giovedì, Gennaio 23, 2025

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Al-Sharaa figlio del progetto Ulysses?

Quando il Mossad nascondeva i suoi agenti segreti tra i palestinesi

di Laura Sestini

Mentre già alcuni paesi hanno riconosciuto ufficialmente il SSG – Syrian Salvation Government – il neo-presidente siriano ad interim – Ahmad al-Sharaa – la prima volta che ha accennato ad un calendario elettorale ha commentato, in un intervista rilasciata ad Al-Arabiya, che per tenere le elezioni parlamentari i cittadini della Siria potrebbero dover attendere quattro anni, poiché la nuova Costituzione ne necessita almeno tre. E prima che i siriani vedano dei veri cambiamenti ci vorrà un intero anno.

A sx il Ministro degli Esteri ucraino Andrii Sibyha

Attualmente la Siria vive un forte momento di caos, che vede il governo di transizione SSG impegnato in operazioni di sicurezza per evitare che altre milizie prendano potere, mentre numerose sono le segnalazioni di SOHR, l’osservatorio siriano dei diritti umani, per uccisioni arbitrarie di presunti sostenitori o ex-funzionari di Bashar al-Assad, o di civili siriani che non vogliono consegnare le loro armi al governo ad interim. Senza tralasciare gli scontri tra la milizia SNA – Syrian National Army – sostenuta dalla Turchia, che fin dall’ascesa al potere di Hayat Tahrir al-Sham sta attaccando il territorio della Siria di Nord-est governata dalla Amministrazione autonoma della Siria settentrionale e orientale (AANES), a guida curda.

Il piano di transizione governativa dovrebbe (in teoria) mirare ad attuare la risoluzione 2254 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che prevede un periodo transitorio di 18 mesi, durante il quale una coalizione inclusiva di tutte le rappresentanze etniche redigerà una costituzione e preparerà le elezioni sotto la supervisione delle Nazioni Unite. Fino a questo momento, le caratteristiche della fase di transizione rimangono poco chiare dal punto di vista politico e amministrativo, mentre l’attuale governo ad interim è deciso in carica per gestire la situazione dei prossimi tre mesi.

Numerosi sono gli attori che hanno mire sulla nuova Siria, dagli Stati Uniti alla Russia, dalla Francia alla Germania, alla Turchia, fino a Israele, che sulle alture del Golan – già penetrato in Siria per 20 chilometri – sta costruendo strade per preparasi all’inverno e su cui Al-Sharaa preferisce non commentare, ma paradossalmente affermare che lui lavorerà per una legge che permetterà ai fratelli siriani di muoversi e lavorare entro lo Stato di Israele, con cui firmerà un accordo di pace e cooperazione nelle prossime settimane, e scambi industriali, commerciali e cooperazione al massimo livello. Inoltre, Donald Trump, ha recentemente ha affermato di “andare molto d’accordo con Erdogan e che, mentre “nessuno sa quale sarà il risultato finale” in Siria e nella regione, la Turchia avrà un ruolo chiave”.

Dopo oltre un mese, dal 27 novembre, data di inizio della conquista della Siria da parte di HTS, ancora in molti si chiedono chi sia veramente Muhammad Al-Jawlani, oggi Ahmad al-Sharaa, neo-leader della Siria post Assad.

Scavando nel web, in tempi non sospetti rispetto al contesto attuale, già nel 2020 su di lui si scrivevano cose molto interessanti, che vanno ben oltre alla sua leadership operata ad Idlib o Afrin, allacciandosi proprio con Israele.

Su di lui, un breve pezzo datato 18 maggio 2020, cita il titolo: “L’impostore siriano del Mossad, Yonatan Zvi David, alias Muhammad al-Jawlani. Il testo continua con queste parole: “Il Mossad è riuscito a infiltrare con successo la sua talpa Yonatan Zvi David nei vertici di Al-Qaeda, dove lui opera con il nome di battaglia Muhammad al-Jawlani. La storia di copertura usata da Zvi David per infiltrarsi nel gruppo terroristico fu che il suo nome era Muhammad Hussein al-Sharaa, proveniente dalle alture del Golan occupate. Poiché quella parte della Siria è attualmente occupata da Israele, non c’era modo che qualcuno contraddicesse la storia delle sue origini. Nel 2011, Abu Muhammad al-Jawlani ricevette il permesso da Abu Bakr al-Baghdadi, in seguito Califfo dello Stato Islamico (IS), di fondare la branca siriana di Al-Qaeda, Jahbat al-Nusra. Due anni dopo, Yonatan Zvi David e Abu Bakr al-Baghdadi litigarono, dopo che il primo si rifiutò di fondere la sua Al-Nusra nell’IS, sotto il nuovo nome Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (ISIL/Daesh). Nel gennaio 2017, Abu Muhammad al-Jawlani ha annunciato la creazione di Hayat Tahrir al-Sham – HTS (Assemblea per la liberazione del Levante). Ha anche affermato di aver reciso tutti i legami con Al-Qaeda e ISIS. Israele ha poi usato la sua influenza in Occidente, per far etichettare HTS come “ribelli siriani moderati” dagli Stati Uniti e dai media occidentali, consentendo così a Hayat Tahrir al-Sham di ricevere fondi, armi e addestramento dai governi occidentali attraverso il Caesar Syria Civilian Protecton Act. Attualmente, Abu Muhammad al-Jawlani è considerato da alcune agenzie di intelligence occidentali come una gradita alternativa al presidente Bashar al-Assad in Siria”.

A conferma di quanto riportato sopra, giungono le testimonianze della ebrea russo-israeliana, Elizabeth Tsurkov, rapita in Iraq nel luglio 2023 da una milizia sciita perché considerata una spia del Mossad. Dopo il rapimento ci sono stati mesi di silenzio sulla sua persona, fino a che nel novembre 2023 appare in video sulla TV irachena, dimostrando che fosse ancora in vita. Nei pochi minuti a disposizione, la donna menziona la guerra tra Israele e i militanti di Hamas nella Striscia di Gaza, ma anche delle sovvenzioni economiche di Israele a gruppi di ribelli siriani. Tsurkov, a tutt’oggi non è ancora stata liberata.

La storia delle spie israeliane affonda le sue radici negli anni subito dopo la nascita dello Stato di Israele, quando con il Progetto Ulysses vennero infiltrati agenti del Mossad tra i cittadini di origine araba; ovvero quando Isser Harel, allora direttore del Mossad, creò un’unità chiamata Ulysses, con lo scopo di far penetrare agenti segreti all’interno della comunità di rifugiati palestinesi in Cisgiordania e nei paesi confinanti.

Gli agenti Mossad del piano Ulysses, uomini e donne, giovani 18-22enni, venivano inviati in missione per 10 anni, in modo che al loro ritorno in patria potessero ricominciare con una nuova vita. Una volta mimetizzatisi tra i Palestinesi, sotto falsa identità si sposavano con persone locali e mettevano al mondo figli per salvaguardarere ogni possibilità di smascheramento, ma al contempo svolgevano il compito a loro assegnato di monitorare la resistenza palestinese e inviare le informazioni oltre confine. Le reclute erano sionisti ebrei, immigrati dai paesi arabi, che venivano separati completamente dalle famiglie e addestrati duramente per 18 mesi, studiando l’Islam, lo spionaggio e il sabotaggio.

Il progetto Ulysses risultò fallimentare perché, non solo nascevano “amori” tra nemici, ma anche tra gli stessi agenti segreti. Tra le missioni più lunghe, quella di Uri Yisrael, che prestò servizio come combattente a Cesarea, nelle operazioni speciali della divisione Mossad per 15 anni. Ancora oggi per alcuni di loro non sono stati svelati i veri nomi, come forma di protezione.

L’operazione di intelligence fu un fallimento anche dal punto di vista psicologico e sociale degli agenti che, dopo lunghi anni di servizio, tornavano verso la madrepatria trovando il paese completamente trasformato.
Nonostante ciò, le spie israeliane di Ulysses videro nascere la fondazione di Al-Fatah e presero parte ai primi piani per uccidere Yasser Arafat e Abu Jihad/Khalil al-Wazir. Uri Yisrael, sotto lo pseudonimo di Abed al-Hader, fornì persino l’appartamento in cui i capi di Fatah si incontravano per pianificare come avrebbero vinto su Israele e stabilito la Palestina al suo posto. Gli uomini di Colossus, l’unità di sorveglianza del Mossad, ascoltavano tutto attraverso i microfoni piazzati nei muri dell’appartamento.

Oggi il figlio palestinese di Uri Yisrael ha circa 60 anni e vive all’estero e pare sia ignaro che suo padre non è un nazionalista palestinese, ma un agente del Mossad israeliano. Non sa nemmeno di avere un fratellastro: Shai Yisrael, un avvocato, figlio di Uri avuto da una donna ebrea.

“Erano tempi difficili”– confermò diversi anni fa il direttore dell’unità di spionaggio, Sami Moria. “Quando ero solito portare la loro posta alle famiglie, una delle madri supplicava sempre, ‘lasciatemelo vedere, anche solo per due minuti, anche per strada, anche da lontano, voglio solo sapere che mio figlio sta bene’. E c’erano lacrime. Tante lacrime. Ma non potevo essere d’accordo, avrebbe disturbato il loro processo di formulazione di una nuova identità”.

Oggi, con l’ascesa al potere di Ahmad al-Sharaa, tornano a galla le spy story israeliane degli anni ’50-’60, che lo indicano come “figlio moderno” dell’operazione Ulysses. Ciò potrebbe giustificare il suo silenzio sulle imponenti operazioni dinamitarde israeliane in territorio siriano dell’ultimo mese, come parte di un piano politico molto più ampio.

Attendiamo quindi che il futuro a medio-lungo termine ne confermi o smentisca le teorie. Ma potrebbero anche non svelarsi mai, come nel caso di alcuni agenti segreti israeliani che tuttora vivono (in Israele) sotto false identità.

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Per approfondire su Elisabeth Tsurkov: https://www.nytimes.com/roomfordebate/2014/07/22/self-defense-or-atrocties-in-gaza/israel-is-helping-hamas

https://www.theguardian.com/world/2023/nov/13/iraqi-tv-shows-video-of-kidnapped-israeli-russian-elizabeth-tsurkov

Fonti Progetto Ulysses : Ynetnews

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Sabato, 4 gennaio 2025 – Anno V – n°1/2025

In copertina: a sx Ahmad al-Sharaa nel 2006, diplomato alla Università islamica di giurisprudenza di Tel Aviv. A dx immagine attuale

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