turchia, risale al 2015.
I Curdi, durante la guerra civile siriana, hanno acquisito prestigio militare e fiducia anche in Occidente, per la loro guerra di difesa contro il Califfato Islamico, poi sconfitto nel marzo del 2019.
Molti ancora i dubbi sulla deposizione delle armi, sia della stessa organizzazione del PKK, dei DEM al Parlamento turco, sia dei vertici delle SDF – Syrian Democratic Force, l’esercito a maggioranza curda formatosi in Siria di Nord-Est durante la guerra contro gli islamisti, oggi regione autonoma DAANES, il cui comandante in forza Mazlum Abdi, ha dichiarato che la loro posizione è differente dai militanti curdo-turchi, poiché stanno trattando la loro armonizzazione con l’esercito siriano post Al-Assad.
Nonostante tutti i nodi da sciogliere, l’appello per la pace e una società democratica, è stato accolto dai vertici del PKK che hanno dichiarato il cessate il fuoco a partire dal primo di marzo, con il patto che se non verranno effettuati attacchi contro di loro, nessuna delle unità intraprenderà azioni armate. Inoltre, hanno aggiunto che “le questioni come il disarmo possono essere realizzate solo sotto la guida pratica del Leader Apo”, e sono pronti ad un Congresso su richiesta del loro leader e da lui diretto personalmente.
In sintesi, se non si troveranno accordi per la scarcerazione di Öcalan, non si potrà attuare un definitivo accordo di pace. “Finora, nonostante tutte le carenze e gli errori di calcolo, siamo riusciti a fare la guerra. Ma solo il Leader Apo può guidare l’Era della Pace e la Società Democratica.”

In sordina, durante l’ultimo anno, si era aperto un dialogo tra Devlet Bahçeli, leader del partito nazionalista turco CHP- Partito popolare repubblicano – e il leader curdo, oggi settantacinquenne.
“In questo clima creato dall’appello fatto dal leader del Partito del Movimento Nazionalista turco, dalla volontà mostrata dal Presidente Recep Tayyip Erdoğan e dagli approcci positivi di altri partiti politici verso l’appello, invito a deporre le armi e ad assumermi la responsabilità storica di questo appello”– ha concluso Öcalan. “Il gruppo ha completato la sua vita come le sue controparti e ciò ha reso necessario il suo scioglimento”.
Intanto, la Turchia continua a bombardare il Kurdistan siriano, DAANES, con l’intento di destabilizzare le SDF.
Molti i commenti, di politici curdi, di esperti di geopolitica e di chi pensa di dover mettere bocca nella questione. Giungono traduzioni dal curdo e dall’inglese talvolta non puntuali che mischiano, omettono, interpretano dettagli magari importanti, anche pubblicate senza verifiche su quotidiani nazionali.
La situazione è in fase di totale evoluzione. Per capire meglio dove si indirizzeranno l’appello di Öcalan e la risposta del PKK, intanto è necessaria la risposta ufficiale della Turchia. Intorno al discorso, al momento, ci sono molte chiacchiere che fanno solo rumore.
Fonte e traduzione dell’appello: Rete Kurdistan Italia
…………………………………………………………………
Sabato, 1 marzo 2025 – Anno V – n°9/2025
In copertina: Sakîne Cansiz, Abdullah Ocalan e Kesire Yıldırım – Foto d’archivio