sabato, Aprile 20, 2024

Cultura, Multimedialità

Homegrown (coltivato in casa) di Neil Young: un contenitore del tempo degli anni 70

Pubblicato dal cantautore canadese un nuovo album originale scritto oltre 40 anni fa

Traduzione di Laura Sestini

Il 19 giugno scorso, Neil Young, il cantautore canadese di 74 anni, ha pubblicato un nuovo album intitolato Homegrown con Reprise Records, sua etichetta musicale di lunga data.

L’album è la 45° registrazione di musica originale di Young da quando ha iniziato la sua carriera da solista nel 1968, dopo aver lasciato i Buffalo Springfield, la popolare band che aveva contribuito a fondare due anni prima nel sud della California.

Homegrown è un’uscita insolita in quanto Young registrò i pezzi nel 1974 e nel 1975, ma non li aveva mai pubblicati fino ad ora. Come ‘album perduto’, è interessante sia per gli appassionati della sua musica di lunga data che per quelli meno consueti, perché conserva qualcosa del sound e delle sensazioni del momento in cui Young era al suo massimo rendimento artistico e produttivo.

La raccolta Harvest del 1972, sempre di Young, che include i famosi singoli Heart of Gold e Old Man fu l’album più venduto di quell’anno. Heart of Goldè stato anche l’unico singolo di successo di Young, che abbia raggiunto il primo posto nelle classifiche, al quale contribuirono altresì le seconde voci di Linda Ronstadt e James Taylor.

A proposito di Homegrown, Neil Young sostiene: “Questo album è il ponte invisibile tra Harvest e Comes a Time“, quest’ultimo pubblicato nel 1978. Durante quegli anni, Young era rimasto praticamente entro i generi acustico, folk e country-rock, con cui esplose nel 1979 grazie all’album Rust Never Sleeps – insieme alla band Crazy Horse – per il quale aveva adottato un suono di chitarra elettrica più abrasivo, influenzato in qualche modo anche dal punk rock.

In una precedente intervista, Young aveva spiegato che Homegrown è stato conservato perché registrato durante la lunga crisi della sua relazione con l’attrice Carrie Snodgress (scomparsa nel 2004), madre del suo primo figlio, Zeke Young: “Era un po’ troppo personale, mi sono spaventato“. Mentre, all’uscita dell’album, ha aggiunto: “È il lato triste di una relazione amorosa. Il danno fatto. Il mal di cuore. Non riuscivo proprio ad ascoltarlo. Volevo andare avanti”. All’epoca Young aveva ventinove anni.

Neil Young negli anni ’70

Il suo dolore si manifesta nella lenta traccia di apertura, Separate Ways. Invece, in Kansas dove affronta anche l’impatto emotivo della sua famiglia distrutta – Young canta da solo, nel suo timbro vocale da tenore, insieme a chitarra acustica e armonica.

Mi sento come se mi fossi appena svegliato da un brutto sogno Ed è così bello averti al mio fianco

Sebbene non sia uno dei suoi lavori migliori, Homegrown conferma una delle semplici eppure memorabili qualità del talento canoro di Young, ossia l’avere conservato apparentemente, per un’intera carriera, una scorta illimitata di idee liriche e musicali originali – anche quando emergono dal lato più oscuro della sua psiche.

Young usa forme e riff musicali (motivi ripetuti/giri di chitarra) pop semplici. I suoi testi sono chiari, solo occasionalmente derivanti da immagini oniriche – o forse indotte da droghe – senza mai penetrare troppo in profondità o divagando in tratti metaforici sul soggetto.

L’attrattiva di Young è sempre stata la sua sincerità e il suo rifiuto degli eccessi e delle influenze comuni al genere rock. Mentre condivideva la scrittura di testi e canzoni introspettive, la sua vera popolarità si è in qualche misura ampliata grazie all’attenzione dimostrata per diverse questioni sociali e politiche: le condizioni degli agricoltori, degli operai, dei poveri e dei nativi americani, dell’ambiente e delle guerre statunitensi.

Ascoltando alcune tra le sue canzoni più popolari, quali Southern Man (1970), Cortez the Killer (1975), Like a hurricane (1977), Pocahontas (1979) o Rockin’ in the free world (1989), le stesse ci rivelano che Young, spesso, ha scritto e interpretato musica di successo con contenuti sociali.

Non per questo occorre di idealizzare le idee politiche di Young, tantoché nel 1984 – per l’orrore di molti – il cantautore annunciò il supporto a Ronald Reagan, in una modalità impressionista e suscettibile, sostenendo che era: “stanco di persone che si scusavano costantemente per essere americani“. Sebbene  solo quattro anni dopo, Young suggerisce di supportare Jesse Jackson.

Il suo album Living with war – Vivere con la guerra del 2006 – includeva Impeach the President, dedicata a George W. Bush, che attaccava direttamente: “Accusiamo il Presidente di mentire / e indurre erroneamente il nostro Paese verso la guerra e proseguiva – in riferimento all’uragano Katrina – con: “E se Al Qaeda avesse fatto esplodere gli argini / New Orleans sarebbe stata più sicura in quel modo?”.

Nel 2015, quando Donald Trump usò il pezzo Rockin‘ in the Free World – scritto da Young quale critica verso l’amministrazione di George W. Bush – per annunciare la sua candidatura repubblicana alla presidenza degli Stati Uniti, una dichiarazione ufficiale del musicista chiarì che Trump non era stato autorizzato a farlo e che Neil Young – cittadino canadese – sosteneva Bernie Sanders come futuro presidente degli Usa”.

Facendo nuovamente un passo indietro, Young diviene singolarmente famoso grazie alla sua collaborazione con David Crosby, Stephen Stills e Graham Nash a partire dal 1969. Il quartetto di Crosby, Stills, Nash & Young pubblica – acclamato dalla critica – Déjà Vu a marzo del 1970. L’album andò a sostituire The Bridge Over Trouble Water? di Simon & Garfunkel al numero uno della classifica nel maggio di quell’anno, e rimase nella top ten di Billboard per 23 settimane.

Sebbene i tre singoli di successo di Déjà Vu – Woodstock, Teach Your Children e Our House – non includessero Young come cantautore o musicista di primo piano, furono gli eventi alla Kent State University in Ohio, il 4 maggio 1970, che cambiarono definitivamente il corso della sua vita.

Nel suo libro di memorie, del 2011, Waging Heavy Peace: A Hippie Dream (Retribuire una forte pace: un sogno hippie, t.d.g.) Young descrive la sua risposta alla notizia che la Guardia Nazionale aveva ucciso quattro studenti dell’Università del Kent: “Ho preso la mia chitarra e ho iniziato a suonare alcuni accordi e ho immediatamente scritto Ohio: quattro morti in Ohio. Il giorno dopo andammo in studio a Los Angeles e affinammo la canzone. Prima che fosse passata una settimana era già tutto alla radio. Fu davvero veloce per quei tempi, davvero veloce. Tutte le stazioni suonavano Ohio. Non c’era censura da parte dei programmatori. I disc-jockey suonavano quello che volevano nelle stazioni a modulazione di frequenza (le radio indipendenti). Non ci fu alcun respingimento (alcuna chiusura?) per aver criticato il governo”. Ohio è considerata una tra le più importanti canzoni di protesta dell’epoca della Guerra in Vietnam.

Crosby, Stills, Nash & Young

Nel corso dei decenni, la musica di Young è rimasta accessibile, anche se ha cambiato forma e sperimentato – a partire dagli anni 80 – varie tecniche e generi elettronici, incluso il rockabilly.

Con le vendite discografiche in calo e la sua carriera che appariva ai dirigenti del settore in via fallimentare, Young riemerge come Bluesman – nel 1987 – in una band chiamata Bluenote. Un anno dopo arriva il successo con il singolo This Note’s for You, dove si deridono le corporazioni della musica rock e denunciano le sponsorizzazioni dell’azienda di birra Budweiser e simili:

Non canterò per Pepsi Non canterò per Coca Cola Non canto per nessuno Mi fa sembrare uno scherzo Questa nota è per te

Insieme al brano Young realizzò un video di accompagnamento e, sebbene inizialmente fosse stato bandito da MTV – canale video musicale, in quegli anni al culmine della propria popolarità – perché nel filmato si menzionavano alcuni dei loro sponsor, la rete finì per doverlo nominare il miglior video del 1989. Young chiese, al tempo: “Cosa significa la M in MTV: musica o denaro (music or money)?“.

Negli anni 90, Young si guadagnò il soprannome di ‘Padrino del Grunge’ per il suo stile di suonare la chitarra elettrica, spigoloso e distorto, specialmente quando era in tournée e registrava con i Crazy Horse. Negli anni ha inoltre collaborato con la popolarissima grunge band di Seattle – i Pearl Jam – in occasione della pubblicazione del 1995, Mirror Ball.

La duratura popolarità di Young è dovuta, in parte, anche all’ampio elenco di artisti con i quali si è esibito e ha registrato. Sebbene abbia la reputazione di individualista scaltro e persino ‘libertario’, questo aspetto della sua personalità sembra essere riservato principalmente alle persone coinvolte in quelli che lui considera gli aspetti negativi del business dell’industria pop, che costantemente ostacolerebbero e bloccherebbero la sua creatività.

In effetti, una delle caratteristiche piacevoli di Homegrown è che include la partecipazione di musicisti come Levon Helm alla batteria (morto il 19 aprile 2012 all’età di 71 anni); Ben Keith alla chitarra (morto il 26 luglio 2010 all’età di 73 anni ); Stan Szelest al pianoforte (deceduto il 20 gennaio 1991 a 48 anni) e Tim Drummond al basso (deceduto il 10 gennaio 2015 a 74 anni) mentre erano tutti ai vertici della carriera musicale. L’album include anche Robbie Robertson (The Band) alla chitarra, Emmylou Harris alla voce e Karl T. Himmel alla batteria – che a oggi sono tutti musicisti e artisti attivi.

Il titolo Homegrown rimanda a un aspetto della vita di Young e di molti tra i suoi coetanei, alcuni dei quali non sono usciti vivi dagli anni 60 e 70, per l’uso di droghe o dalla tossicodipendenza.

In particolare, Young ha scritto la canzone The Needle and the Damage Done (pubblicata nella raccolta Harvest) e l’intero album, Tonight’s the Night, mentre era in lutto per la morte, nel 1972 – per overdose da eroina – del chitarrista dei Crazy Horse, Danny Whitten, e del tecnico della band Bruce Berry. Anche se Young non sembra aver mai fatto uso in modo troppo pesante di alcune tra le droghe più nocive, ha scritto nelle sue memorie che finalmente ha smesso di fumare cannabis e bere dopo il suo 65° compleanno.

Testo originale di Kevin Reed https://www.wsws.org/en/articles/2020/07/04/neil-j04.html

In copertina: La copertina dell’album.

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